9.1.10

Loiero agli immigrati di Rosarno. Un messaggio da rispedire al mittente.


Agazio Loiero, il democristianone che è al momento presidente della Regione Calabria e che si candida a governarla per il prossimo quinquennio, sulla tragica rivolta di Rosarno non ha dubbi.

“E’ colpa dello Stato che sapeva ed era stato avvertito. Non una sola volta”. Così dichiara nell’odierna intervista a “l’Unità” dal titolo “Vivono come bestie ma stanno sbagliando”.

Assomiglia, purtroppo, al solito insopportabile scaricabarile istituzionale, ma coglie certamente un dato di verità: le principali responsabilità per questo stato di cose sono in capo allo Stato e alle sue amministrazioni, centrale e locale.

C’è una legge, la Bossi-Fini, che ha evidenti presupposti razzisti, che ha reso un reato l’immigrazione clandestina e non sanziona penalmente l’utilizzazione al nero (lo sfruttamento spesso bestiale) di manodopera immigrata.

A Rosarno e dintorni, come in altre località calabresi e siciliane, ci sono centinaia di immigrati, che nei periodi caldi della raccolta dell’uva, delle arance, delle olive, delle mandorle, dei pomodori lavorano nelle campagne per cifre ridicole. Più di otto ore in una giornata per 20, 25, 30 euro al massimo. Su questi ridicoli guadagni si beccano una tangente i soprastanti che li ingaggiano, legati alle ‘ndrine o alle cosche. Un documento di denuncia di Italia-razzismo, anch’esso pubblicato oggi su “l’Unità” parla giustamente di un “lavoro semi-schiavistico e, talvolta, schiavistico in senso proprio (controllo “militare” sull’attività svolta, organizzazione gerarchica, trasferimenti coatti, punizioni crudeli)”, sottordinato ad una potente organizzazione criminale. E cita, come del resto fa Loiero, l’episodio accaduto poco più di un anno fa nel dicembre 2008 proprio a Rosarno ove, dopo una “spedizione punitiva” simile a quella dell’altro ieri, gli immigrati africani protestarono pacificamente, presentando un esposto alla Questura.

Il governo Berlusconi e il ministro Maroni oggi non trovano niente di meglio che mettere tutto l’accaduto a carico dell’immigrazione clandestina e trasferire circa trecento immigrati nel Centro di identificazione ed espulsione di Crotone. Ma è possibile che carabinieri, polizia, finanza da allora non abbiano mai visto il traffico di braccia che avviene in quelle zone? Oppure sono la Questura, la Prefettura, cioè, direttamente o indirettamente, il governo ad assecondare le loro timidezza, ad indicare altre priorità a lasciare che restino chiusi occhi e orecchie? Per non parlare di un altro pezzo di Stato: la magistratura. Nessun Pm sembra avere qui approfittato dell’indipendenza dal governo che ancora c’è, per iniziare indagini serie a partire dall’esposto di cui si è detto e dalle tante e forti denunce giornalistiche, per spingere le stesse forze dell’ordine, neghittose per indolenza governativa, a un’azione contro il nuovo schiavismo. Niente di strano: già le indagini di De Magistris lasciavano intuire che nella magistratura calabra, per quieto vivere o per inclinazione alla corruttela, i peccati di omissione erano gravi e frequenti.

Insomma le colpe dello Stato, inteso come legislativo, esecutivo, giudiziario, sono evidenti e a Loiero non si può dar torto. E’ tuttavia “j’accuse” del “governatore”, un tempo grande amico di Mastella e come lui uomo “di mondo”, ha più di una debolezza intrinseca.

Primo. E’ difficile credere che la Regione da lui guidata abbia davvero fatto tutto il possibile per combattere la vergogna dello schiavismo ed è ridicolo citare in questo momento i complimenti di Wim Wenders per l’accoglienza e l’integrazione degli immigrati in alcuni paesi della Calabria.

Secondo. Non sono tutti appartenenti alla ‘ndrangheta militare quelli che si giovano del lavoro sottopagato degli immigrati: ci sono tante brave persone, tanti piccoli e medi proprietari e imprenditori agricoli per esempio, che sanno perfettamente di retribuire pochissimo il lavoro degli stagionali e di utilizzare gli “uomini d’onore” come ufficio di collocamento. E’ verosimile che il parroco dica che “non è peccato” o che costoro da se stessi si assolvano, dicendosi che altrimenti non ce la farebbero a mantenere la famiglia. E’ una giustificazione indecente. Loiero dovrebbe prendere nettamente le distanze dai comportamenti di chiunque dallo sfruttamento degli immigrati ci “guadagni” e proporre altre soluzioni per chi eventualmente non ce la faccia a sopravvivere. Dovrebbe farlo, anche se gli dovesse costare qualche voto.

Terzo. E’ a limite del criminogeno affermare: “Razzismo no, non ne vedo. O ne vedo come ovunque”. Dipenda da malafede (i voti non puzzano) o da cecità non importa. Ma il Loiero, che dice di aver visitato i luoghi ove vivono gli immigrati e di averli trovati “una vergogna”, sa perfettamente che molte abitazioni funzionali nella sua Regione sono vuote e sfitte per via dell’emigrazione e che non le si affitta ai “negri”, come un tempo a Milano non affittavano ai “terroni”. Sa perfettamente che ci sono altri suoi corregionali che di questo razzismo (io non trovo altra parola) approfittano. Ha sentito anche lui, infine, le interviste dei suoi corregionali, non necessariamente organizzati nelle “ndrine”, che dicono cose disgustose su “quelli”. Come può un presidente di regione democratico considerare non indignarsi, non stigmatizzare, e considerare tutto ciò quasi normale?

Per queste ragioni considero improponibili i buoni consigli che il governatore rivolge agli immigrati. Non può essere una autorità della Repubblica italiana a dire a chi è sfruttato, segregato, violentato: “Sbagliate a mettere di mezzo cittadini che non hanno alcuna colpa del vostro sfruttamento”. Forse è vero che quella scelta non è la forma di ribellione più efficace, ma hanno il diritto di sbagliare da soli. E comunque non può essere Loiero a stigmatizzarli. Non ha l’autorevolezza politica e morale per farlo.

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