25.12.09

L'allegro asburgico. L'autobiografia del conte Wurmbrand.

Ha come titolo Il tenente scatenato e fu pubblicata nel 1986 da Mondadori l'autobiografia di un conte asburgico che percorre ottanta lunghi anni di vita, dal tempo della Restaurazione fino a Caporetto; prima giovane e coraggioso ufficiale, poi burocrate dell'impero, poi, sul finire della vita, reintegrato nell'esercito a settantasette anni. Le memorie del conte Ernst Wurmbrand furono ritrovate e tradotte da un nipote che le inviò a Pieve Santo Stefano, la cittadina toscana che ha legato il suo nome alla raccolta sistematica di diari, memorie ed epistolari privati. Da qui la pubblicazione in italiano prima che in tedesco.
Il libro è la storia di una gioventù avventurosa, tra balli, uniformi, cavalli, ballerine e nobildonne, amori, amorazzi e duelli. E' anche la storia del declino del bel mondo asburgico. Le due campagne italiane che il conte racconta con toni da epica popolaresca, quella del 1859 e quella del 1866, si conclusero, a conti fatti, entrambe con un ridimensionamento territoriale dell'impero.
Ecco come il giovane ufficiale racconta di sè nella battaglia di Magenta: "Vado all'assalto dei francesi senz'armi. Due mi si precipitano contro per infilzarmi con le baionette, liscanso, gli salto addosso da dietro e sbatto le teste l'una contro l'altra".
Ed ecco come rievoca la vigilia di Solferino: "Il 23 luglio partimmo da Valeggio e marciammo tutto il giorno sotto il sole cocente. La sera alle 22 eravamo appena arrivati al nostro bivacco ed ecco la solita storia: la fureria non aveva funzionato e per preparare la legna, carne, riso e vino si fecero l'una di notte. Solo allora fu pronto il rancio. Ma prima che fosse distribuito ecco l'allarme. Le pentole vennero rovesciate e vuotate e chi aveva un po' di pane era fortunato. Mentre la compagnia si sta formando, arriva di corsa il mio attendente Jànos portando una padella con quatto belle bistecche: "Ecco signor tenente, prenda queste!": Mi viene l'acquolina in bocca ma resto fermo e gli dico:"No, se i soldati non hanno avuto il rancio non mangio neanch'io". E l'inizio della battaglia: "Il reggimento si schierò frontalmente, venne il colonnello e tenne un breve discorso, poi la banda intonò l'inno per la preghiera. Fu un momento solenne e certamente ognuno mandò la sua preghiera al padreterno. Poi al suono di un'allegra marcia partimmo per la battaglia". E la fine: "Avevamo una fame tremenda, ma questo non era niente, la cosa più terribile era la sete. La lingua si attaccava al palato e i soldati si buttavano sulle pozzanghere e arrivavano persino a bere l'urina dei cavalli. Io avevo la gola talmente riarsa che non riuscivo più a emettere un suono. Credevo che lo spostamento d'aria di una cannonata mi avesse reso muto. Arrivammo a una casa dove ci rifugiammo dalle cannonate nemiche. Un camerata si mise a cercare qualcosa da mettere sotto i denti e in effetti trovò un pane e un sacco di cipolle. Tagliò una cipolla come fosse una mela e me ne diede un pezzo: "Questo ti farà bene". Diedi un morso e mi sembrò come se avessi bevuto un boccale di birra! me ne presi altre due di riserva, e da allora in guerra ne porto sempre qualcuna con me; anche nella campagna del 1866 mi furono utili e fecero il loro effetto".
Dopo la guerra del 1866, contro la volontà della famiglia, Ernst si sposa. Deve rinunciare alla carriera nell'esercito e cimentarsi con il ruolo di piccolo impiegato. Ecco qualche rigo sulla burocrazia asburgica, che nonostante la sua fama di efficienza, assomigliava a tutte le altre: "Orario unico dalle 9 alle 14, appena entrati ci si toglie cappello e mantello, ma lentamente e con metodo, poi si salutano i colleghi, ci si informa reciprocamente sui fatti del giorno prima, propri, dei familiari, poi vengono discussi i particolari più intimi, come si è dormito mangiato e digerito. Ci si avvicina alla scrivania, si spolvera, si mettono in ordine le pratiche, cioè l'una sopra l'altra". Poi viene, sempre "con metodo" la lettura dei giornali fino alle 11, l'arrivo di un garzone con panini croccanti e un altro con calde salsicce: "E finalmente la mezza: c'è allora chi si mette a lavorare, ma capita anche che si rinunci atutto perchè ormai è troppo tardi".

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