4.9.18

Settembre 1948. Luigi Longo contro Riccardo Lombardi

Riccardo Lombardi con Pietro Nenni

Dopo la sconfitta del Blocco del Popolo il 18 aprile del 1948, nell'annuale congresso del Psi svoltosi a fine giugno ottenne la maggioranza una inedita alleanza tra la corrente di “Riscossa socialista” guidata da Riccardo Lombardi, composta soprattutto da giovani della Resistenza, e quella di destra, “Autonomia socialista”, che faceva capo a Romita e raggruppava soprattutto notabili del riformismo prefascista. Lombardi immaginava un'opposizione dura alla DC e al governo De Gasperi, ma distinta da quella del Pci e tendeva a prendere le distanze dal Pci sulle questioni di politica internazionale. I romitiani aspiravano invece a ricompattarsi con i socialisti governativi del Psli guidati da Saragat, alleati della Dc.
Il veto dei romitiani fece sì che la segreteria del Psi fosse assegnata ad Alberto Jacometti mentre a Lombardi fu affidata la direzione dell'“Avanti”. Restava Lombardi, in ogni caso, il protagonista del dibattito politico a sinistra e soprattutto contro di lui si appuntarono gli attacchi dei “frontisti” guidati da Nenni e Morandi, che nel Congresso del 1949 riuscirono a riconquistare la guida del partito. Nel 1950 i sovietici conferirono a Pietro Nenni il Premio Stalin per la pace. A Lombardi, fino al 1956, toccò il ruolo di minoranza critica nel suo partito.
L'articolo che segue mostra come contro Riccardo Lombardi e le sue ambizioni autonomiste venissero attacchi pesanti anche da parte del Pci. Quello qui pubblicato porta una firma particolarmente autorevole, quella di Luigi Longo che, al tempo, reggeva la segreteria come vice di Palmiro Togliatti, ancora in ospedale per il postumi dell'attentato di luglio. (S.L.L.)

Luigi Longo in un comizio a Milano nel 1950

SOCIALISTI E COMUNISTI
L’URSS e i popoli dei paesi borghesi
Abbiamo veduto che il compagno Riccardo Lombardi concepisce soltanto come un dovere di solidarietà e di aiuto verso l’URSS i rapporti che devono intercorrere tra l'Unione Sovietica e i popoli dei paesi borghesi; egli non h intende come una esigenza e un interesse di tutte le forze democratiche e socialiste, se esse vogliono portare, nazionalmente e internazionalmente, a vittoriosa conclusione la loro battaglia per la creazione di una società e di un mondo nuovi, fondati sulla libertà e sul lavoro.
Posta così la questione, il compagno R. Lombardi si chiede:«L'esercizio di tale dovere... deve tradursi in un impegno ad assecondare la politica che per la difesa e l’incremento dell'Unione Sovietica decidono, volta per volta, i suoi organi di governo?». A questa domanda, dice il compagno Lombardi, «rispondiamo francamente no... i partiti socialisti non devono isterilirsi in una mera opera di assecondamento della politica dello Stato sovietico».
Concetti e parole, come si vede, che riecheggiano i concetti e le parole che stanno alla base di tutta la campagna anticomunista dei nemici della democrazia e del socialismo: i partiti comunisti, dicono costoro, sono dipendenze dell’apparato statale sovietico, sono pedine di uno stato straniero, ecc. ecc.
Ma chi chiede, chi ha mai chiesto, chi sostiene e chi ha mai sostenuto che i partiti comunisti o socialisti devono «isterilirsi in una mera opera di assecondamento della politica dello Stato sovietico », di una politica elaborata e derisa da altri, cioè dagli organi di governo dell’URSS?
I partiti comunisti e i partiti socialisti, e i partiti o movimenti democratici devono elaborare e decidere la loro politica in piena indipendenza, in base non a ordini immaginari, ma a una valutazione concreta di ogni particolare situazione nazionale e internazionale e agli obiettivi posti. Stia sicuro il compagno Riccardo Lombardi, da Mosca, né dagli organi del Governo sovietico né dagli uffici del Partito bolscevico partono ordini ai partiti comunisti. A Mosca si fa, sul piano nazionale e internazionale, la politica della classe operaia al potere, la politica di un paese che è la sesta parte del mondo, che da trent’anni s'è liberato dalla schiavitù capitalistica, ha costruito il socialismo e l’ha difeso e fatto trionfare contro tutti i nemici interni cd esterni. Da Mosca si fa la politica di redenzione sociale, di pace e di libertà che conosciamo oramai da trent’anni.
Non sono gli immaginari ordini che arriverebbero dal Cremlino, ad orientare la solidarietà e la ammirazione di tutti i popoli e, in particolare, degli sfruttati e dei proletari di tutti i paesi verso l'Unione Sovietica, verso la sua politica e le sue conquiste: ma sono il sentimento e la coscienza popolari che fanno riconoscere, in quella politica e in quelle conquiste, esempi da seguire, posizioni da conquistare e da difendere, aiuti preziosi per la marcia di ciascun popolo verso un avvenire di democrazia e di socialismo.
È nel giudizio che viene dato della realtà, delle conquiste e della politica dell'URSS che si rivela non solo la capacità di analisi storica e politica, ma anche la natura politica di un partito. Non è per caso che i reazionari di ogni colore e di ogni latitudine hanno solo parole di odio e propositi di fuoro contro l'URSS. Ma i lavoratori, i democratici onesti e i sinceri socialisti e chi vede veramente nella abolizione dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo la mèta socialista della liberazione dell'umanità, non possono non sentire ammirazione per quanto si è fatto in URSS e riconoscenza per l’aiuto che le conquiste e la politica di quel paese danno al progresso e alla liberazione di tutti i popoli del mondo, umiltà di discepolo per tutti gli insegnamenti che da quella esperienza si possono elaborare e trarre, con piena aderenza alle esigenze e alle situazioni particolari e nazionali per la propria lotta liberatrice.
Il compagno R. Lombardi, invece, vede in tutto questo un’alienazione della libertà di giudizio e di azione, un insterilirsi in una mera opera di assecondamento della politica dello Stato sovietico. Per giustificare un'«esigenza socialista», che egli definisce di libertà e di autonomia politica nei confronti dell'URSS, in contrasto con un’«esigenza comunista», che egli definisce di semplice assecondamento della politica che per la difesa dell’Unione Sovietica decide, di volta in volta, il governo dell'URSS, il compagno R. Lombardi, che pure aveva incominciato riconoscendo il carattere socialista dello Stato sovietico, arriva a conclusioni arbitrarie e assurde. Basa la sua «esigenza socialista» su casi che egli stesso deve definire retorici e un poco paradossali, su un'ipotesi — solo un’ipotesi, non una realtà, non una prospettiva — un'ipotesi, ripetiamo, di conflitto fra gli interessi permanenti di classe e gli interessi del paese in cui la classe operaia è al potere. Troppo poco, e nemmeno serio per giustificare una esigenza socialista in contrasto con un’esigenza comunista — esigenza socialista poi che renderebbe possibile, secondo il compagno Riccardo Lombardi, l'unificazione con tutti i socialisti, anche con quelli saragattiani evidentemente, mentre escluderebbe ogni idea di fusione, sotto qualsiasi forma, dei partiti socialisti e comunisti.
Queste conclusioni politiche e organizzative vanno molto lontano, come si vede. Per meglio dimostrarne l'arbitrarietà e l'assurdità esamineremo ancora l’ipotesi e l'esempio addotti per giustificare l’esigenza socialista in contrasto con la supposta esigenza comunista, e diremo in che cosa consista la «guida », la «funzioni dirigente» dello Stato sovietica nella lotta per la pace, la democrazia e il socialismo, che tanto preoccupano il compagno Riccardo Lombardi.
LUIGI LONGO

L'Unità, 1° settembre 1948

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