29.9.09

Un Aventino mediatico?


Sabato scorso Conchita De Gregorio ha scritto che "a forza di provare a ribattere a chi dialogare non vuole e forse non sa, a chi risponde sempre una cosa diversa dalla domanda, a chi prova a far la vittima avendo in mano il manganello si finisce per credere che comunque sia un dovere esserci perché se ci sono spazi di libertà lì bisogna andare, fingere che si tratti di un leale confronto. E' un errore, perché di libero non resta più niente in tv. Non c'è spazio che non sia soggetto a ricatto, a intimidazione preventiva, ad aggressione successiva. Se una trasmissione come Annozero va in onda è perché sopprimerla costerebbe di più: l'attenzione è massima, il faro acceso, l'opinione pubblica allerta. Per stare tranquilli bisogna stare in luoghi ben illuminati e guardarsi a vicenda, così ci si accorge subito se qualcuno sparisce".
L’analisi è perfetta.
Il berlusconismo non sa dialogare. Nel mondo di Sua emittenza la comunicazione è sempre unidirezionale. Non esiste un “altro” che sia dotato di una soggettività, che non sia utenza, clientela, pubblico; e il pubblico dei teleconsumatori tutt’al più può essere sondato per essere meglio addomesticato.
Il berlusconismo non ammette contraddittorio. Non è una novità. Nella campagna elettorale del 2001 non solo Berlusconi (che i sondaggi davano in vantaggio) non concesse a Rutelli (che Ds e Margherita candidavano a premier) il faccia a faccia televisivo, ma per tre o quattro mesi di seguito in tutte le trasmissioni di confronto fu all’opera un gruppetto di guastatori, capeggiato da Elio Vito, con il compito era di “non far parlare” l’interlocutore, di interrompere i ragionamenti e buttare all’aria il tavolo. L’unico cui si permettesse un’argomentazione distesa era Bertinotti, che "correva da solo". Oggi prevale una diversa tattica: il “lasciar parlare”. I ragionamenti che si sviluppano nei pochi spazi concessi agli avversari del berlusconismo (quelli veri) sono ignorati e le risposte non rispondono mai, sono aggressioni ad un avversario di comodo costruito apposta per offrirlo al “pubblico” come spauracchio.
Due considerazioni supplementari.
La prima. Conchita lascia intravedere una sorta di “Aventino mediatico”. E’ una scelta praticabile? Lasciamo perdere i problemi individuali dei tanti oppositori senza nerbo che si arrovellerebbero nel dilemma di Moretti (“mi si nota di più se vado o se non vado?”). Immaginiamo pure una operazione riuscita, con tutti (o quasi) i politici, giornalisti, intellettuali, economisti etc. di opposizione che rifiutano di partecipare una partita truccata. Sarebbe efficace? Non credo. Al tempo dell’Aventino aveva ragione Gramsci: senza movimento di massa, senza sciopero generale, la secessione parlamentare non avrebbe avuto sbocchi. Vale anche oggi. La secessione mediatica avrebbe, come l’Aventino, un grande valore morale, ma solo “a futura memoria”. Non mi pare peraltro che, nella situazione data, ci sia un’opposizione sociale che possa fare da sponda a quella mediatica (dell’attuale opposizione parlamentare preferiamo non parlare): nessun movimento di massa è sufficientemente forte, nessuno sciopero davvero generale è convocabile.
La seconda. Come mai i berlusconidi sono passati dal “non lasciar parlare” al “lasciamoli parlare”? Evidentemente sono convinti che “tanto nessuno li ascolta”. E’ proprio questo il nodo che rende difficile la costruzione di un movimento di massa all’altezza dello scontro: la scarsissima credibilità di tutta la sinistra, politica, giornalistica, editoriale e, tranne alcune isole felici, sindacale. Credo che bisognerà prima o poi riflettere su come hanno fatto (abbiamo fatto) a consumare tutto il patrimonio di fiducia e di speranza dei giorni d’oro di Cofferati. Bisognerà farlo senza concentrarsi esclusivamente sul governo Prodi, che è solo una parte del problema, non il tutto.
Intanto non ci si faccia illusioni. La ricostruzione richiederà tempo. Congressi ed elezioni elettorali non aiutano. Servono nuove idee e un lavoro di base lungo e serio, nei luoghi di lavoro e di studio come nella rete (ch’è la forma di comunicazione meno controllabile). Servono nuove leadership politiche (Marino e Vendola hanno buoni numeri, ma temo che non ce la facciano) e nuove dirigenze dappertutto. Intanto sarà bene che l’opposizione educhi due virtù : la pazienza e la tenacia. La parola d’ordine è: non mollare. (S.L.L.)


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