8.1.19

Letture. Fernanda Pivano racconta Ferlinghetti


A marzo Lawrence Ferlinghetti compirà 100 anni. Per ricordarne il ruolo e la forza di poeta e di editore “posto” questo suo ritratto – breve, affettuoso e sugoso – tracciato da Fernanda Pivano. (S.L.L.)

Lawrence Ferlinghetti

Lawrence Ferlinghetti è famoso in tutto il mondo per essere l'editore dei beat ed essere andato in prigione per il coraggio che lo ha spinto a pubblicare, tra le altre, la poesia Urlo di Allen Ginsberg.
La prima volta che Ferlinghetti ha sentito questa poesia è stata anche la prima volta che Allen Ginsberg l'ha letta in pubblico. Era il 13 ottobre 1955 e il reading è diventato famoso prendendo il nome dalla galleria che lo ospitava, la Six Gallery. Quella stessa sera Ferlinghetti ha mandato a Ginsberg un telegramma ricalcato su quello di Ralph Emerson a Walt Whitman quando era uscito Foglie d'erba "Ti saluto all'inizio di una lunga carriera". E aveva aggiunto: "Quando mi dai il manoscritto?".
È vero anche, però, che quando Jack Kerouac gli ha portato il manoscritto di Sulla strada, lui l'ha rifiutato.
La sua City Lights nata nel 1953 è comunque una delle librerie e case editrici più rivoluzionarie di San Francisco. Credo che nel seminterrato, al quale si giungeva da una scala di legno sovrastata da una bacheca dove venivano conservate le lettere destinate agli amici fuori città, siano ancora esposte le prime riviste underground e i manifesti precorritori coi simboli antinucleari che allora si trovavano soltanto nella sede della War Resisters' League.
In una grande cesta vicino alla porta si trovavano quei bottoni nati come simbolo della Campagna per il disarmo nucleare e poi diventati simbolo della pace.
In un angolo Lawrence Ferlinghetti aveva sistemato un tavolo con una macchina per scrivere, sommerso in un cumulo caotico di carte, lettere, buste, giornali, fogli ciclostilati, annunci di reading e di marce. Quell'angolo veniva chiamato senza alcuna ironia "l'ufficio", e di lì si mandava avanti una delle librerie più famose del mondo e si organizzavano, anni prima che cominciasse la Guerra del Vietnam, le prime marce dimostrative pacifiste.
La casa editrice aveva un ufficio a parte: Ferlinghetti l'aveva sistemato nello studio-soffitta ricavato dal terzo piano della sua casa di legno alla periferia di San Francisco. Era uno studio vasto, con i suoi quadri e i suoi disegni, i suoi dischi e i suoi libri, e su un tavolo una comune scatola da scarpe che conteneva l'intero archivio della corrispondenza. "Le lettere non servono" mi aveva detto un giorno lui, cool e sorridente. "Se si vuole imbrogliare qualcuno, lo si imbroglia sempre, qualsiasi lettera sia stata scritta."
Ma Lawrence Ferlinghetti è anche un poeta. Quando nel 1958 grazie a James Laughlin ha pubblicato la sua seconda raccolta di poesie intitolata Una Coney Island della mente (A Coney Island of the Mind), aveva già trovato una via personalissima di offrire nella sua poesia una rappresentazione visiva di scene che gli si svolgevano attorno o nelle quali si svolgeva la sua vita. Una Coney Island della mente era diventata subito un bestseller: in poche settimane se ne erano vendute cinquecentomila copie.
La raccolta conteneva quarantotto poesie, delle quali tredici, dietro suggerimento di Laughlin stesso, erano ricavate da Pictures of the Gone World, la sua prima raccolta del 1955 e, nella seconda parte, la famosa Autobiografia (Autobiography) alla quale molti suoi critici hanno attinto.
Proprio in quel periodo Ferlinghetti ha pubblicato sulla 'Chicago Review" una specie di testimonianza sulla poesia di San Francisco definendola "Poesia della strada", per dire che "il poeta aveva abbandonato le aule scolastiche per uscire sulla strada e fare una poesia parlata, basata sugli occhi e sulle orecchie".
Spiegava il suo stile definendolo claritas, chiarezza, e con la calma ironica che è sempre stato uno dei suoi tratti più personali aggiungeva che la chiarezza è fuori moda soprattutto perché è pericolosa: "A volte a essere chiari si rivela che non c'è molto da rivelare". Molti anni dopo ha preferito essere definito soltanto "poeta lirico e politico".
Il nome di Lawrence Ferlinghetti è conosciuto in Italia grazie anche alle sue origini lombarde. È di pochi anni fa la notizia di quando ha voluto essere accompagnato a Brescia per rivedere la casa dei genitori. Ma nessuno l'ha riconosciuto ed è stato arrestato addirittura come un qualsiasi immigrato irregolare.
Chi lo sa cosa deve fare un uomo per ottenere un po' di rispetto.

In Libero chi legge, Mondadori, 2010

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