30.3.10

Dall'Almanacco Bompiani 1938. Aneddotica pirandelliana.

A Luigi Pirandello venne interamente dedicato l'almanacco Bompiani del 1938, l'anno successivo alla sua scomparsa. Lo compilarono, insiema all'editore e, nel ruolo di grafico, al pittore Bruno Munari, Corrado Alvaro, Raffaele di Muro, Stefano Landi, Guido Piovene, Mario Robertazzi e Cesare Zavattini. Spigolando ho recuperato tre brevi aneddoti.

La sera del Premio Nobel

Allorché tutti i giornalisti furono usciti, i nipoti del Maestro fecero irruzione nello studio. Il più grandicello si avvicinò al Nonno, e con l’aria di chi ha ormai capito il motivo dell’insolito movimento nella casa, domanda:

- Bisogna mettere la bandiera al balcone?

- No.

- E perché – domanda il bambino.

- Perché mica hanno dato a tutti il premio – risponde Pirandello accarezzandolo. – Qualche vicino potrebbe lamentarsi.

In Sud America

Nell’ultimo viaggio in America Latina, Pirandello fu avvicinato da un operaio. I giornalisti non riuscivano a spiegarsi chi fosse lo sconosciuto. E il Maestro spiegò poi ch’era un operaio emigrato che aveva voluto accertarsi che anch’egli fosse siciliano, conversando con lui nel dialetto della sua terra.

A Parigi

A Parigi ci fu un tempo che Pirandello era popolarissimo. Appena entrava in un caffè o in un teatro, tutti lo riconoscevano: Pirandellò, Pirandellò. Egli sorrideva a codesta luce di gloria col suo sorriso ironico e bonario e passava tra gli sguardi di ammirazione con quel suo passo rapido, la persona un po’ curva, il volto faunesco ombrato dal cappellaccio grigio. Modesto e schivo, come sempre. Ma gli piaceva che il direttore o il portiere d’albergo lo salutassero al suo arrivo, chiamandolo: “Mon cher maitre”. E fu felice come un bambino il giorno che il ragazzo dell’ascensore, richiesto da un cliente chi fosse quel signore dal pizzetto bianco e dalla faccia espressiva come quella di un vecchio hidalgo spagnolo, il “parigot” solennemente rispose “le plus grand ecrivain d’Italie”.

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