30.8.19

Insulti di paese e pessime figure (S.L.L.)

Gianni Rivera

Non so oggi; con il grande movimento delle persone e con l'apporto di ogni forma di comunicazione moderna e postmoderna, moltissimo è cambiato; ma a mia memoria, al tempo della mia infanzia, quando vivevo in un paese sostanzialmente chiuso in se stesso, figliu di buttana si usava molto raramente nella sua accezione benevola, per indicare persona abile e spregiudicata, ma quasi sempre era insulto pesante, che feriva, anche se non sempre era riferito ai comportamenti della genitrice, quanto a quelli – considerati pessimi – del destinatario dell'insulto. Diverso era, se ben ricordo, l'uso di figliu di ba(g)ascia, la cui gravità era più collegata al contesto e di cui era più frequente un'utilizzazione giocosa, specie con l'aggiunta di un aggettivo enfatizzante: gran figliu di ba(g)ascia, grandissimu figliu di bag(a)scia. La g si sente e non si sente come quella di (g)arrusu, altro insulto temibile, che il contesto poteva rendere accettabile se non addirittura affettuoso: non valeva più “omosessuale”, ma “furbo”, specie se usato in forma alterata (g)arrusazzu o con l'aggettivo gran.
Gli insulti ai “figli di” avevano come variante il cambio di destinatario: si diceva to ma' buttana - o anche buttana di to ma'; to ma' bag(a)scia - o anche bagascia di to ma'.
In paese qualche decennio fa aveva aperto una trattoria popolare, molto frequentata, con sull'insegna il nome Tomasc, un mio vicino di casa e quasi coetaneo, oltre tutto milanista. È morto non molto tempo fa e m'è dispiaciuto, trattandosi di persona buona, onesta e affabile. La prima volta che vi andai a mangiare, chissà perché, m'era venuto in mente che quel locale vagamente si ispirasse al “Meo Patacca” di Roma, altrimenti detto “Alla parolaccia”. Così, in maniera assolutamente innocente, dissi all'oste: “Birbante! Che significa quel Tomàsc, to mà ba(g)asc?”. Si fece serissimo e mi guardo così male, che più non avrebbe potuto. Disse; “No, significa Totò, Maria, Silvia e Claudia”. Erano i nomi suo, della moglie, delle figlie.
Per alcune volte, quando ci tornai, mi salutava appena ed evitava di venire al tavolo. Riuscii a ritrovarne la cordialità e il sorriso parlandogli di Rivera.

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