7.4.10

Poesie di primavera. A Barcellona nel supermercato e dopo sulla costa (S.L.L.)

Costa Brava, Tossa de Mar

Questa mia poesiola tra il civile e il sentimentale è stata composta nei luoghi indicati dal titolo. Accompagnavo una gita scolastica delle magistrali. Nel grande supermercato c'era un bar e lì ho scritto i primi versi. Il resto è venuto fuori in torpedone, lungo il viaggio di ritorno a Lloret de Mar, ove eravamo alloggiati. 
L'anno dovrebbe essere l'86, quello - credo - del raid Usa contro Gheddafi.(S.L.L.)
Agave

Piccolo è il mondo, dice una ragazza.
Piccolo e uguale è il mondo.
O Francia o Spagna lo stesso paese.
I gusti, le abitudini, i vestiti,
i prezzi, poco più poco di meno,
uguali. Nelle crepe delle chiese
identico nerume.

Corre il pensiero a te che sei lontana,
non nello spazio perché breve è il tratto
che, superando mari e fiumi e monti,
separa o giunge le nostre figure,
perché piccolo è il mondo. Ma la mente
tesse altri fili, lunghi, aggrovigliati,
che fissano distanze artificiali.

Voglio vestire a nuovo la speranza,
quella di sempre, piccola e incompresa,
che non sente ragioni e non s’arrende
all’evidenza mai,
che s’alimenta delle sue sconfitte.
Voglio prenderle a prestito i colori
forti di questa terra,
il rugginoso di certe montagne,
l’azzurrità del cielo,
il giallo e il rosso delle bandierine,
il verde degli ulivi
e tutti i toni del mediterraneo,
che d’un torbido chiaro sulla riva
sempre più s’incupisce
per strati sovrapposti.
E voglio profumarla degli aromi
mediterranei, cedro, limoncello,
del mandorlo fiorito di Provenza
e di Sicilia, origano e pistacchio.

Qui sulle terre dell’antico mare
son colori che gridano nel cielo
e nei mercati grida
che dipingono in aria
scherzi di fuoco
multicolori, ruote esilaranti
e fontane esplosive.
Qui c’è il gesto eccessivo,
il parlare sguaiato
e l’occhio marpione del mercante,
nei più maturi almeno.

Su “La Vanguardia” notizie di guerra
ed una mappa dell’antico mare
punteggiata di missili, di navi,
a stelle e strisce, a falci ed a martelli.
Muammàr è pazzo, ma è nostro fratello;
come Moshé Dayan ha respirato
la salsedine intensa onde s’impregna
il pane, il vino, l’olio,
la sabbia dei deserti.
Forse è un colpo di sole e noi fratelli
pezzuole inumidite
d’acqua gelata di pozzi profondi
dolcemente sul capo poggeremo
finché cessi il delirio.
Ci sono sempre state teste calde
sulle rive di quest’antico mare,
ma l’arte di arrangiarsi,
di vendere e comprare
generarono pace e tolleranza
ancora prima che si conoscesse
la parola per dirle.
E nacque qui la legge.
Fuori dal mare nostro,
barbarie contrapposte.

Questo è canto d’amore. L’hai capito?
A te che sei per me mediterraneo,
a te che io vorrei riconciliata,
riunita alle radici,
che vorrei in pace come questo mare.
A costa delle strade son palmizi
e fichi d’India come là in Sicilia,
agavi tutte verdi
o con la fascia bianca,
come tendaggi in case di campagna.
Di questi tempi i padri
celebravano in riti multiformi
la vita che riemerge dagli abissi.
Risorge Cristo, risorge Primavera,
Adone e Mitra, con il suo signore
Israele fa pace. Tu che aspetti?

Da Melogrammi, raccolta inedita.

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