24.5.19

Albe Steiner. Valori estetici, morali e politici (Gian Carlo Ferretti)

Lica e Albe Steiner

Albe Steiner rappresenta certamente una delle figure ed esperienze culturali più importanti del Novecento, per il suo complesso e originale ruolo professionale, nel quale il lavoro grafico-redazionale e l'operatività pratica s'intrecciano strettamente alla militanza politica e alla creatività intellettuale. Che significa anche l'anticipazione o addirittura l'invenzione di un modello. L'articolata vicenda biografica di Steiner, i suoi contesti e committenti, la sua rete di relazioni a un alto livello nazionale e internazionale, e la sua sterminata attività editoriale, educativa e pubblicitaria (compresi numerosi progetti non realizzati, come accade sempre per le grandi personalità), vengono ricostruite nel saggio di Marzio Zanantoni (Albe Steiner, Cambiare il libro per cambiare il mondo. Dalla Repubblica dell'Ossola alle Edizioni Feltrinelli, pp. 433, € 20, Uni-copli, Milano, 2013) con un ammirevole impegno di ricerca su studi editi, carte d'archivio e interviste inedite, con un'estesissima raccolta di giudizi, notizie, aneddoti, e con un'analisi e interpretazione intelligente e appassionata. Un saggio insomma davvero esaustivo, che valorizza anche il contributo concreto e prezioso della moglie Lica. Dall'interno della molteplicità e ricchezza di temi, edizioni, testate, scuole, ecc., che ha la sua parte centrale tra il 1945 e il 1965, ma che si sviluppa dagli anni trenta ai settanta, è necessario ricavare alcune linee essenziali e caratterizzanti.
Gli anni giovanili di Steiner sono segnati tra l'altro dalla figura dello zio Giacomo Matteotti assassinato dai fascisti nel 1924, e dalle prime prove professionali a Milano, che proseguono negli anni successivi, insieme alla maturazione antifascista e alla scelta comunista, attraverso l'amicizia dell'architetto e pittore Gabriele Mucchi, la frequentazione del gruppo di “Corrente”, il lavoro politico clandestino e alcuni drammi familiari dovuti alle persecuzioni razziali e alla deportazione. Una serie di esperienze e di eventi che culminano nella partecipazione di Steiner alla lotta partigiana in Valdossola nel 1944, e alla breve intensa vita della “zona liberata”.
Il ritorno a Milano nel 1945 dopo l'internamento in Svizzera, apre un'importante fase di lavoro, nel fervido clima ideale dell'Italia Liberata: dall'“Unità”, dove Steiner inizia il sodalizio con Elio Vittorini redattore capo, al mensile di letteratura, politica e storia “Risorgimento”; dal quotidiano “Milano Sera”, dove continua il sodalizio con Vittorini condirettore, al leggendario “Politecnico” che rimane una delle più significative realizzazioni giornalistiche, culturali, politiche e grafiche del Novecento. Un giornale settimanale (e poi mensile) nel quale Steiner è di Vittorini un interlocutore e collaboratore fondamentale, quasi un coautore. La tensione militante e insieme divulgativa del “Politecnico”, infatti, si fonda sullo stretto rapporto tra progetto intellettuale e impostazione grafica, e sulla costante integrazione di testo e immagine. Un giornale vivace, vitale e nuovo nei suoi contenuti e nelle sue forme.
I crescenti dissensi politici che in questi anni segnano i rapporti tra Vittorini e il Pci fino alla rottura sono ben noti, mentre c'è da parte di Steiner una fedeltà che continuerà anche in seguito, e sia pure con una critica all'insensibilità del partito verso la novità delle forme espressive da lui praticate e teorizzate. Steiner peraltro non pone soltanto l'esigenza specifica di un diverso modo di fare propaganda, ma più in generale approfondisce un'idea che ha sempre circolato al fondo del suo lavoro: quella di una finalità sociale della grafica, realizzata al di fuori degli schemi ideologici tradizionali, e all'interno di una non neutrale modernità. A questa idea contribuiscono anche i contatti con le avanguardie politiche, artistiche e letterarie in Messico durante il suo soggiorno tra il 1946 e il 1948.
Dal ritorno a Milano perciò, si ritrova in Steiner una lucida coerenza tra l'attività pedagogica e organizzativa nel Convitto e nella Cooperativa Rinascita e nella Società Umanitaria, e l'esercizio di un sempre più consapevole e avanzato mestiere grafico nel campo della stampa e dell'editoria di sinistra, dalle riviste alla produzione libraria, dalle Edizioni Avanti! agli Editori Riuniti, negli anni cinquanta e primi sessanta. Ma di particolare rilievo in questo quadro è la sua esperienza feltrinelliana, che inizia nel 1954 alla vigilia della nascita della casa editrice, e che ha il suo periodo più proficuo e produttivo tra il 1956 e il 1960, seguito da una fase di difficoltà e di contrasti interni, e da un conclusivo distacco.
Steiner si trova a lavorare su una produzione che, grazie al dinamismo, alla concretezza e alla lungimiranza del fondatore Giangiacomo Feltrinelli, sviluppa attraverso i suoi diversi filoni un discorso unitario, nel segno della scoperta e della discussione, della militanza e del rigore, e anche del successo di critica e di pubblico. I casi clamorosi del Dottor Zivago e del Gattopardo, la narrativa straniera attivamente sperimentale, la saggistica d'assalto, le collane di alto livello scientifico e una ricca “Universale economica”, diventano infatti espressioni di una forte identità editorial-culturale. Alla costruzione del prodotto-libro nelle sue varie forme e all'immagine poliedrica e insieme coesa delle edizioni Feltrinelli contribuisce perciò la grafica di Steiner. Caratterizzanti soprattutto le copertine, non puramente o esteriormente ornamentali, ma ispirate al proposito di collegarsi più o meno direttamente al contenuto. Copertine inoltre articolate liberamente in una vasta gamma di formule funzionali a questo o quel libro o collana, dalle più severe alle più audaci, ma rappresentative di quella stessa identità.
Steiner conclude la sua straordinaria carriera in una casa editrice che non è tra le grandi protagoniste dell'editoria libraria italiana, ma che può vantare una produzione moderna e innovatrice nei settori della scolastica e della manualistica, delle enciclopedie monografiche e dei dizionari: la Zanichelli di Bologna.
Con la morte di Steiner scompare nel 1974 l'intellettuale che in Italia, con il suo impegno e la sua genialità, ha saputo fare della grafica una disciplina autonoma e nuova, fondata su un fecondo legame tra valori estetici, valori sociali e valori politici. Un autentico e grande maestro.

L'Indice, Marzo 2014

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