7.5.19

Ugo Gregoretti. Politicamente molto scorretto (Alberto Castellano)


In sintonia con alcune nuove definizioni post-politiche dei soggetti sociali (soprattutto giovani studenti, operai e precari) protagonisti della contestazione globale contemporanea, vale a dire gli occupy, gli indignados, i disobbedienti ecc... il bel libro dedicato da Luigi Barletta a Ugo Gregoretti rilancia la categoria dello «scostumato». Il titolo del volume, che sarà presentato il 23 gennaio a Napoli presso la libreria Guida con Gregoretti, Barletta, Nello Mascia e Pasquale Scialò, è infatti Scritti scostumati (Alfredo Guida Editore, pp. 184, Euro 14) e rende con maggiore efficacia l'essenza di un grande uomo di spettacolo e intellettuale italiano «politicamente scorretto» ante litteram (ma il concetto di correttezza e scorrettezza politica è diventato nel tempo abusato, ambiguo, fuorviante, moralista e manicheo).
Il libro, che ha la prefazione di Andrea Camilleri e la postfazione di Pasquale Scialò, direttore della collana «Identità sonore», raccoglie appunto gli scritti di Gregoretti (il sottotitolo è «per uno zibaldone gregorettiano») in un arco di circa 40 anni. Si tratta di scritti di vario genere (note di regia, lettere, articoli, prefazioni, presentazioni, testi d'autore per la radio, la televisione e il cinema, ricordi, commemorazioni) che consentono diripercorrere la lunga carriera artistica di Gregoretti, indissolubilmente legata alle vicende del nostro Paese. Non è stato facile selezionare gli scritti fra la miriade di brillanti ed eclettici elaborati di un personaggio vulcanico e prolifico, come sottolinea nell'introduzione lo stesso curatore Barletta, giovane docente universitario napoletano che sul regista aveva già realizzato il documentario Il favoloso mondo di G. Il cinema di Ugo Gregoretti: «Incentrare un testo sulla figura di Ugo Gregoretti impone un problema preliminare. È necessario in prima istanza decidere quale delle mille sfaccettature di questo poliedrico personaggio, unico nel panorama culturale italiano, si voglia affrontare: il giornalista e impiegato Rai, l'autore, regista e attore cinematografico, l'autore, regista e presentatore radiotelevisivo, il regista teatrale, di prosa e lirico, il politico, il presidente dell'Anac, l'ex presidente dell'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica, il direttore delTeatro Stabile di Torino nonché fondatore e direttore artistico della rassegna teatrale “Benevento città spettacolo” e in ultimo il Gregoretti romanziere con la sua esilarante autobiografia Finale aperto. Vita scritta da se stesso. Obiettivo di questo libro è riuscire a offrire una panoramica su tutti questi aspetti.
Il filo rosso che lega gli scritti raccolti è senza dubbio l'irresistibile carica ironica che ha rappresentato da sempre la cifra stilistica dell'autore. Egli assume l'umorismo sia come categoria ermeneutica sia come chiave espressiva dell'intera sua produzione, artistica e non».
Naturalmente Gregoretti è stato uno «scostumato» alla maniera sua, la sua scostumatezza non ha nulla di rozzo e poco educato perché ha sempre espresso il suo dissenso, le sue critiche, la sua condizione di non-riconciliato con garbo, leggerezza, eleganza, come precisa Camilleri: «Ugo possiede in sommo grado quello che nel Settecento francese era chiamato ésprit de finesse. Un misto di ironia, distacco, eleganza, raffinatezza».
Lo zibaldone organizzato in sette capitoli, (non) Note di regia, Il teatrino di casa Gregoretti, La vis polemica, Lettere, articoli, prefazioni e presentazioni, Radio, televisione e cinema, Ricordi e commemorazioni, Scritti impossibili), restituisce la statura professionale, l'eclettismo, la genialità, la destabilizzante ironia di un uomo di spettacolo a tutto campo, che si è misurato con le più diverse forme espressive (dalle inchieste giornalistiche alle messe in scena operistiche, dai primi esperimenti di docufiction agli sceneggiati televisivi) sempre con una forte carica innovativa e anticonformista, che ha rivoluzionato il linguaggio televisivo con programmi come Controfagotto (il suo esordio nel 1961) e Sottotraccia, ma anche la coerenza e la tensione morale di un intellettuale raffinato, di un autore capace di intelligenti provocazioni culturali che ha pagato la non appartenenza ad alcuna lobby dello spettacolo e la militanza comunista senza piegarsi di fronte alle numerose difficoltà artistiche, economiche e censorie, che ha affrontato con distacco, serenità e autoironia le censure, i veti, i boicottaggi, gli allontanamenti dalla direzione dei teatri, dalla Rai, il prolungato esilio dal mondo cinematografico. Qualunque sia l'argomento trattato, gli scritti gregorettiani risucchiano in una piacevole lettura e fanno (ri)scoprire una notevole vena narrativa che sotto la superficie dell'aneddoto, del ricordo, della testimonianza, dell'intervento critico veicola pensieri e riflessioni di alto livello. E allora è molto stimolante ma anche divertente leggere le note di regia per le messe in scena di alcune opere liriche, l'esilarante dizionario delle memorie d'infanzia partendo dalle parole che maggiormente hanno segnato Gregoretti nei primi anni di vita, le polemiche in occasione della sua versione televisiva dell'Italiana in Algeri di Rossini del 1976, quelle in occasione di un suo articolo provocatorio in difesa della parolaccia televisiva, la lettera con la quale nel 1970 chiedeva l'iscrizione al Pci, l'introduzione a una raccolta di poesie di Luigi De Filippo, gli interventi sul cinema muto napoletano, quello a un convegno su cinema e psicoanalisi, quello sul difficile rapporto tra cinema e televisione, le originali riletture che ha fatto di alcuni classici della letteratura con i suoi sceneggiati televisivi, i racconti del grande documentarista in particolare del suo Apollon, una fabbrica occupata, uno dei migliori documentari italiani sulle lotte operaie,il ricordo in occasione della scomparsa dell'amico Stefano Satta Flores e di Luigi Comencini, le note sul montaggio da lui coordinato del film collettivo sui funerali di Enrico Berlinguer, le autointerviste e le recensioni immaginarie.
Da questo prezioso magma si staglia una figura di artista-intellettuale che nella sua particolarità ed estremistica condizione è paradigmatica dell'involuzione del mondo italiano della cultura e dello spettacolo.

alias - il manifesto, 19 gennaio 2013

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