28.12.09

L'orecchio di Garibaldi (da "micropolis" dicembre 2009 - la battaglia delle idee)

Su “Terni magazine”, uno di quei giornali gratuiti che si trovano nelle stazioni dei treni o dei bus, nel numero di ottobre-novembre, ci è capitato di leggere a pagina 18 un articolo dal titolo pretenzioso, L’altra storia dell’Unità d’Italia, a firma Giancarlo Padula.
Sull’autore, facilitati dall’esistenza di un sito personale ufficiale, abbiamo poi ricavato alcune notizie dalla rete. Il Padula, che sottotitola la sua (auto)biografia Dal pugno chiuso alle mani al cielo, si presenta come scrittore e giornalista e racconta come nei curriculum attività, risultati, titoli e onorificenze dagli inizi a Radio Galileo e “Paese sera” fino al suo più recente impegno artistico e religioso.

L’articolo espone, senza alcuna problematicità, una tesi che si ritiene incontrovertibile: “In realtà, l’invasione del Meridione senza dichiarazione di guerra ha provocato un milione di morti e la messa a ferro a fuoco di 62 paesi con rappresaglie processi sommari come durante l’occupazione nazista. A Fenestrelle, fortezza a 200 metri d’altezza in Piemonte, i prigionieri venivano eliminati nella calce viva”. Più sotto parla di ben 500 mila arresti.

La premessa dell’articolo parlava di tanti documenti, anche a livello locale, che farebbero nuova luce sulle vicende risorgimentali. L’unica documentazione citata è un manoscritto inedito di un prelato ottocentesco, tal Chiaranti, di recente pubblicato da don Carlo Romani, parroco della cattedrale di Terni e “ternano autentico”, che denuncia la legge Mancini e i governi del regno della dispersione di un grande patrimonio storico e alla vera e propria distruzione di alcune chiese cittadine, testo probabilmente degno di interesse, ma senza alcun nesso con la tesi di Padula, che se ne rende conto e che perciò cerca di appoggiarsi ad altre fonti genericamente indicate come “moltissimi storici” e “una vasta letteratura”. L’unica vera “autorità” chiamata a sostegno è Antonio Gramsci, con la sua tesi del Risorgimento come conquista regia. Poi si citano le cosiddette “controbiografie” di Garibaldi ove costui risulterebbe essere “tutt’altro che un eroe”. Gli storici, e anche i curiosi, sanno che effettivamente ebbero circolazione dei pamphlet clericali che presentavano il Nizzardo come un mostro, capace di ogni nefandezza, ma hanno notizia dell’amplissima pubblicistica garibaldina quasi agiografica, delle “vite” e dei perfino dei “catechismi” garibaldini, ove il biondo generale è osannato come “Padre della Nazione, figlio del Popolo, Spirito dell’umanità”. A questo proposito Padula segue una regola di moda a Terni che potremmo chiamare “metodo Marcellini”: il nostro giornalista e cantautore ha deciso di affidarsi ciecamente a chi gli racconta una storia che gli piace, meglio ancora se impreziosita con particolari truculenti . Così considera plausibile un Garibaldi “che si lasciò crescere i capelli perché secondo alcune fonti in Sud America violentò una ragazza che gli mozzò l’orecchio con un morso”. Nessuna meraviglia. Chi ritiene verosimile la cifra di un milione di morti nell’unificazione del Sud al Nord d’Italia, quando nella lunga e distruttiva seconda guerra mondiale i morti italiani furono intorno al mezzo milione, può sorbettarsi qualsiasi fola e presentarla come verità assodata. Passo dopo passo, dopo aver riesumato la leggenda dei comunisti mangiatori di bambini, giungerà a un tale livello di autosuggestione che crederà di aver assistito o addirittura partecipato, quando aveva ancora il pugno chiuso e non ancora le mani levate al cielo, a un qualche “orrendo pasto.


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