29.10.18

Da quella finestra si vede il Settecento. 1978, un convegno veneziano dedicato al Piranesi (Franco Miracco)

Il Campidoglio e la scala dell'Ara Coeli in una veduta di Giovan Battista Piranesi

In occasione della mostra veneziana per il secondo centenario delia morte di G. B. Piranesi (nato a Mojano di Mestre nel 1720), la Fondazione Cini ha voluto anche un convegno intemazionale di studio. Si è trattato, una volta tanto, di un convegno utile a registrare a che punto siano oggi pervenute le riflessioni su uno tra i più grardi produttori di immagini fino ad ora esistiti. Il convegno ha rivelato che i «profeti» del Piranesi, sparuta setta qualche anno addietro, non solo sono stati capaci nel tempo di coinvolgere numerosi altri storici dell’arte ma anche di produrre effettive novità filologiche e interpretative. Qui è accaduto nel caso, ad esempio, della relazione organizzata da Adriano Cavicchi e Silla Zamboni: Inediti di G. B. Piranesi. Il contributo dei due studiosi ha determinato l'incorporamento nella densissima galassia piranesiana di due inediti taccuini, finalmente usciti dalla Biblioteca di Modena, per sottoporci nuovi, interessantissimi elementi relativi alla produzione di Giambattista e a quanto realizzarono i suoi figli-allievi. fino alle collaborazioni di uno di loro, Francesco, fuggito da Roma a Parigi nel 1799 per giacobinismo.
Alcune relazioni, come quella di Andrew Robinson, hanno allontanato vecchie incertezze a proposito della datazione delle «Vedute di Roma» staccatesi dalla mano del maestro in tempi, per scopi e in forme diversi. Augusta Monferini, nel ricomporre il paesaggio della «cultura antiquariale di Piranesi», ha arrecato nuove certezze alle combinazioni culturali, ideologiche, di colui che. di fronte alla «smisurata mole de’ marmi» consacrata dalla storia, senti come impossibile l’esperienza «dell’Architettura medesima caduta da quella beata perfezione a cui fu portata ne’ tempi della maggiore grandezza della romana repubblica». È nell’investigare le ragioni della crisi che la «parola piranesiana — per citare Tafuri — rinuncia alla verità, diviene una parola senza verità». Se frantumazione dei valori e orientamenti illuministi possono aiutare a ristabilire le linee del mondo piranesiano. la Monferini ha attentamente montato, allora, i rapporti tra Piranesi e l’abate Ridol-fino Venuti, soprintendente alle antichità di Roma regnando Benedetto XIV. amico di Montesquieu.
Una immagine dalle "carceri" di G. B. Piranesi
Il riferimento al pensiero illuminista è tornato con forza, allorquando Maurizio Calvesi ha portato il suo contributo d’analisi e di riflessione su «i temi delle carceri». Calvesi ha osservato come le ipotesi storico-politiche di Piranesi riflettessero «l’intensità del dibattito sul diritto romano così acceso negli anni in cui si pubblicarono ”le carceri”». Nella dimensione ideologica dell’artista si è, infine, ancora spinto Renato Barilli con una serie di riferimenti agli scritti di Edmund Burke che a metà del Settecento aveva elaborato le differenze fra «bello» e «sublime».

L'Unità, 28 ottobre 1978

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