18.6.19

Vita eroica di Ho Chi Minh. Con un salto da film sfuggì alla polizia (Ennio Polito)

Mozzo, fotografo, giornalista: non c è mestiere per lui sconosciuto - Un incontro con Lenin - Alla testa del suo Paese, contro i colonialisti francesi



Il Presidente Ho Chi Min, l’uomo che si è posto alla testa del popolo del Viet Nam nella lotta per l’indipendenza del paese, è un uomo piccolo e asciutto, dal viso intelligente e tranquillo. Egli ha ora sessanta anni e almeno quaranta di essi si può dire che li abbia dedicati alla lotta che ancora oggi conduce e che è giunta tanto vicina alla vittoria. La vita di Ho Chi Min, aiutante fotografo, studente, scrittore di teatro, giornalista e militante comunista è una delle più straordinarie esistenze di combattenti al servizio del popolo e passa continuamente dalla storia al romanzo e alla leggenda.
Il «Presidente Ho» è nato nei ’90, nell’Annam settentrionale, cioè nella regione più avanzata dell’Indocina, quella che ha dato le maggiori figure del movimento popolare di liberazione e che ha sempre rappresentato il centro della cultura e delle idee progressive. Il padre di Ho era stato un funzionario dell’amministrazione della provincia di Nghe An, dove Ho è nato ed era stato «liquidato » dalle autorità francesi per i suoi sentimenti nazionalisti.
Ho Chi Min partì dal suo paese che era appena un ragazzo. A diciotto anni si imbarcava clandestinamente su una nave in partenza per la Francia e dopo una lunga traversata, durante la quale si ingegnò a fare da mozzo, e da marinaio sbarcò a Marsiglia. In quest'epoca Ho Chi Min portava un altro nome, Nguyen Ai Quoc, che, vuol dire «il patriota», e con questo nome entrò nella numerosa colonia indocinese a Parigi. Abitava m una stanzetta in un quartiere di periferia e viveva ritoccando fotografie per conto di uno «studio» del centro. Intanto studiava assiduamente la lingua e la letteratura francese, assimilando la cultura del paese che da anni dominava la sua patria.

Un formidabile oratore
Il francese, Ho Chi Min lo imparò in pochi mesi, al punto di essere presto in grado di scrivere un libro sulla dominazione coloniale, libro che fece molto scalpore e che segna l'inizio dell’attività politica del giovane vietnamita. Negli anni che seguirono, l'adolescente, che aveva stupito i suoi conterranei col suo libro sui metodi coloniali in uso in Indocina, scelse decisamente una strada nuova, diversa da quella tradizionale su cui condurre la lotta per l'indipendenza.
Affermatosi come un formidabile oratore nei circoli e nei comizi popolari, nel ’21, appena due anni dopo il tuo arrivo in Francia, Ho divenne un militante del Partito Socialista Unificato; aderì quindi all’Internazionale Comunista in cui fu il primo rappresentante indocinese. A Parigi Ho Chi Min diresse un giornale — «Il Paria » — la cui divisa era la lotta contro tutti i colonialismi. Nella redazione c’erano non soltanto degli indocinesi ma dei patrioti neri della Costa d'Avorio. dei nazionalisti del Madagascar e di tutti i paesi oppressi dalla dominatone coloniale francese.
Del 1921 è il primo incontro di Ho Chi Min con Lenin. C’è una vecchia foto che li mostra insieme allo stesso banco nel primo congresso dell’Intemazionale a Mosca. Questa sua adesione al movimento operaio intemazionale lo fece immediatamente iscrivere sui registri della polizia francese come un sovversivo pericoloso: tornato ir Francia, individuato e schedato, gli resero la vita difficile a tal punto che fu costretto a lasciare il paese. Da questo momento la vita del «Presidente Ho» diventa un romanzo. Egli va in giro par tutta l’Asia, sotto nomi diversi, anche qui braccato dalle diverse polizie, finché riesce a rientrare clandestinamente in Indocina, dove costituisce il Partito Comunista. La repressione delle autorità francesi contro il nascente movimento comunista è immediata e feroce. Ho Chi Min è costretto anche stavolta a fuggire, con sospesa sul capo una condanna a morte e una imponente taglia.
La biografia di Ho Chi Min dice anche che egli fu arrestato a Sciangai dalla polizia cinese, e si salvò con un mirabolante salto e con una fuga da film di avventure. Ma ad Hong Kong, Ho Chi Min è di nuovo arrestato, questa volta dalla polizia britannica, e messo sotto chiave. Le autorità francesi si affrettarono a chiedere l’estradizione. A questo punto in tutti i paesi dell’Asia Sud Orientale si sparge la voce che il giovane rivoluzionario è morto in carcere. La polizia francese non ci pensa più e rinuncia alle ricerche. Ma Ho non è morto. E rilasciato dopo qualche mese continua il lavoro clandestino in Cina, in Malesia, nel Siam.
Finché vengono gli anni della seconda guerra mondiale, e la via dell’indipendenza del Viet Nam diventa la via della lotta contro gli invasori giapponesi. Nel '41 Ho Chi Min fonda il Viet Min (Lega per l’indipendenza del Viet Nam). il Fronte Nazionale Indocinese. che sara d'ora in poi alla testa del movimento di liberazione e nel quale i comunisti sono all’avanguardia. Nel Tonchino, zona mai espugnata dai fascisti giapponesi, sorgono maquis indocinesi in cui francesi e vietnamiti lottano fianco a fianco che porteranno in tutto il paese la guerra contro l'invasore. È nato così l’esercito di liberazione del Viet Nam che ha sconfitto i giapponesi e ha liberato il territorio indocinese.

Il tradimento imperialista
Il 25 agosto 1945 ad Hanoi liberata nasce il governo democratico provvisorio. Bao Dai, l’imperatore fantoccio dei giapponesi, lo stesso che la Francia pretende ora di restaurare in Indocina, è costretto ad abdicare. Il 2 settembre Ho Chi Min proclama solennemente la Repubblica indipendente del Viet Nam che il 6 marzo 1946 ad Hanoi il comandante delle forze francesi è costretto a riconoscere, a nome del suo governo come «libero stato con un governo indipendente, esercito proprio e propria economia nell'Unione Francese ».
In una atmosfera di grande entusiasmo del suo popolo e di grandi speranze per il ritorno della pace nel Viet Nam, Ho Chi Min torna in Francia nel luglio del 1946, per trattare con il governo di Parigi sull’assetto definitivo del suo paese, accolto con calorose manifestazioni di affetto da quegli operai francesi la cui lotta egli aveva condiviso nei primi anni della sua vita di militante comunista.
Le fotografie dell’epoca ci mostrano il presidente Ho sulla tribuna della Piazza della Bastiglia, a fianco dei membri del governo di Bidault, durante la grande parata militare del 14 luglio. Ma nei negoziati iniziati a Fontainebleau il governo francese non vede che un mezzo per guadagnar tempo e le manovre dei rappresentanti francesi fanno sì che l’accordo auspicato non giunga in porto, e che dalle trattative esca soltanto un modus vivendi provvisorio, che presume ulteriori negoziati. Tornando in patria, Ho Chi Min ha ancora parole di amicizia per la Francia e si dichiara pronto a riprendere in qualsiasi momento le trattative; ma gli imperialisti francesi non sono dello stesso avviso e pochi mesi dopo, nel dicembre dello stesso anno, in luogo della ripresa dei negoziati scatenano un’offensiva militare. La «sporca guerra» dei colonialisti francesi ha inizio appunto con questa aggressione.

l'Unità, 16/ 2 / 1950

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