11.8.10

I cagnolini. Una poesia di Stefano Benni

Questa poesiola fu pubblicata su "il manifesto" nel 1983. Corredava la notizia che l'ostracismo dei presidi aveva messo - provvisoriamente - fuori dalle scuole del Lazio il quotidiano comunista. Avevano preferito "Il secolo d'Italia". Il testo, ispirato ai limeriks, dimostrava che "siamo adatti alle scuole, anche a quelle dell'obbligo". Anche se il finale andrebbe aggiornato io lo trovo divertente ed educativo. (S.L.L.)
C’era un cane così bassino

che quando nevicava

cinque orme lasciava

le quattro zampette e il pisellino

-

C’era un cane così grosso

che il campione russo dei pesi

Anatoli Firzuskij di Thilisi

non riusciva e sollevare il suo osso

-

C’era un cane così fedele

che quando il padrone morì

sopra la sua tomba aprì

una bancarella di ex-voto e candele

crisantemi e patate salate

e fece quattrini a palate

-

C’era un cane così educato

che faceva la cacca in un prato

e poi per non sporcare

prendeva un treno accelerato

e l’andava a buttare a mare

-

C’eran due cani così puzzolenti

che nessuna pulce li abitava

e anzi il padrone li usava

per pulire vetri e pavimenti

-

C’era un cane con una coda nera

ma così lunga, ma lunga così

che se gliela pestavano venerdì

faceva cai cai domenica sera

-

E c’eran due cani poliziotti

che davan la caccia ai delinquenti

e ai ladri e ai bugiardi mostravano i denti

un giorno videro Andreotti

e dovettero tenerli in venti

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