19.7.10

Da un diario inesistente. La memoria dell'amore (di Franco Fortini)

Sul primo numero di “Linea d’ombra” del marzo 1983 (non era ancora un mensile ma un “trimestrale di narrativa”), Goffredo Fofi pubblicò alcune pagine di Franco Fortini sotto il titolo da un diario inesistente (1967-1970). La prima di queste pagine è, non casualmente, datata 7 novembre 1967, scritta pertanto (conta poco se nella realtà o nella immaginazione) 50 anni esatti dopo il momento culminante della Rivoluzione d’Ottobre. Oggi lo Stato che nacque da quella rivoluzione non esiste più e del comunismo del 900 rimangono più che altro macerie. Che quel sogno fosse infranto e quel progetto esaurito Fortini lo aveva capito fin da allora, ma in questo suo brevissimo brano ce ne rianima la memoria, attraverso il ricordo di una delle sue innumerevoli tragedie (S.L.L.).

7 novembre 1967
Quando cinque o sei anni fa, ebbi occasione di parlare per la prima volta con Sklovskij, fra le memorabili storie che mi volle raccontare, una rammento meglio delle altre: Majakovskij, poco prima della sua morte, avrebbe lasciato a un fioraio una somma in denaro e una quantità di biglietti scritti di suo pugno perché ogni anno, alla ricorrenza di un medesimo giorno, una donna da lui molto amata continuasse ad avere notizie del poeta. Cosa che sarebbe puntualmente avvenuta dopo il colpo di rivoltella del 1930.
L’aneddoto mi colpì perché cosi poco somigliava alla figura convenzionale di Majakovskij e tanto, invece, a una sua meno visibile e profonda. E oggi m’è occorso di pensare che quella stagione della cultura rivoluzionaria, anzi di quella rivoluzione, sia davvero morta; si sia suicidata, o sia stata suicidata come Majakovskij. Forse in quel medesimo momento. Ma seguiti a mandarci, di anno in anno, per tutta la nostra vita, al ritmo degli anniversari, i suoi fiori, la memoria dell’amore che la mosse e i suoi autografi innumerevoli, perché in un nuovo amore noi meglio si sia capaci di riconoscere la verità di quello scomparso; e di intenderne il senso.

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