14.4.10

A proposito dei Sem Terra. Un discorso di Stédile con il commento di Edoarda Masi.

Da "L'ospite ingrato", la rivista on line del Centro studi Franco Fortini, ho ricavato i testi che seguono.
Il primo è il discorso, breve ed efficace, tenuto all'inizio dell'anno scorso nella giornata di chiusura del XIII Incontro Nazionale del MST (24 gennaio 2009) da João Pedro Stédile al Congresso dei Sem Terra, tenuto in uno dei più grandi "assentamenti", cioè "nuovi insediamenti rurali", conquistati dalla lotta dei contadini brasiliani, nell’Assentamento Novo Sarandi - Fazenda Annoni, nel Rio Grande do Sul.
Il secondo è il commento di Edoarda Masi, grande sinologa, a suo tempo redattrice dei "Quaderni piacentini", una delle più belle intelligenze (ed inquietudini) che accompagnarono il 68, un pensiero che non cessa di penetrare criticamente il presente per cercare un avvenire di uguaglianza e libertà per tutti. Si può non essere d'accordo con l'uno e/o con l'altra: io, per esempio, continuo avere più di un dubbio sulla nozione di "impero", divulgata tra gli altri da Toni Negri; ma penso che il movimento di Stédile sia una cosa assai importante e penso che le intuizioni di Masi sui nuovi caratteri dello sfruttamento siano da approfondire. Sul tema, accennato da Edoarda Masi, del movimento dei kibbutz, ucciso nella sua sostanza socialista e comunitaria dal nazionalismo israeliano, si possono vedere in questo stesso blog i seguenti post:
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In questi 25 anni, compagne e compagni, abbiamo sottratto al latifondo 14 milioni di ettari, una quantità di terra maggiore del territorio dell’Uruguay. In questi anni abbiamo assentato migliaia di famiglie. In questi anni abbiamo costruito centinaia di scuole nei nostri assentamenti, abbiamo costruito decine di cooperative, ma tutto questo è statistica. La cosa più importante che abbiamo costruito, in questi 25 anni, è il fatto che il povero, quando entra nel MST, smette di camminare a testa bassa e acquisisce la dignità di cominciare a pensare con la propria testa, di organizzare i propri compagni e di portare avanti la lotta.

La dignità è il minimo che si può chiedere ad un essere umano per acquisire la coscienza necessaria al fine di scoprire la causa dei propri problemi e di rendersi conto che bisogna lottare uniti con gli altri che hanno gli stessi problemi. Ora stiamo vivendo una nuova fase, abbiamo passato molti anni lottando solo contro il latifondo, perché pensavamo e pensiamo che il latifondo sia la causa della povertà e della diseguaglianza nelle campagne. Ma negli ultimi anni il capitalismo si è trasformato. Ha smesso di essere il capitalismo industriale, ed è passato nelle sfere del dominio del capitale finanziario. Che cosa ha causato questo? Ha causato una profonda trasformazione nella struttura della produzione agricola in tutto il mondo e nel nostro paese.

Adesso, come frutto di questo nuovo dominio del capitale finanziario, chi controlla indirettamente la terra, la produzione, le sementi e le ricchezze agricole sono le grandi imprese transnazionali, ed è per questo che la lotta per la riforma agraria è diventata più difficile. Perché noi adesso ci stiamo scontrando con il potere dell’impero, il potere del capitale mondiale che, con le sue imprese come tentacoli, viene sul nostro territorio per sfruttarci controllando la produzione e dei nostri strumenti, dei fertilizzanti delle macchine, dei pesticidi, delle sementi, controllando il commercio, definendo i prezzi dei prodotti. Adesso, questo nuovo scenario del capitalismo nelle campagne ha prodotto il modello dell’agrobusiness, il cui principale interesse è produrre lucro e non cibo.

L’agrobusiness rappresenta un modello che vuole organizzare la produzione nella logica della monocultura di grandi estensioni di terra, e la monocultura di grandi estensioni di terra necessita di alte dosi di veleno, che è l’unica modo di uccidere la biodiversità e di proteggere solo il mercato che garantisce ai capitalisti il profitto. Questo modello tecnologico della monocultura e degli OGM produce profonde alterazioni dell’ambiente, perché squilibra la natura e la biodiversità, poiché capitalisti vogliono guadagnare soldi dai loro prodotti. Questo modello è fallito! Non ha futuro, poiché ogni volta di più soffriamo a causa degli alimenti contaminati. Il veleno non è biodegradabile, distrugge il suolo, contamina l’acqua e finisce nel tuo stomaco e si trasforma in malattia. Pertanto non ha futuro. È una vergogna che molti governanti, che stanno nel governo Lula, continuano a fare propaganda dell’agrobusiness, c’è da vergognarsi perché l’agrobusiness è sinonimo di morte, della morte della biodiversità, della morte degli alimenti salutari, della morte della nostra acqua.

Questo modello ci ha portato nuovi nemici, le banche, le corporation, le multinazionali, i pacchetti tecnologici, per questo è più difficile avanzare nella riforma agraria, perché adesso siamo in un’altra fase. Non si tratta più, dunque, di occupare una fazenda qui o là, questo è importante, ma è sicuramente insufficiente. Per questo è importante la vittoria, molto emblematica, che abbiamo ottenuto nel Parana contro la Sygenta3, espellendo dal Parana la Sygenta che stava producendo semi transgenici contro la legge, multata dalla IBAMA, a pochi metri dal Parco Nazionale di Iguazù. Ma fu necessario che la Via Campesina4, occupasse più di otto volte quell’area per creare una correlazione di forze sufficienti in quello Stato per far sì che il governo intervenisse per espropriare quella terra e trasformarla in un centro agro-ecologico. Forse, nel Parana, negli ultimi dieci anni, questa vittoria contro la Sygenta è stata la vittoria più importante che il nostro movimento ha ottenuto in questa lotta per un nuovo modello agricolo; ed è per questo, Olivio Dutra5 che la Brigata Militare, come cane da guardia del capitale, sta qui a sorvegliarci ed ha anche mobilitato un battaglione antisommossa, laggiù, per proteggere l’area della Monsanto. Loro sanno chi sono i loro amici e chi devono proteggere. Che cosa succede adesso? La lotta si fa più difficile.

Noi abbiamo una proposta alternativa di riforma agraria che adesso chiamiamo “riforma agraria popolare”. Una riforma agraria che va al di là della semplice distribuzione della terra. Una riforma agraria che combina la necessità di creare cooperative, di introdurre le piccole agroindustrie rurali, invece delle grandi industrie multinazionali come la Nestlè, la Parmalat… Una riforma agraria che si preoccupa, in primo luogo, di produrre alimenti, cibo salubre. Una riforma agraria che ha l’obiettivo di preservare i semi naturali in quanto eredità del nostro popolo. Una riforma agraria che sia combinata necessariamente con la scolarizzazione e l’educazione, affinché tutti i contadini, giovani ed adulti, possano avere accesso alla conoscenza scientifica.

Questa riforma agraria che noi chiamiamo popolare, è il modello alternativo che i contadini stanno costruendo in tutto il mondo, contro l’agrobusiness, ma è più complicato implementare che semplicemente espropriare il latifondo e dividere la terra, perché i nemici sono più forti. Così, se da un lato la riforma agraria è diventata più complessa, considerando il punto di vista dei nostri nemici, per un altro verso questa porta una contraddizione benefica, per la classe operaia e per i contadini.

La riforma agraria popolare non potrà essere realizzata solo dai sem terra, questa potrà realizzarsi solo se ci saranno cambiamenti nel modello neoliberale. Ed il cambiamento del modello economico è possibile in Brasile solo se noi ci uniamo con tutti gli altri. Con tutte le organizzazioni sindacali, con tutti i partiti di sinistra, con tutti i militanti che vogliono cambiare il paese. È questo che può creare una forza popolare necessaria e sufficiente per scontrarsi con il neoliberalismo, e che allo stesso tempo apra gli spazi affinché noi nelle campagne possiamo organizzare un altro modello agricolo, che è la nostra riforma agraria popolare.

Adesso sta arrivando la crisi, come molti hanno detto, la crisi non è buona per nessuno, la crisi va sempre ad attaccare i più poveri. Ma come ci hanno spiegato Marx e Lenin, essa apre spazi di contraddizione e noi dobbiamo approfittare di questa opportunità. L’opportunità è data dal fatto che la classe lavoratrice deve unirsi, per approfittare di questa fragilità che il capitale manifesta, ed invece di perdere diritti con politiche conciliatorie, avanziamo per sconfiggere l’oppressione del modello capitalista. Ovviamente è molto difficile perché il popolo brasiliano si trova ancora nel periodo di declino del movimento di massa. Ma Lenin ci dice, nella sua esperienza russa, che a volte il popolo apprende in venti giorni ciò che ha dimenticato durante venti anni. Ed il segreto affinché il popolo apprenda rapidamente sta nella lotta sociale. Per questo siamo soddisfatti. Noi non stiamo cercando avanguardie di nessun genere, ma siamo soddisfatti che il movimento operaio e sindacale si stia risvegliando e sia disposto a tornare in piazza per lottare contro il capitalismo. È per questo che staremo in guardia, aspettando che la classe operaia ci dica cosa fare. Possono contare su di noi per quello che verrà!

È giusto o no!?

- Sììììì!

Infine, anche per loro e per quello che ci concerne, ci siamo presi un impegno, non abbiamo bisogno di molti discorsi, come militanti della riforma agraria, con La Via Campesina ed il MST, possiamo solo promettere che continueremo la lotta.

- (Giuramento di tutti i presenti) Noi promettiamo di lottare sempre a lato del popolo brasiliano!- Viva l’MST! (Joao Pedro Stédile)

Sul discorso di João Pedro Stédile

Nell’intervento di João Pedro Stédile al recente Incontro Nazionale del MST sono chiaramente espresse alcune verità, ormai evidenti a chiunque non tema di aprire gli occhi: in primo luogo, la connessione fra le lotte nel campo dell’agricoltura – oggi direttamente dominata dal capitale – e la necessaria resistenza, da parte del lavoro in ogni suo settore (incluso quello dei “lavoratori della conoscenza”) contro il dominio esercitato dallo stesso capitale nelle forme attuali. L’agribusiness si vale dei medesimi meccanismi – a partire dal sistema dei brevetti – utilizzati dalle imprese transnazionali nel campo della produzione scientifica e culturale. Il collegamento oggettivo può essere la base della riunificazione del lavoro, attualmente frantumato. Non solo, ma il riferimento all’agricoltura trasforma la mozione ecologista (per la salvezza della vita sul pianeta) da velleità moralistica in contenuto concreto della lotta di classe.

Leggiamo l’invito di Stédile per “… Una riforma agraria che si preoccupa, in primo luogo, di produrre alimenti, cibo salubre. Una riforma agraria che ha l’obiettivo di preservare i semi naturali in quanto eredità del nostro popolo. Una riforma agraria che sia combinata necessariamente con la scolarizzazione e l’educazione, affinché tutti i contadini, giovani ed adulti, possano avere accesso alla conoscenza scientifica.” È il richiamo a un’ipotesi di socialismo, radicale come quella che era stata dei Kibbutz ma esente dalla contraddizione interna (il nazionalismo, il disprezzo per un altro popolo) che finì per annientare quel magnifico progetto.

Nella presente contingenza, quando sembra esaurita la fantasia creatrice dell’opposizione, è forse il caso di cominciare a recuperare i contenuti di quelle ipotesi del passato per tentare vie realmente nuove (escluso il vacuo “cambiamento”). È quanto ci suggeriscono i contadini brasiliani. (Edoarda Masi, 21 marzo 2009)

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