19.9.18

Settembre 1954. “Entusiasmo in tutta la Sicilia per la cacciata dei 370 agrari dai feudi”. Nicola Cipolla sulle lotte contadine

Renato Guttuso - Occupazione delle terre incolte (1950)

Manovre dei liberali per impedire l’attuazione della riforma - Unità e solidarietà tra i contadini, che intensificano la lotta

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PALERMO, 3. — Con vivissimo entusiasmo è stata appresa in tutta l’Isola la notizia che 370 agrari siciliani hanno ricevuto formale dichiarazione di sfratto dai loro feudi. Come è stato annunciato ieri, ai 370 agrari è stata comunicata — in base alla nuova legge di modifica della vecchia legge di riforma agraria — la disdetta entro il termine previsto per tale comunicazione, che era jl 31 agosto. L’obiettivo che il movimento contadino siciliano si era prefisso in questa prima fase della lotta è stato così in gran parte raggiunto: entro il 31 ottobre gli agrari espropriati dovranno abbandonare le terre finora mantenute in barba alle leggi di Riforma.
Per illustrare l’importanza di questo successo bastano alcune considerazioni.
Quando l’Assemblea discusse, su proposta dei deputati di sinistra e delle ACLI, la proroga al 31 ottobre del termine fissato nella vecchia legge per l’immissione in possesso degli assegnatari e quindi per la cacciata degli agrari, fu subito avanzato dai deputati monarchici e agrari un emendamento, che il governo si affrettò ad accettare, secondo il quale l’immissione in possesso entro il 31 ottobre veniva limitata a quelle terre i cui proprietari fossero stati preavvisati con disdetta entro il 31 agosto.
La manovra degli agrari era chiara. Come dicono i contadini siciliani, essi in tutti gli uffici della riforma «hannu i cani attaccati», cioè sono nella posizione di quei ladri che possono rubate a man salva perché i cani da guardia sono stati precedentemente e fraudolentemente legati. Essi contavano di consumare ancora per un anno la truffa a danno dei contadini e della riforma: e quest’anno poteva essere decisivo perchè in cantiere c’è un’altra truffa: la legge elettorale che Restivo, Alessi, Maiorana. Bianco ed altri esponenti monarchici, democristiani c missini stanno tramando. Per cui due mesi fa, nei corridoi dell’ Assemblea regionale, il barone Maiorana della Nicchiare, deputato monarchico e capo degli agrari della Sicilia orientale, poteva affermare altezzosamente: nella terza legislatura non si parlerà più di riforma agraria e di leggi agrarie!
Fidavano anche gli agrari, sulla data prossima del 31 agosto, che non avrebbe consentito ai contadini di esercitare una sufficiente vigilanza e pressione.
Ma si sono ingannati. I contadini siciliani hanno saputo preparare la lotta per la terra mentre si raccoglieva il grano ed hanno saputo intraprendere la via tradizionale della occupazione delle terre anche in un periodo in cui mai, a memoria d’uomo, si era realizzato un cosi vasto movimento di lotta per la terra.
I contadini siciliani hanno ottenuto non solo che nel mese di agosto si assegnassero più terre di quante non ne erano state assegnate nei tre anni precedenti, ma sono riusciti ad imporre il rispetto sostanziale di quella norma di legge che essi avevano conquistato.
Ora i contadini continueranno la lotta perché tutti i piani di esproprio non ancora pubblicati siano pubblicati e sopratutto per l’attuazione del limite dei 200 ettari. Continueranno a vigilare e a lottare perché effettivamente entro il 31 ottobre le decine e decine di migliaia di ettari ottenuti in questi 370 piani di esproprio siano tutte assegnate nel modo più giusto, rispettando la legge ultimamente approvata e appostando le ulteriori necessarie modifiche.
Man mano che il ritmo delle assegnazioni aumenta, aumenta anche la forza e la collera dei contadini ingiustamente esclusi dalla terra. Sta prendendo forma e vigore in questi giorni, nei paesi dove avvengono le assegnazioni, quello che ormai viene chiamato il «movimento degli esclusi». Chi sono gli «esclusi»? Sono innanzitutto coloro che la legge ingiusta di Restivo e degli agrari ha tenuto fuori dagli elenchi e quindi dal diritto ad aspirare alla terra. Su oltre 165 mila domande presentate dai contadini siciliani tre anni fa. solo 67 mila sono stati accolte perché la legge prevedeva la esclusione del diritto alla terra di tutti coloro che avevano più dì 100 lire di imponibile o facevano qualche giornata nell’edilizia.
Appartengono agli esclusi tutti quei compartecipanti, “metatieri”, “terraggieri” che la legge caccia fuori dalla terra.
Tutti questi contadini sanno che non sono gli assegnatari, non è la lotta per la terra che li scaccia dalla terra; sanno che è la legge voluta dal governo agrario e clericale, che sono Restivo e Germanà a scacciarli. Essi sanno anche che era stata presentata una legge a loro favoie, che questa legge è stata respinta e che sarà ripresentata alla ripresa dei lavori parlamentari.
Perciò essi stanno discutendo ed elaborando le loro rivendicazioni in piena fraternità e solidarietà con gli assegnatari e i contadini iscritti negli elenchi, rivendicazioni che vanno dalla riapertura dei termini prevista dalla legge alla richiesta d’indennizzo da parte dell’ERAS per il danno subito, alla richiesta di assegnazione di un pezzo di terra da coltivare comunque quest’anno.
Questo movimento dà una altra risposta alla manovre di divisione che, con il sorteggio indiscriminato, agrari e governo volevano tentare ai danni del movimento contadino. Gli “esclusi” diventano una delle forze fondamentali che spingono per lo esproprio delle terre e per l’attuazione del limite di 200 ettari.
Già in alcuni paesi Leghe di braccianti, Cooperative e ACLI cominciano a votare ordini del giorno per un’ulteriore riduzione del limite di superficie. Gli agrari cercano in ogni modo dì frenare il movimento e di salvare le loro terre. Ricorrono alla carta bollata, ai sequestri, trovano nel Consiglio di Giustizia Amministrativa, in gran parte nominato dal governo Restivo, riconoscimento di tesi che sono in aperto contrasto con la legge. Esercitano attraverso i loro deputali pressioni sull’assessore Germanà e sul governo, come se ormai fare o non fare la Riforma dipendesse da Germanà o da Restivo. Si dice perfino che il segretario nazionale del partito liberale, l'europeista Malagodi abbia intimato all'assessore Germanà, attualmente liberale, di fermare le assegnazioni, schierandosi così assieme ai monarchici e sopratutto assieme agli agrari e alla mafia siciliana.
Questi tentativi saranno nel futuro vani come sono stati vani finora. Poche volte come in questo momento gli agrari siciliani sono stati tanto isolati davanti al popolo siciliano. E, con loro, è isolato chi li ha serviti per tanti anni nel Parlamento e nel governo della Regione.

“l'Unità”, sabato 4 settembre 1954

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