25.6.19

Chiesa cattolica. Abuso di castità (Bruno Gravagnuolo)

Articolo di quasi un decennio fa, ma questa lettura della pedofilia clericale (che fu anche di papa Ratzinger) non è stata mai sconfessata. Rino Fisichella, l'amico della Fallaci, non è più il rettore dell'Ateneo Pontificio, ma presiede la Commissione Pontificia per la Nuova Evangelizzazione e specificamente si occupa di santuari: è stato proprio lui ad annunciare pochi giorni fa l'invio di un vescovo ispettore per capire che cosa accade a Lourdes, specialmente nella condizione di pellegrino. 
È di quelli che, se dissentono dal papa argentino, non lo dichiarano; anzi ha proprio detto che non si fa. Insomma preferisce il lavorìo sotterraneo. 
Un bel libro di Polito parla in questi giorni della solitudine di Francesco, il quale per rimediarvi si vede costretto a sopportare amici e compagni del tipo di Fisichella, già cappellano del berlusconismo. Per il papa l'alternativa sembra essere tra “meglio soli che male accompagnati” e “dagli amici mi guardi Iddio”. (S.L.L.)

Fisichella

Dunque per Monsignor Fisichella, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, pedofilia e abusi sui minori nella Chiesa, dipendono da «una cultura che ritiene che tutto sia ammissibile», diffusasi dagli anni ’60. Ovvero: non è stata la repressione sessuale a favorire certe pratiche. Bensì la libertà sessuale degli anni 60, etc.
Curioso modo di ragionare! Ipocrita e irritante. Che la dice lunga su certi orientamenti culturali di questo pontificato, di cui il teologo Fisichella voluto in quel ruolo da Ratzinger pare espressione, almeno in questo caso. Lasciamo da parte il fatto che la Chiesa di Roma ha sempre secretato gli abusi, facendo divieto di rivelare il contenuto dei processi nei tribunali canonici. E che solo quando certi fatti gravi esplodono è poi costretta a dar mostra di intervenire. Il punto è un altro. E sta nel dato incontrovertibile che la Chiesa-Istituzione è sempre stata impermeabile a qualsivoglia ideologia libertaria relativa a sesso e sessualità. Perseverando nella chiusura ermetica su anticoncezionali, celibato, sacerdozio femminile, divorzio, per non parlare di aborto e fecondazione artificiale. E perseverando nell’additare nella castità un perficere perfectum, una meta ideale pure per i laici, fatto salvo l’obbligo di generare per i coniugati.
Talché prendersela con la liberazione sessuale è un discorso da carceriere, che davanti a certe evasioni se la prende con le catene troppo lasche. Fughe che purtroppo non sono preti che gettano la tonaca alle ortiche, ma spesso preti che esprimono la loro libido repressa in modo distorto, restando ligi al sacerdozio. È il destino dello zelo ipocrita: il diavolo sessuale cacciato dalla porta rientra dalla finestra. Svelando altarini desolanti: sadismi, violenze, abusi. Con esistenze irreparabilmente rovinate. E arcivescovi e vescovi che coprono i misfatti e tacciono, ad maiorem dei gloriam. Per inciso: il colmo della beffa è che a difendere il tradizionalismo c’è il pio Berlusconi, devoto di Don Verzè. Che dichiara di non aver bisogno di dirgli i suoi peccati, quando si confessa con lui!

l'Unità, 17 marzo 2010

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