26.2.10

Gelmini:"A scuola di nucleare". Zaia, Formigoni e Polverini: "Sì, ma non qui".

Ieri una nota della agenzia Dire riferiva di una conferenza stampa di Maria Stella Gelmini, “il più bel culo di Forza Italia” - la definì una volta un cavaliere. “Sul nucleare bisogna fare una corretta informazione, anche nelle scuole” – dice. In particolare “bisogna fare una corretta informazione sui rischi, che sono davvero limitati”. Per questo “insieme al ministro della Salute Fazio – ha continuato – stiamo costituendo un tavolo con esperti di medicina, con il coinvolgimento degli enti di ricerca competenti, per offrire al paese una conoscenza scientifica su questo tema”.

La senatrice Pd, Anna Maria Bastico, commenta: “In scuole dagli edifici fatiscenti, le cui casse sono ridotte sul lastrico, con 25.600 professori in meno e 7.700 alunni in più nelle superiori grazie alla riforma, con classi strapiene e meno ore di lezione, la prima urgenza che si avvertiva era proprio una bella ora di “centrale nucleare”: l’iniziativa annunciata dalla Gelmini è semplicemente sconcertante”. Giusto. E’ altrettanto sconcertante che quel che si vuole non sia una informazione ampia e documentata su un tema difficile e controverso, ma una sorta d’indottrinamento unilaterale sulla base di una “verità di governo”, una “scienza di governo”, una “sanità di governo”. Come nei peggiori anni dell’Urss staliniana.

La campagna pro-nucleare, nella quale la signora Gelmini si è arruolata, non deve però aver convinto i candidati presidente della destra in diverse e importanti regioni. Polverini, Formigoni, Zaia, ma anche Caldoro in Campania, invece di convincere i loro elettori potenziali che “il nucleare fa bene”, come garantisce il ministro Fazio di concerto con i suoi esperti, fanno i furbi. Mentre il Governo promulga il decreto sull’individuazione dei siti approvato il 10 febbraio, che mette un bavaglio alle regioni, estromettendole da poteri decisionali in materia di localizzazione dei siti nucleari, vanno raccontando che le loro regioni non hanno bisogno del nucleare. E lo fanno mentre accettano senza fiatare i piani del governo. Insomma, dicono una cosa prima delle elezioni, pronti a farne un’altra dopo. Greenpeace, attraverso Andrea Lepore, responsabile della campagna contro il nucleare ha notato un’ulteriore bizzarria. 18 regioni hanno votato ordini del giorno contro il piano nucleare; in Veneto e Lombardia sono a favore. Ma i candidati delle maggioranze nucleariste strizzano l'occhio al popolo: “sì, ma non da noi”. La Polverini addirittura ha esordito in campagna elettorale dicendo che "sul nucleare non possiamo tirarci indietro"; ma ora anche lei dice “sì, ma non nel Lazio”. E dove allora?

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