31.10.09

Memoria e identità nella storia romana (un progetto inedito)


Pubblico qui un progetto di ricerca ritrovato tra le mie carte dal titolo Memoria e identità nella storia romana e dal sottotitolo (credo fosse un'indicazione di metodo e nulla più) Gli storici antichi da monumento a documento, risalente ai primi anni 90.
Le ipotesi di lavoro fondamentali, come le direzioni della ricerca mi sembrano tuttora valide, ma ora come allora non mi sento in grado di procedere da solo. Lo posto nel blog come il naufrago nel mare la bottiglia, nella speranza (assurda) che qualche appassionato faccia di questo scheletro materia di discussione con me e nella fede che qualche giovane studioso si proponga per un lavoro comune. ("Credo quia absurdum" - disse qualcuno). La prima parte dell'appunto è lo schema della ricerca con scarne indicazioni tematiche e bibliografiche, la seconda una noterella sul tema dell'identità dei Romani.

Parte prima. Memoria e identità nella storia romana. Schema di ricerca
I. Un'interpretazione della storia antica.
Dalla molteplicità all'unità, alla disgregazione.
  • Primo periodo (IV millennio - VI secolo a.C.) - Si sviluppano nel Mediderraneo e nel vicino Oriente varie culture e civiltà.
  • Secondo periodo (VI secolo a.C. - IV secolo d.C.) - Lungo e tortuoso processo di unificazione (risultato è UNITA', NON UNIFORMITA', con una grande varietà di situazioni regionali) - Gli apporti fondamentali sono: a) La cultura scientifica, filosofica e letteraria ellenica ed ellenistica; b) Sistema politico giuridico romano (Impero); c) Il monoteismo giudaico cristiano (ma non mancano altri importanti contributi).
  • Terzo periodo (IV secolo - VIII secolo d.C.) - Destrutturazione: l'uno si divide in tre. Dalla crisi del mondo antico progressivamente nascono Bisanzio, l'Islam, l'Europa. - Il Mediterraneo non unisce, divide.

II. Ebrei - Greci - Romani
I tre gruppi che danno il contributo maggiore sono i tre popoli (???) con la STORIA (non solo memoria o cronaca, ma investigazione sul passato, interpretazione degli eventi, giudizio).
III. Il caso degli Ebrei
Piena identificazione della storia nazionale con la storia sacra: Storia d'Israele come storia del popolo di Dio.
(Materiali: Libro dei Re - Capitoli 15 e 16)
IV. La storiografia dei Greci
Storia e filosofia nascono da una analoga critica alla Tradizione. - Le tre tendenze:
  • Erodoto - mimetica - Luoghi - Costumi - Prima identificazione "nazionale": Greci versus Barbari. - "Gioia del racconto"
  • Tucidide e poi Polibio - pragmatico-apodittica Ricerca e critica delle fonti (approccio scientifico) - Primato della politica: la Storia è in primo luogo storia degli Stati.
  • Isocrate - moralistico-retorica - Il passato come fonte di insegnamenti morali e come repertorio di exempla, di paradigmi interpretativi.
V. La storiografia romana
L'influenza greca e l'apporto delle diverse tendenze - Breve storia della storiografia romana (periodi - generi - autori - opere)
(Materiali: Brani d'autore sulla storia - Cicerone, Sallustio, Tacito)
VI. Gli storici romani come fonte storica
Monumento/documento - Per gli elementi fattuali uso prudente (manca sovente la possibilità di confronto con altre fonti) - Buona fonte per storia mentalità - ideologia - religione - costume - istituzionale.

VII. L'identità dei Romani
Per l'impianto generale vedi nota a parte.
Materiali:
  • NEVIO - Bellum poenicum (Traglia frr.46- 47)
  • CATONE - Carmen de moribus frr.1-3, Liber ad filium Marcum fr.1-9, De re rustica Praefactio e cap.XCII (Gentili p.72-79); Origines (da Gellio) (Ronconi p.216 -217)
  • VARRONE - De re rustica capp. XLI - XLIII
  • SALLUSTIO - De coniuratione Catilinae capp. VI-XIV (il XIV parla in effetti dei seguaci di Catilina, ma è utilissimo per esplicitare il nesso tra corruzione morale e crisi politica)
  • CORNELIO NEPOTE - Cato, capp.I-III
  • VIRGILIO (Brani dalle Georgiche e dall'Eneide, da scegliere9
  • ORAZIO Odi, III, 6
  • LIVIO Ab urbe condita Proemio; V,cap IX, 17-19; XIX, fr.12; XLII, fr.13. Religione, XXVII, fr.37.

VIII. Aree tematiche
  • Crisi e transizioni (La nascita della Repubblica, Livio; La congiura di Catilina, Cicerone e Sallustio; La guerra civile, Cesare ed epistole di Cicerone; l'autobiografia di Augusto)
  • I Romani e gli altri (Greci, Galli e Germani, Catone, Cesare, Tacito, Giovenale)
  • La religione
  • La famiglia e il ruolo della donna




Parte seconda. L'identità dei Romani (nota)
Quando nel III secolo a.C. i Romani, sul modello dei Greci, cominciarono a cercare, studiare, tramandare la propria storia, una questione più di altre li appassionò. Come erano riusciti gli abitanti di un oscuro villaggio del Lazio a sottomettere, l'una dopo l'altra, genti più numerose e potenti, a costituire un impero sempre più esteso ed inclusivo? Con la guerra, certo. Ma nella Roma che aveva sconfitto Cartagine ed era ormai al centro di un impero mediterraneo si tendevano ad attribuire le vittorie militari più che a una superiorità negli armamenti, nelle strategie o nelle tattiche di combattimento, alle singolari doti morali dei primi Romani, al sistema istituzionale e legislativo che si erano dati e alla protezione divina. L'identità dei Romani, insomma, si definisce in termini a) morali; b)giuridici; c) religiosi; e la loro "superiorità" viene fatta discendere da un "modello di comportamente" e/o dal diritto e/o da una missione provvidenziale.
Come gli Ebrei i Romani si considerano dunque un popolo eletto; ma questa "elezione" è sempre provvisoria e condizionata: l'impero può corrompersi e decadere se i discendenti si allontaneranno dai costumi degli antenati. Già dai tempi di Catone il presente è letto in termini di decadenza morale, cui bisogna opporsi perchè non ne consegua la decadenza politico-militare. Il presentimento è ancora più forte in Sallustio, che vive il turbolento trapasso al Principato e nelle vicende di guerre civili e colpi di stato legge il diffondersi del vizio, l'allontanarsi delle nuove generazioni dai modelli delle origini.
La nostalgia per i costumi dei Romani vetero-repubblicani è presente anche in Tito Livio, lo storico dell'età augustea. La sua ideologia repubblicana è solo apparentemente in contrasto con il nuovo regime politico. Ottaviano Augusto, che scrive una sorta di autobiografia politica, propaganda e fa propagandare un'immagine di se stesso come restauratore dei costumi tradizionali e insiste sulla Romanità di un impero che romano e latino ormai non lo è più neanche nella classe dirigente, contro le tendenze, giudicate corruttrici, all'ellenizzazione e all'orientalizzazione.
Gli stessi temi si possono cogliere nei due grandi poemi dell'età Augustea, le Georgiche e l'Eneide di Virgilio, opere di grande poesia, ma anche strumento di diffusione del "messaggio" augusteo.
Negli storici di età imperiale di lingua latina si può ancora riconoscere il tema della Romanità repubblicana, ormai trasformato in mito privo di una concreta operatività. L'impero è sempre più autocratico e sempre meno repubblicano, sempre più universale e sempre meno romano; i modelli prevalenti di cultura e di moralità sono di origine greca ed orientale, non italica. Di tutto ciò si può avvertire lo sconforto non solo in uno storico come Tacito, il più grande scrittore di storia dell'età imperiale, ma anche in un poeta satirico come Giovenale.
Il mito della Romanità si conserverà anche nel Basso Impero. Nel IV e V secolo il Cristianesimo è la religione degli imperatori e della maggioranza dei cittadini, proprio mentre l'Occidente è scosso dalle invasioni "barbariche". Simmaco scriverà nel 381 una supplica all'imperatore contro l'abolizione del culto pagano, ma in essa più che il rimpianto dell'antica religione si può leggere la nostalgia per ogni tradizione propriamente "romana". Lo stesso Agostino, che scrive "La città di Dio" proprio per reagire alle accuse contro il Cristianesimo, indicato come matrice della decadenza, deve affermare che l'impero non fu elargito ai Romani dagli dei tradizionali per il loro culto superstizioso, ma dall'unico vero Dio come premio delle loro virtù naturali. Insomma il mito della superiorità morale dei Romani antichi resiste perfino nel più innovativo e anticonformista dei capi della nuova religione.

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