25.12.18

Natale 1948 a Roma. I prezzi astronomici dei generi gastronomici



Nonostante le demagogiche ordinanze di Scelba. nonostante i fermi, le contravvenzioni e gli arresti dell’altro ieri “la consueta polvere negli occhi”, i prezzi in questi ultimi tre giorni sono paurosamente aumentati al mercato all'ingrosso e quindi in quello al minuto.
Abbiamo accennato ieri al capitone, pesce tipico della festività natalizia, in vendita all'ingrosso a 1800 lire, ma in realtà tutto il mercato del pesce ha subito aumenti non indifferenti, che variano dalle 100-150 lire per quello normale alle 500 lire per pesce fino e al doppio (000 lire) per le anguille.
Gli abbacchi e i polli hanno raggiunto ieri le 700 lire al chilo, contro le 450 dello scorso Natale, i tacchini vengono venduti a 1100-1200 lire al chilo. Anche i generi di salsamenteria hanno risentito della vicinanza delle feste; così il prosciutto è aumentato di una trentina di lire, il parmigiano costa 200 lire l'etto e la conserva è aumentata di una quarantina di lire.
L’olio (in questo settore si parla di cattivo raccolto) ha felicemente toccato le 150 lire al litro ed il lardo è aumentato di 60 lire l’etto.
Gli zamponi e gli altri generi tipicamente natalizi sono poi assolutamente intoccabili per la maggior parte della popolazione. Si parla di 1000, 1500 lire al chilo.
Magro cenone e un ancor peggiore pranzo di Natale, attendono dunque i romani. Si dovrebbero sborsare svariati biglietti da mille perché ogni merce fosse accessibile.

“l'Unità”, pagina della cronaca di Roma, 25 dicembre 1948

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