15.2.10

Ultimo carnevale. Un racconto di Lalla Falilulela (con una mia postilla)

da http://falilulela.blogspot.com/2010/02/ultimo-carnevale.html un racconto per questi giorni sperabilmente festosi.

Si erano appena sposati e lei non aveva ancora conosciuto i parenti del marito, suocera in testa. Erano partiti subito dopo la cerimonia diretti a quel paesino, poco più di una spruzzata di case a qualche chilometro da Chieti, dove lui, il marito, era nato e cresciuto.

Le prime ombre della sera già si allungavano a lambire i muri quando la loro macchina si fermò e Valeria, intimidita e quasi soffocata di baci e complimenti, venne fatta entrare.

“Non avete fatto festa per il matrimonio, festeggeremo il carnevale e la maschera più bella sarà premiata” le chiese la suocera volteggiandole intorno curiosa. Valeria sorrise scusandosi, poi con sollievo uscì dalla stanza lasciandosi alle spalle quell’atmosfera un po’ soffocante.

Entrò nella camera: sul letto un abito ‘Charleston’ in velluto di seta nero, una cloche che risultò essere della sua misura e scarpine di vernice. Di lato una maschera, nera e avorio come le scarpe.

Eccitata come una bambina, indossò il vestito e si voltò verso lo specchio dell’armadio.

Si guardò percependo una sensazione di estraneità mentre la stanza si animava di presenze furtive, vibravano nell’aria sospiri, mormorii e una risatina di gola gorgogliava alle sue spalle.

Alle sue spalle?

Che sciocca! La stanchezza e l’emozione di quella lunga giornata le stavano giocando un brutto scherzo – pensò, annodando il nastrino di velluto intorno al collo e fermandolo con un bocciolo di rosa color avorio. Troppo stretto le dette una sensazione di soffocamento. Tentò di allentarlo ma riuscì soltanto a stringere ulteriormente il nodo. Le sue mani afferrarono la rosa di tulle. Sentì sotto le dita inturgidirsi i petali, una spina le punse la mano. La rosa si apriva, viva. Viva? Spalancò la bocca cercando l’aria. Il nastro, quasi fosse stretto da mani invisibili, la stava strangolando. Si gettò contro la finestra annaspando con le mani intorno alla gola e, con le ultime forze, la spalancò, sbilanciandosi nel movimento.

Il suo corpo piombò nel cortile senza un grido, mentre il nastro di velluto si scioglieva, roteando libero nell’aria della sera in uno spampanio di petali luccicanti.

Nel salotto il cicaleccio cresceva d’intensità e tutti commentavano, stupiti, la straordinaria somiglianza di Valeria con la bisnonna del marito, morta suicida precipitando dalla finestra, oh mio Dio!, alla vigilia di carnevale alle otto di sera del….

L’orologio a pendolo emise il primo rintocco. Tacquero le voci, mentre altri sette colpi rimbombavano uno dopo l’altro nel silenzio attonito della casa.

Postilla
Il racconto qui pubblicato mi pare un esempio eccellente di "fantastico quotidiano", un tipo di narrazione che ha in Hoffmann l'iniziatore e in Poe il maestro; ma che ha in Italia solo alcune vette (Pirandello, Buzzati, Calvino) e pochi cultori di valore. L'autore, un'autrice credo, ha un'ottima padronanza della tecnica: in un contesto normale, al limite della banalità, insinua gradatamente l'inquitudine fino all'irrompere di una forza misteriosa, insondabile, che invano si tenta di razionalizzare. E' il perturbante, di cui parlava Freud. Ringrazio l'autrice Lalla Falilulela e rimando ancora una volta al suo blog, ove è possibile rinvenire tante altre cose belle e preziose: cronache d'arte e di musica, commenti d'attualità, memorie, addirittura un romanzo a puntate (http://falilulela.blogspot.com) . Il tutto comunicato con grande rispetto, mai imposto battendo i pugni e coprendo le voci degli altri.

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