28.1.10

Per il centenario di Andrea Costa (Imola 1851 - Imola 1910). Il socialista da giovane e l'Inno a Satana di Carducci.

Da diverse fonti (prima fra tutte la simpatica biografia di Lilla Lipparini Andrea Costa rivoluzionario, pubblicata da Longanesi, alla cui stesura contribuì Gianni Bosio) ho costruito questo breve ritratto, cui ho aggiunto, come appendice, l'Inno a Satana di Giosuè Carducci.

1. Ritratto del rivoluzionario da giovane
A leggere la testimonianza del quasi coetaneo e grande amico Gaetano Darchini, che come lui abitava nel vicolo Giudei in una casa contigua e il cui manoscritto autobiografico è conservato nella biblioteca comunale di Imola, Andrea Costa era un ribelle fin da ragazzino. A 15 anni, nel 1866, aveva tentato di entrare come volontario tra i Cacciatori delle Alpi dichiarandone 17, ma l'ufficiale arruolatore non gli aveva creduto e gli aveva detto: "Ragazzo, prendi ancora un po' di latte e poi andrai con Garibaldi". Darchini ricorda l'influenza su di lui del professore di fisica al ginnasio, un esemplare di "materialista volgare", tipico dell'età del positivismo: "Costui non riconosceva leggi morali: esistevano solo le leggi della materia. Il pensiero? Un semplice movimento del cervello per l'afflusso di un po' di sangue. Le religioni? Invenzioni della paura o degli impostori. I credenti? Un branco di citrulli. L'uomo? Santo Dio! una scimmia perfezionata... Andrea , che, sui diciassette anni, aveva già il fremito della ribellione, ascoltava rapito l'oracolo e tornava a casa con una voglia matta di comunicare agli altri queste stupefacenti novità. Chi ebbe le primizie del suo apostolato filosofico fui proprio io".
Il padre dapprima lo aveva immaginato prete, a predicare dal pulpito di San Casciano, ma si era ben presto dovuto rassegnare alla sua mancanza di vocazione. Adesso lo voleva avvocato. "Gli avvocati - diceva - con un soldo di pennini, un soldo di carta e uno di inchiostro, si siedono sulla scrivania e stampano quattrini". Ma il giovane Andrea disattese anche questo desiderio paterno. Sognava la rivoluzione e amava le belle lettere. Andò a vivere a Bologna per seguire da studente "libero", cioè non regolarmente iscritto, le lezioni di letteratura. Smilzo, bassetto, lievemente baffuto, occhialuto, seguiva un po' in disparte le lezioni di un professore dalla lunga chioma, Giosuè Carducci. Ad Andrea piacevano le sue lezioni e a costui non dispiacevano i saggi di scrittura di quello che chiamava "il romagnolino". Ma per il giovane Costa il vero Carducci era nella sua poesia. Gli piacevano le sue odi populiste e, ancor più, amava l'anticlericale Inno a Satana. Darchini racconta:"Dopo un anno di università a Bologna mi torna a casa più ribelle di prima e comincia a parlarmi di un certo Carducci, suo professore di letteratura, e poi, come una fanfara mi fa tuonare nell'orecchio l'Inno a Satana. A dire il vero lui ci capiva poco, e io un po' meno; ma che importa? Così in confuso, tutti e due si capiva che trattavasi del diavolo, e per noi allora ce n'era d'avanzo".

2. L'Inno a Satana di Giosuè Carducci

A te, de l'essere

Principio immenso,

Materia e spirito,

Ragione e senso

-

Mentre ne' calici

Il vin scintilla

Sì come l'anima

Ne la pupilla;

-

Mentre sorridono

La terra e il sole

E si ricambiano

D'amor parole,

-

E corre un fremito

D'imene arcano

Da' monti e palpita

Fecondo il piano;

-

A te disfrenasi

Il verso ardito,

Te invoco, o Satana,

Re del convito.

-

Via l'aspersorio,

Prete, e il tuo metro!

No, prete, Satana

Non torna in dietro!

-

Vedi: la ruggine

Rode a Michele

Il brando mistico,

Ed il fedele

-

Spennato arcangelo

Cade nel vano.

Ghiacciato è il fulmine

A Geova in mano.

-

Meteore pallide,

Pianeti spenti,

Piovono gli angeli

Da i firmamenti.

-

Ne la materia

Che mai non dorme,

Re dei i fenomeni,

Re de le forme,

-

Sol vive Satana.

Ei tien l'impero

Nel lampo tremulo

D'un occhio nero,

-

O ver che languido

Sfugga e resista,

Od acre ed umido

Pròvochi, insista.

-

Brilla de' grappoli

Nel lieto sangue,

Per cui la rapida

Gioia non langue,

-

Che la fuggevole

Vita ristora,

Che il dolor proroga,

Che amor ne incora.

-

Tu spiri, o Satana,

Nel verso mio,

Se dal sen rompemi

Sfidando il dio

-

De' rei pontefici,

De' re cruenti;

E come fulmine

Scuoti le menti.

-

A te, Agramainio,

Adone, Astarte,

E marmi vissero

E tele e carte,

-

Quando le ioniche

Aure serene

Beò la Venere

Anadiomene.

-

A te del Libano

Fremean le piante,

De l'alma Cipride

Risorto amante:

-

A te ferveano

Le danze e i cori,

A te i virginei

Candidi amori,

-

Tra le odorifere

Palme d'Idume,

Dove biancheggiano

Le ciprie spume.

-

Che val se barbaro

Il nazareno

Furor de l'agapi

Dal rito osceno

-

Con sacra fiaccola

I templi t'arse

E i segni argolici

A terra sparse?

-

Te accolse profugo

Tra gli dèi lari

La plebe memore

Ne i casolari.

-

Quindi un femineo

Sen palpitante

Empiendo, fervido

Nume ed amante,

-

La strega pallida

D'eterna cura

Volgi a soccorrere

L'egra natura.

-

Tu a l'occhio immobile

De l'alchimista,

Tu de l'indocile

Mago a la vista,

-

Del chiostro torpido

Oltre i cancelli,

Riveli i fulgidi

Cieli novelli.

-

A la Tebaide

Te ne le cose

Fuggendo, il monaco

Triste s'ascose.

-

O dal tuo tramite

Alma divisa,

Benigno è Satana;

Ecco Eloisa.

-

In van ti maceri

Ne l'aspro sacco:

Il verso ei mormora

Di Maro e Flacco

-

Tra la davidica

Nenia ed il pianto;

E, forme delfiche,

A te da canto,

-

Rosee ne l'orrida

Compagnia nera,

Mena Licoride,

Mena Glicera.

-

Ma d'altre imagini

D'età più bella

Talor si popola

L'insonne cella.

-

Ei, da le pagine

Di Livio, ardenti

Tribuni, consoli,

Turbe frementi

-

Sveglia; e fantastico

D'italo orgoglio

Te spinge, o monaco,

Su 'l Campidoglio.

-

E voi, che il rabido

Rogo non strusse,

Voci fatidiche,

Wicleff ed Husse,

-

A l'aura il vigile

Grido mandate:

S'innova il secolo,

Piena è l'etate.

-

E già già tremano

Mitre e corone:

Dal chiostro brontola

La ribellione,

-

E pugna e prèdica

Sotto la stola

Di fra' Girolamo

Savonarola.

-

Gittò la tonaca

Martin Lutero;

Gitta i tuoi vincoli,

Uman pensiero,

-

E splendi e folgora

Di fiamme cinto;

Materia, inalzati;

Satana ha vinto.

-

Un bello e orribile

Mostro si sferra,

Corre gli oceani,

Corre la terra:

-

Corusco e fumido

Come i vulcani,

I monti supera,

Divora i piani;

-

Sorvola i baratri;

Poi si nasconde

Per antri incogniti,

Per vie profonde;

-

Ed esce; e indomito

Di lido in lido

Come di turbine

Manda il suo grido,

-

Come di turbine

L'alito spande:

Ei passa, o popoli,

Satana il grande.

-

Passa benefico

Di loco in loco

Su l'infrenabile

Carro del foco.

-

Salute, o Satana,

O ribellione,

O forza vindice

De la ragione!

-

Sacri a te salgano

Gl'incensi e i voti!

Hai vinto il Geova

De i sacerdoti.

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