27.5.10

In Sicilia negli Anni Cinquanta. Contributo alla biografia di Raniero Panzieri.

Pucci Saja e Raniero Panzieri, Messina 1949

“E’ la mia vita e non mi lamento”
Palermo, 18-9-1951
Carissima Pucci,
ti sono davvero molto grato della tua lettera, mi ha aiutato a lavorare in questi giorni che sono stati e sono molto duri. Qui a Palermo abbiamo messo in moto una macchina che, con una certa mia meraviglia, è assai sensibile alla spinta. E ora ci troviamo a dover imbrigliare i troppo numerosi spiritelli che abbiamo noi stessi suscitato. Nelle sezioni erano ormai rassegnati a concepire e a subire tranquillamente l’assoluta inerzia della Federazione. Ma appena ci siamo fatti vivi, con spirito di Partito e di lotta, è stato come se crollasse una diga. Tutti si sono messi a reclamare, e non solo per le necessità urgenti di oggi, ma per quelle passate, credo di diversi anni. Intanto in Federazione metà del lavoro deve essere dedicato al “superamento” delle periodiche crisi dei giovani intellettuali – che sono tuttavia l’unica forza di spinta a disposizione. Dunque la Feder. è un piccolo mondo in formazione, con tutti i relativi tumulti, spostamenti geologici, vapori, calori ecc.
Ma a questo aggiungi che un altro ben disturbato vespaio è ora il lavoro regionale – la svolta da imprimere per la diffusione dell’Avanti!, la partecipazione alle lotte contadine, Lercara e Trabonella (Lercara e Trabonella, vicino a Caltanissetta, erano sede di miniere ove s’era appena concluso un lungo vittorioso sciopero degli zolfatari n.d.r.), le corrispondenze al giornale, lo smistamento del medesimo… E sai che qui dirigere significa, se non fare materialmente, controllare di presenza fisica tutto e tutti, il che alla fine è più stancante anche perché moralmente esasperante.
Dopo tutto il rovinio della giornata, che però si chiude con significative riunioni di critica e di autocritica, le lettura della gramm tedesca (è la bozza di un testo di grammatica che la moglie di Panzieri, docente all’Università di Messina, stava componendo n.d.r.) si svolge in mezzo a spesse nebbie. E ti assicuro che il pensiero continuo di te in mezzo a tutti i terribili pasticci finisce per chiudermi ogni riposo. Con tutto ciò, è naturale, non mi lamento affatto. E’ la mia vita. Domattina e poi giovedì vado a Lercara. Domenica a Caltanissetta. Appena posso, scapperò da voi. Ti abbraccio, con Susanna.
Raniero
Raniero, Pucci e Susanna, Palermo 1951

Nota
Raniero Panzieri fu eletto segretario regionale del Partito Socialista Italiano in Sicilia nel 1951. Rimase in carica fino al 1955, benché dal 1953 avesse lasciato Palermo per Roma (ove la Direzione del partito lo aveva designato responsabile della sezione Stampa e Propaganda) e avesse affidato il ruolo di guida effettiva dei socialisti siciliani al suo vice, Libero Lizzadri.
In Sicilia Panzieri era arrivato a 28 anni, scelto come incaricato della cattedra universitaria di Filosofia del diritto all’Università di Messina, su indicazione del filosofo marxista Galvano Della Volpe. Anche la moglie, Giuseppina Saja (Pucci), aveva un incarico nella stessa Università come docente di Lingua tedesca. Si era collegato subito all’organizzazione del partito. L’allora segretario della federazione di Messina del Psi, Antonino Lo Giudice, così si esprime in una lettera al biografo di Panzieri, Stefano Merli, poi pubblicata in Sinistra socialista messinese (1956-1972): “A differenza di altri “dotti” del Partito, che predicavano molto realizzando ben poco, sempre restando in una sfera inaccessibile per i compagni operai, Raniero Panzieri in poco tempo riuscì a comprenderli e a fraternizzare con loro. La sua presenza veniva richiesta dappertutto: in città e in provincia […]. Faceva di tutto: l’organizzatore, il propagandista, il moderatore, il pungolo che ci costringeva tutti a una maggiore attività”.
Il 1950 fu un anno di durissime lotte contadine, che si svilupparono con particolare durezza nelle province di Palermo e di Messina, in sintonia con le regioni dell’Italia meridionale. Quelle lotte, salvo qualche accenno nel quotidiano “fiancheggiatore”, “L’Ora” di Palermo, venivano ignorate dalla stampa comunista, mentre erano valorizzate sia dall’ “Avanti!” che da “La verità”, organo della Federazione del Psi di Palermo. Solo nel 1980, dal libro di Pio La Torre Comunisti e movimento contadino in Sicilia, verrà reso noto un documento illuminante, il verbale del Comitato regionale siciliano del Pci tenutosi a Palermo tra il 17 e il 19 novembre 1950. Durante quella riunione le agitazioni e le occupazioni del marzo furono aspramente criticate e il suo principale animatore e ispiratore nel Pci, Pancrazio De Pasquale, venne estromesso dalla direzione del Pci di Palermo, costretto all’autocritica e trasferito a Genova.
Pio La Torre a quelle lotte aveva attivamente partecipato e in conseguenza di esse aveva scontato un anno e mezzo di carcere, dall’11 marzo 1950 al 23 agosto 1951. Panzieri, dal canto suo, lascerà tra le sue carte un appunto del 1950 in cui parla del movimento contadino come “il punto di Archimede”, cui si attribuisce un carattere “non solo spontaneo ed economico”, ma “di rivoluzione democratica”. Un italianista di origine siciliana, messinese, poi professore universitario a Perugia, Pasquale Tuscano, in gioventù socialista impegnato, ha raccontato dello stretto controllo, al limite del pedinamento poliziesco, che l’apparato del Pci aveva posto in atto sull’attività di Raniero Panzieri nei primi mesi dl 1950. In quell’anno veniva realizzato l’inserimento di Panzieri nei ranghi del gruppo dirigente regionale del Psi, che comportava, fin dall’estate, il trasferimento a Palermo e poi la rinuncia all’insegnamento. La valorizzazione di Panzieri nel gruppo si sarebbe completata nel 51 con l’elezione a Segretario regionale e con l’ingresso nel Comitato centrale e nella Direzione durante il Congresso nazionale di Bologna. Chi lo propose fu Pietro Nenni che così racconta: “Sono rimasto commosso nell’avvicinare in Sicilia i contadini delle località ove si sono svolte le lotte, sentirmi ripetere il nome di questo giovane professore universitario sempre alla testa dei cortei e il primo a sfidare il fuoco della polizia. Ecco come la cultura si concilia con le lotte dei lavoratori”.
La lettera qui “postata” è ripresa da “il manifesto” che a Raniero Panzieri (ma soprattutto agli anni dei “Quaderni rossi”) dedicò il supplemento monografico “la talpa giovedì” il 15 novembre del 1984. Molte delle informazioni contenute nella presente nota sono tratte dall’ampia cronologia su Panzieri, redatta da Stefano Merli, che correda l’antologia postuma di scritti panzieriani L’alternativa socialista (Einaudi, 1982) e dal volume di Domenico Rizzo Il partito socialista e Raniero Panzieri in Sicilia (1949-1955).

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