20.7.10

Che cosa ha veramente detto Vendola.

Mi sono stufato di leggere, di sentire un'infinità di falsità e stupidaggini a proposito della citazione di Carlo Giuliani che Nichi Vendola ha fatto sabato scorso, nel suo discorso alle cosiddette "fabbriche". Anzi mi sono proprio arrabbiato. Si può benissimo a sinistra, e a maggior ragione al centro e a destra, non amare Vendola, contestarne l'ideologia e la prassi, ritenerlo il peggiore dei politicanti; ma non si può e non si deve falsificare quello che ha detto, attaccarsi a una parola decontestualizzata per montare un caso. Ecco perchè, disponendo dall'intervento, scaricato da Radio radicale, mi sono sbobinato, parola per parola, la parte incriminata, quella che avrebbe messo sullo stesso piano Falcone, Borsellino e Carlo Giuliani. E ho deciso di metterla in rete. Così chi vuole potrà criticare ciò che Vendola ha detto e non ciò che alcuni mascalzoni in malafede gli attribuiscono (S.L.L.)

Questo mese è per noi carico di ricordi. Noi domani ricorderemo un 19 luglio di tanti anni fa, del 1992, quando la mafia che si fece Stato portò il tritolo a via D’Amelio e gli uomini del disonore, coperti da pezzi dello Stato, chiusero la partita con Paolo Borsellino, dopo averla chiusa il 23 di maggio con Giovanni Falcone. Che vergogna dopo tanti anni sentire le parole di Cosentino e dei camorristi di governo! Che vergogna in questo paese che ha dimenticato il sangue tornare lì, tornare a inciampare in quelle uova di serpente che furono covate da eversori di ogni tipo, da poteri criminali, con le loro tentacolari ramificazioni dentro i gangli vitali dello Stato e trovarci ancora oggi assediati dalle parole e dalle azioni di una pletora di mafiosi, di massoni deviati, di faccendieri, di affaristi. L’ho detto e lo ripeto, davvero la macchia nera è una bella metafora, è una livida metafora dei tempi nostri, macchia nera di petrolio, macchia nera di una destra anche extralegale, a volte apertamente criminale, che dilaga nell’attualità triste e disperata del nostro paese, che celebra mestamente i suoi centocinquanta anni, non sapendo più da dove viene e dove vuole andare. “Povera Italia!” - cantava Franco Battiato. “Povera Italia!”- ci sentiamo di condividere ogni mattina quella musica e quelle strofe.

Fra qualche giorno ci troveremo a ricordare un altro luglio più recente, quello in cui una generazione appena antecedente ai più giovani tra voi perse l’innocenza, fece i suoi conti con la morte. Ricorderemo i giorni di Genova, del luglio 2001, e Carlo Giuliani, un eroe ragazzino, che era eroe della propria vita difficile, della propria vita amara, del proprio tentativo di collegarsi, di connettersi al resto del mondo, in un’idea di mondo gentile. Eroe, uso questa parola che è molto inflazionata mettendoci tante virgolette. Siamo circondati nel nostro tempo da eroi che significano una concezione della vita e della società che io trovo angosciante. Eroi del nostro tempo sono i Fabrizio Corona, i Lele Mora, le veline, esempi di quella antropologia berlusconiana che è stata il compimento di un’Italia che ha perso progressivamente memoria della sua decenza, che ha smarrito la propria cultura antifascista e repubblicana e si è trovata dentro una narrazione spiazzante per molti di noi.

Dobbiamo ricordare. Dobbiamo ricordare perché dobbiamo collocare anche il nostro presente in una sequenza storica, dobbiamo sapere che ci sono punti di caduta e momenti in cui si rialza e che l’Italia democratica è oggi traballante.

2 commenti:

  1. Ciao Salvatore, sapresti dove posso trovare il video completo dell'intervento di Nichi?
    Comunque grazie mille per il tuo prezioso articolo

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  2. Eccoti il link di Radio Radicale da cui puoi scaricare certamente l'audio, forse anche il video http://www.radioradicale.it/scheda/307869/eyjafjallajokull-eruzioni-di-buona-politica-comizio-conclusivo-degli-stati-generali-delle-fabbriche-di-nic

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