15.2.10

Dinanzi a un aquilotto. Il giovane Trockji (di Anatolij Lunacarskij)

Trockij entrò nella storia del nostro partito in modo inaspettato, ma vi ebbe subito un posto importante. Aveva iniziato una attività politica di socialdemocratico sui banchi di scuola e venne esiliato non ancora diciottenne. Riuscì a fuggire dal confino. Fece parlare di sé per la prima volta presentandosi al II Congresso del partito, in cui si verificò la scissione. Trockij fece impressione per la sua eloquenza, per la sua cultura, notevoli per un giovane, e per la sua sicurezza. Sul suo conto si raccontava un aneddoto (probabilmente non vero, ma caratteristico) secondo il quale Vera Ivanovna Zasulic, dopo aver conosciuto Trockij, aveva esclamato con la consueta irruenza, alla presenza di Plechanov: “Quel giovanotto è senza dubbio un genio”, al che Plechanov, lasciando la riunione, aveva risposto (parlando nell’orecchio a qualcuno): “Questo a Trockij non lo perdonerò mai”.

Che Plechanov non amasse Trockij è vero: ma secondo me non certo a causa del giudizio della Zasulic, bensì perché durante il II Congresso Trockij lo aveva attaccato in termini molto vivaci e senza complimenti. In quell’epoca, negli ambienti socialdemocratici Plechanov si riteneva un’autorità indiscutibile, una persona alla quale anche gli estranei con idee politiche contrarie si presentavano a capo scoperto: una simile sfrontatezza da parte di Trockij non poteva non farlo infuriare. Certo il Trockij di quel periodo non era immune da una buona dose di presunzione giovanile. A causa della sua giovane età nessuno lo prendeva molto sul serio, ma nessuno poteva negare le sue notevoli qualità di oratore, e tutti sentivano di trovarsi dinanzi ad un aquilotto e non a un pulcino.

Da Profili di rivoluzionari, De Donato,1968.

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