Scacchi e successi di un vescovo mediatico
Paglia’s story
S.L.L.
Le strutture di potere amano l’opacità e la gerarchia cattolica non fa eccezione. Gli scontri che si consumano al suo interno si svolgono dentro segrete mura e il dibattito cifrato che ne traspare, fatto com’è di citazioni bibliche, teologiche e papali, di dosaggi e allusioni, è di difficile decrittazione. Una cosa, tuttavia, negli ultimi mesi appare certa: l’eterno “astro nascente” della Curia vaticana, il gerarca ciociaro che guida la diocesi di Terni, monsignor Vincenzo Paglia, sembra declinare prima di aver raggiunto il pieno dello splendore. La ragione si può rinvenire nell’incipit abiettamente poetico di un articolo-intervista comparso sul “Corriere dell’Umbria” il 23 ottobre scorso a firma Diego Aristei: “Nel suo studio nel Vescovado tiene in mano un rosario. Un pallido sole filtra dalla finestra che dà sull'anfiteatro romano. Al lato della scrivania l'ampia biblioteca e una foto che raffigura il vescovo insieme a Karol Wojtyla”. Paglia, insomma, è uomo dell’altro pontificato: a livello locale ben ne rappresentava la pervasività mediatica e al servizio del papa polacco aveva messo la sua avvolgente capacità diplomatica. Forse contava in una scelta di continuità, tant’è che due anni fa aveva dato per certa la sua partenza per Roma, se non per il ruolo di vescovo vicario cui notoriamente aspirava, per un altro alto incarico nella Curia vaticana. Così non è stato e gli ultimi mesi raccontano di altri scacchi.
Per la verità, sul finire di ottobre, il vescovo di Terni ha registrato un successo attraverso l’Assemblea ecclesiale diocesana intitolata Eucarestia e città. Al tema ha peraltro dedicato un’ampia lettera pastorale, i cui contenuti trascorrono dalla teologia alla politica. Nel giugno del 2008 i politici locali, presenti in massa al Convegno convocato dalla Diocesi sul futuro di Terni, a Paglia e ai suoi collaboratori erano rivolti sommessi “come aspettando il fato”. Ora la pastorale chiede loro di pagare il conto: “È sempre più urgente un nuovo comune pensiero su Terni. L’abbiamo detto, l’ha detto l’intera città, nel convegno del 14 giugno: Terni ha bisogno di reinventarsi avendo il coraggio di abbandonare tutto ciò che del suo passato è ormai solo nostalgia o mito. Terni coltiva una memoria collettiva sovente appesantita da legami ideologici: è venuto il momento di rompere questi legami. È venuto il momento di dedicarsi alla costruzione di un’attesa collettiva. Dobbiamo produrre, insieme, una nuova idea di Terni per i prossimi decenni”.
La rottura che Paglia qui chiede è con la storia operaia e comunista della città. La nuova scelta identitaria che egli sollecita, aiutato da un passaggio della Caritas in veritate di Ratzinger, è per una città fondata sulla “poliarchia”, ove il potere politico non si pretenda depositario unico del bene comune e viga una pluralità di centri di potere: la Chiesa, la scuola, l’Università, i sindacati, gl’imprenditori (curiosa omissione le banche).
Sotto la scorza del pluralismo traspare tuttavia l’idea di un primato. Il “compito che spetta naturalmente anche alla Chiesa e a tutte le sue organizzazioni” è “di animare e dare sostanza all’identità della città”. Che si aspiri alla gramsciana “egemonia” si può desumere anche da una citazione degli Atti degli apostoli quasi all’inizio della pastorale: “La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuor solo e un’anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro era tutto in comune. Con grande forza gli apostoli davano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti godevano di grande favore. Nessuno infatti tra loro era bisognoso perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano il ricavato di ciò che era stato venduto e lo deponevano davanti ai piedi degli apostoli; poi veniva distribuito a ciascuno secondo il suo bisogno”. Il messaggio è evidente: una sfida alla sinistra sul suo terreno, una critica all’interesse individuale che arriva fino alla comunione dei beni, al “comunismo”.
Perché l’egemonia rivendicata possa dispiegarsi pienamente il prelato vorrebbe una Chiesa più unita e schierata: polemizza infatti contro un cattolicesimo individuale e spiega che il dono dell’Eucarestia, la comunione, non è tanto unione di ciascuno con Gesù, quanto unione di tutti in credenti in Gesù. Scendendo dal cielo della dottrina alla pratica minuta questo significa una minore autonomia dei movimenti e perfino delle parrocchie, che devono uniformarsi alla linea dettata dal pastore diocesano.
Non è perciò un caso che nei giorni dell’assemblea diocesana i collaboratori più vicini dichiarassero alla stampa: “La lettera pastorale sarà consegnata a tutti i Consigli pastorali parrocchiali, associazioni e a tutti i fedeli e diocesani. È un punto di arrivo del cammino, come detto, ma anche punto di partenza di percorsi specifici che diano nuova e concreta forma al tessuto sociale”.
E’ probabile che il successo dell’Assemblea diocesana fosse ritenuto da Paglia un viatico verso i sognati incarichi nazionali. L’Assemblea Cei che si è svolta ad Assisi il 12 novembre doveva infatti scegliere il vice di Bagnasco per l’Italia centrale. Paglia, pur arrivando al ballottaggio, è stato battuto dal nuovo vescovo di Perugia e di Città della Pieve, Bassetti. Gli rimane, a livello di Cei, solo l’incarico per il dialogo interreligioso, sempre meno importante in un momento in cui il Papa sceglie l’identitarismo cattolico e recupera lo scisma di Lefèvre. Bassetti gli ha lasciato come consolazione anche la presidenza della Conferenza episcopale umbra.
Nella citata intervista ad Aristei il gerarca ciociaro aveva criticato la tendenza della Chiesa a difendere sé stessa, invece di “fare uno scatto originale” e mettersi “intorno a un tavolo”. Forse erano altri i tavoli a cui aspirava, per ora dovrà contentarsi di quelli regionali (quello sulla sanità gli sta molto a cuore) e non gli mancherà modo di spendersi in giro per l’Umbria negli “eventi” che tanto ama: convegni, inaugurazioni, premiazioni, dibattiti, cerimonie di ogni sorta.
A Terni i “politici” continuano ad omaggiarlo. In occasione dell’ultimo tragico incidente sul lavoro alla Tyssenkrupp due consiglieri provinciali, il dipietrista Santelli e il casinista D'Antonio, hanno emesso una nota congiunta che così recita: "Serve una grande iniziativa unitaria promossa da Provincia, Comune di Terni, Diocesi e sindacati per la sicurezza sul lavoro”. La stranissima coppia Idv-Udc è unita nel chiedere l’intervento non della Chiesa, ma dell’istituzione Diocesi, cioè del suo potente capo. Ma forse i due (come sovente accade alla “politica”) sono in ritardo. A quanto ci dicono il Paglia non solo è frustrato nelle sue ambizioni nazionali, ma deve fare conti con un dissenso che percorre il ternano, ove si preferirebbe un vescovo più impegnato nella vita quotidiana delle parrocchie e meno attento alla sua immagine e alla sua carriera.
"micropolis" dicembre 2008
il primo consiglio....è di cambiare spacciatore
RispondiEliminaIl secondo.....e di uscire da una visione della vita.....che è IN MANIERA EVIDENTE E PALESE....tutta sua, e che diviene il suo alfabeto per la lettura di ogni cosa.
Ringraziando il cielo, non siamo tutti dei frustrati come lei.....ARRIVISTI MAI ARRIVATI.....ringraziando il cielo non tutti lo siamo.
Con affetto
Tullio