Il deputato siciliano del Pd. Angelo Capodicasa ha presentato, già a fine gennaio, una interrogazione al Ministro dell’Interno sul grave caso del Comune di Licata, su cui ci è capitato più volte di dare notizia in questo blog. L’interrogazione raccontava la storia dell’arresto del sindaco Graci, accusato di corruzione aggravata, della successiva liberazione con divieto di residenza e del rifiuto di dimettersi; si concludeva con la richiesta al ministro di informarsi e di fare qualcosa. Finalmente oggi, 8 giugno, il governo si è degnato di rispondere, nella persona della sottosegretaria ai rapporti con il Parlamento, l’avvocata Laura Ravetto di Cuneo, eletta nel Pdl.
Nell’illustrare il suo atto Capodicasa ha aggiornato i pochissimi presenti in aula delle novità: il Consiglio comunale sciolto e sostituito da un commissario ad acta nominato dalla Regione, un viavai di funzionari comunali dal domicilio in esilio del Graci, una “morìa di assessori” determinata dal rifiuto dei licatesi residenti ad accettare la carica. “Sono stati nominati ben 22 assessori e quasi nessuno vive a Licata. Nessuno di loro conosce i problemi della città. Ci sono state diverse manifestazioni di malcontento ad parte dei cittadini” – ha detto il deputato Capodicasa, un dirigente di azienda privata dalla lunga carriera politica.
La Ravetto ha letto la risposta, burocratica com’è sempre in questi casi, ma non senza qualche accento malizioso. Dopo aver esposto il caso e accennato alle indicazioni a suo tempo date al Prefetto la sottosegretaria ha fatto presente come, in un caso analogo, il Governo abbia trovato la via giuridica adatta per rimuovere un sindaco legalmente impossibilitato a risiedere nella città, ma che, invece, il governo della Regione autonoma della Sicilia ha ritenuto con un suo atto, sul finire del 2009, che va bene così, col Sindaco esiliato e gli assessori scelti come capita. Il governo della Regione siciliana, com’è noto, non gode dell’appoggio del Popolo della libertà ufficiale, ma di quello del Partito democratico, sebbene espresso in forma surrettizia. La posizione del Pd siciliano è, infatti, quanto di più ridicolo si possa immaginare: “Noi votiamo la finanziaria, ma solo per appoggiare le riforme. Ci sono due assessori di area Pd, ma li ha scelti Lombardo autonomamente. Lombardo è indagato per rapporti con le mafia, ma noi facciamo finta di niente”. E’ probabile che Capodicasa non sia contento delle scelte del suo partito in Sicilia, ma la Ravetto (o chi le ha scritto la risposta) ha avuto buon gioco nel fargli intendere: “Interroga i tuoi compagni. O come altro si chiamino”.
Capodicasa, un po’ deluso, ha sbottato: “Una risposta così un po’ me l’aspettavo, ma a Licata la situazione economica ed amministrativa è più grave di quanto non si creda e il vicesindaco scelto da Graci, proveniente da Grotte (un altro più piccolo comune dell’agrigentino n.d.r.), non sa quasi nulla della città”. Ed ha accennato poi alle circostanze del mancato sfiduciamento di Graci da parte del Consiglio comunale poi sciolto: un proiettile che arriva per posta al presidente del Consiglio Comunale, consiglieri firmatari della mozione di sfiducia che si dimettono e i cui sostituti votano contro la mozione, altri firmatari che non si presentano o votano contro la loro stessa proposta. Un clima torbido.
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