23.4.10

Finale di partito. Le convulsioni di Rifondazione in Umbria.


Quanto è accaduto negli ultimi giorni e nelle ultime ore prima nella cosiddetta Federazione della Sinistra dell’Umbria, poi nel Partito della Rifondazione Comunista è l’epilogo, forse inevitabile, di un processo degenerativo. Non è facile ricostruire le cose dall’esterno, tanto sono complicate e tanto contrastanti appaiono i racconti dei protagonisti, ma la sostanza è chiara.
Ai dilibertiani è fallito (salvo sorprese del riconteggio ternano) il giochino che sembrano preferire, il “fotticompagno”. Dopo aver piazzato nel listino Carpinelli (la cui popolarità e il cui legame con le masse è commisurato al numero di preferenze ottenute nel listino provinciale, poche decine) speravano di vincere la gara delle preferenze a Terni, ove il medico Mascio gode di un largo giro di estimatori. Carpinelli, eletto nel modo che si è visto, non intende ora far massa con i colleghi rifondaroli e, a quanto si legge, si appresterebbe a farsi un gruppo consiliare in proprio: “Pdci per Marini” o “Pdci per Katiuscia” (meglio il secondo nome, ha un sentore di Unione Sovietica e di Armata Rossa).
Rifondazione è nel marasma. Goracci e Stufara vorrebbero tornare nella giunta regionale di cui, in tempi diversi (il primo con Bracalente, il secondo fino a ieri l’altro con la zarina detronizzata), hanno già fatto parte. Ma nessuno dei due vuole rinunciare al seggio di Consigliere regionale, facendo l’esterno e lasciando il posto ad altri. Perché? Credo che non si tratti tanto dei mille o duemila euri in più (che pure contano), ma della consapevolezza che il loro partito è provvisorio, che provvisorie sono le coalizioni e che dalla giunta si può essere cacciati in qualsiasi momento.
Vinti avrebbe fatto la figura di un gigante della politica, se avesse corrisposto al vero la proposta che gli si attribuiva e che si pensava stesse dietro alla trovata (di tipo presidenzialista e perciò teoricamente estranea alla cultura politica del Prc) del divieto di cumulo: quella di un assessore esterno a tutte le beghe locali, un esponente di rilievo del gruppo Abele, un grande intellettuale legato a Perugia, un economista di fama indiscussa. E invece ha fatto una figurina meschinella: ha lasciato che lo proponessero come assessore esterno e non ha rifiutato la candidatura. E questo dopo due legislature da consigliere eletto con il listino.
La discussione svoltasi è apparsa tra l’altro totalmente priva di respiro politico, una zuffa per le poltrone e per nient’altro. Goracci e Stufara si appellano agli elettori che hanno dato loro la preferenza, gli altri ad una utilizzazione più ampia dei quadri. La linea congressuale “Ripartire dal basso a sinistra” è totalmente messa in soffitta: nessuno ha voglia di mollare i privilegi istituzionali. Dopo complicate procedure, un documento votato a maggioranza nell’organo regionale conferma il divieto di cumulo e preannuncia l’indicazione di Vinti. Goracci e Stufara non partecipavano al voto: sono d’accordo contro Vinti, ma non è detto che siano d’accordo tra loro.
Cosa farà la presidente Marini non è dato sapere: seguirà l’indicazione di un partito che può restare senza consiglieri o sceglierà un consigliere che potrebbe rimanere senza partito.
Una figuraccia fanno poi i cosiddetti “vendoliani” rimasti in Rifondazione: Zuccherini sta da una parte, Graciolini ed altri dall’altra.
Come finirà la questione dell’assessorato non so dirlo. So che il partito (una federazione di individui), e non solo in Umbria, è morto. E’ un cadavere. E io, che l’ho fondato con molto entusiasmo insieme a tanti magnifici compagni, sono assai triste. Non per la fine in sé, oramai inevitabile, ma per il fango in cui sprofonda. Mi auguro che almeno i militanti di base, quelli che questa politica non è riuscita a corrompere, conservino la voglia di agire e di lottare. Quanto a me non posso che riandare a un passato lontano, al ricordo di Sergio Garavini, a quel primo statuto che, nonostante i cossuttismi, cercava di evitare il costruirsi di un apparato castale, metteva limiti temporali alle carriere e ai mandati elettivi. Estremistico? Il gioco vero si fa tutto nelle istituzioni? Fate pure, è un gioco che non mi riguarda.

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