8.5.19

Prostituzione. "Così ci vendevano nei night". Un'intervista di Federica Cravero.



TORINO
«Adesso che mi sono lasciata alle spalle questa storia, non voglio più saperne nulla di discoteche, locali, pr o ragazza immagine. Cerco solo un lavoro normale». A parlare è una delle giovani finita nell'inchiesta. «È vero che ho accettato io di fare certe cose, ma so che c'è chi ha guadagnato tanto sul mio lavoro. La gente penserà che io sia una ragazza facile, invece per me non è stato facile fare quella vita».

Come si entra nel giro?
«Per soldi. Ma non per le borse o gli abiti firmati. Io vivo con i miei nonni, che hanno una pensione minima. Io lo vedevo che per loro tante volte era un problema anche fare la spesa e volevo contribuire».

Quanti anni aveva?
«Ho iniziato tre anni fa, ne avevo 17.
A 16 anni lavoravo come pr in una discoteca per ragazzi, ma era un'altra cosa. È stato l'anno dopo che ho conosciuto la persona che mi ha introdotta nei locali».

Non era un problema che lei fosse minorenne?
«Se me lo avessero chiesto, avrei dovuto dire che ero maggiorenne.
Ma lui diceva che i titolari non mi avrebbero chiesto i documenti perché si fidavano. E comunque a me mancava solo un mese ai 18 anni. Invece a una ragazza più piccola, di 16 anni, hanno proposto di trattenerle i soldi che le dovevano per procurarle dei documenti falsi».

Aveva mai pensato a quel lavoro?
«Assolutamente no. Anzi, avevo conosciuto una ragazza che mi aveva raccontato di fare la cameriera in un "ristorante sexy", così lo chiamava lei. Doveva servire ai tavoli e fare uno strip-tease. A me faceva schifo, io pensavo che non sarei mai andata in un posto del genere».

E invece?
«E invece una persona mi ha chiesto se volevo lavorare come ragazza immagine in un locale. Diceva che non era un night, dicono sempre così, ma c'era il palo, i divanetti e c'erano solo uomini: cosa doveva essere? Mi dava 40 euro, dovevo solo ballare con top e pantaloncini.
Ero imbarazzatissima, pensavo che non sarei rimasta».

E ha solo ballato?
«Per un paio di mesi sì, vedevo le altre ragazze che si sedevano sulle gambe dei clienti. Io no, al massimo parlavo. La gente mi diceva: "Ma che ci fai qui?". Anche le altre ragazze dicevano che ero troppo vestita. Molte di loro facevano uso di droghe, anche pesantemente. Dopo che si facevano le vedevo più spinte, disinibite. Forse era l'unico modo che avevano per sopportare quel lavoro».

Cosa diceva il titolare?
«Di prendermi il mio tempo, a modo suo era una brava persona, mentre ne ho conosciuti di terribili. A me le cose andavano bene così, il locale andava alla grande, lavoravo dalle otto di sera a mezzanotte, dal martedì al sabato. Prendevo 200 euro a settimana, a me bastavano, le cose andavano nel verso giusto».

Però?
«Ero stanchissima e ho fatto la cavolata di smettere di andare a scuola. E comunque sapevo che non potevo continuare a non fare niente. In più il locale ha chiuso e ci siamo spostati in un altro: c'erano vasche idromassaggio e salette per i privé. È stato chiaro che avrei dovuto avere rapporti con i clienti, altrimenti avrei perso il lavoro. Ed ero terrorizzata».

Quanto si guadagnava?
«Per ogni rapporto erano 130 euro, ma 30 andavano all'intermediario che mi aveva portato. Però poi c'erano gli addii al celibato: con le collette si facevano un sacco di soldi. E soprattutto molte ragazze andavano con i clienti fuori: era lì che venivano pagate tantissimo, anche 4 mila euro per un fine settimana in barca a Montecarlo».

Chi erano i clienti?
«C'era di tutto, ma io non andavo con chiunque. Piuttosto non guadagnavo tanto ma non andavo per esempio con quelli di una certa età. Ma ho subito capito che c'era anche un giro di persone importanti che però non passavano dal locale. C'erano ragazze che infatti uscivano prima per andare con loro. A me è stato proposto molte volte, ma non era una cosa che mi piacesse. Non mi sentivo tanto sicura».

Mai avuto paura?
«Una volta mi sono infastidita perché avevano lasciato il mio numero per incontrare uno fuori che si è rivelato uno stalker».

Ha mai temuto che qualcuno scoprisse il suo lavoro?
«È stato difficile mentire agli amici, ma i titolari mi dicevano che difficilmente avrei incontrato qualcuno che conoscevo perché io abitavo abbastanza vicina, mentre i clienti vanno nei night lontano da casa».

“la Repubblica”, 26 marzo 2018

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