3.8.10

I voti di Fini.

Vedo che nel centro sinistra e a sinistra non mancano gli estimatori di Gianfranco Fini. Non me ne meraviglio. Io stesso sono piacevolmente sorpreso della sua tenuta. Trovo peraltro stucchevole la recriminazione di chi rammenta che ha votato tutte le leggi ad personam, visto che appartengo alla schiera dei buonisti, quelli del “meglio tardi che mai”. Mi chiedo piuttosto se oserà mai parlare di Genova 2001, della sua presenza nella cabina di regia delle forze dell’ordine, della morte (accidentale?) di Giuliani, della caserma Diaz e della scuola Pertini, dei pestaggi e dei depistaggi. Ma non escludo del tutto che una volta o l’altra possa farlo.

Pertanto sono contento che sia riuscito a raccogliere intorno a sé, alla Camera e al Senato, un gruppo consistente di parlamentari. L’iniziativa accelera la crisi del governo Berlusconi, un governo che già prima perdeva un ministro dopo l’altro e sprofondava nelle sabbie mobili degli scandali e delle ruberie. Non è detto, peraltro, che automaticamente entri in crisi il berlusconismo, un fenomeno che ha segnato in profondità non solo il sistema politico ma anche le culture di massa.

Tra ieri ed oggi opinionisti e politici si sono cimentati nell’arte della previsione. Io non entro nel merito, ripeto solo quanto ho già scritto: dubito fortemente che questo governo riesca a concludere la legislatura senza ricorrere a pesanti forzature e immagino che da qualche parte si studino soluzioni alternative di emergenza. La domanda che qui propongo è un’altra, anch’essa all’attenzione della pubblica opinione: qual è lo spazio politico-elettorale del movimento che Fini e i suoi hanno denominato Futuro e libertà per l’Italia? Quanti voti può raccogliere e dove li può raccogliere? I giornali del Cavaliere parlano di pronostici impietosi, al di sotto del 4 per cento, ma è probabile che si tratti di sondaggi addomesticati per non dare un dispiacere al committente; non mi paiono più attendibili, del resto, i dati molto incoraggianti diffusi dal “Secolo d’Italia”.

Forse è meglio provare a ragionare sugli elettori potenziali, su quelli che potrebbero votare il movimento di Fini, cominciando da quelli che fino al 2007 sceglievano An, esprimendo tra il 10 e il 13 per cento dei voti validi. Io credo che dei voti arrivati dopo la trasformazione del Msi in An, legati all’alleanza con Berlusconi, Fini non ne recupererà moltissimi; né – penso - raccoglierà molto tra i vecchi elettori missini. Le ragioni sono soprattutto due, solo apparentemente in contrasto.

La prima. Fini ha preso le distanze dal fascismo storico in maniera assai più decisa dei suoi colonnelli che, invece, quando possono, pur senza dire nulla di esplicito, non mancano di fare ammiccamenti a quel mondo: un “camerata” tirato fuori come per sbaglio, il ricordo di Almirante, di Anfuso, di Romualdi o di qualche altro caporione neofascista. E perfino Berlusconi, di quando in quando, dice bene di Mussolini o lo cita con consenso. Poi ricorre alla "smentita che non smente".

La seconda. Molti ex missini soffrivano moltissimo la lunga esclusione dai “salotti buoni” e amano il cavaliere che li ha sdoganati, attratti dal clima di perenne festa, di “magna magna” permanente che il Cav crea intorno a sé. Mi capita di vedere pavoneggiarsi per il corso un picchiatore, Rocco Valentino, un mostro di ignoranza che faceva il bidello, come un tempo i “reduci” dalla guerra di Spagna. Oggi è consigliere regionale, ma anche con questo importante ruolo, in epoche normali, non avrebbe goduto di grande considerazione. Ora invece parla con i commercianti e i commercialisti, coi farmacisti e i bancari e perfino il Sindaco si ferma ad ascoltarlo o, per lo meno, fa finta. Niente di strano, visto che La Russa può fare il ministro e Gasparri il capogruppo. In ogni caso, per lui e tanti come lui il Cav, che ama circondarsi di servi, incapaci e furbacchioni, è garanzia di carriera.

“Futuro e libertà”, insomma, non eredita molto, né da An né dal vecchio Msi. Potrà raccogliere un elettorato centrista, moderato? Ne dubito. Quello spazio mi pare in verità affollatissimo, tale da garantire più simpatie che voti.

Se si passa ai settori elettorali che si possono spostare con indovinate ed efficaci campagne tematiche le aree su cui Fini e i suoi sembrano orientare l’iniziativa sembrano finora due. C’è un elettorato di destra, che è ugualmente ostile alla criminalità comune e alla corruzione politica, che odia allo stesso modo i mafiosi con la coppola e quelli con la cravatta, che non sopporta drogati e scioperanti tanto quanto costruttori ladroni e affaristi disonesti. Esisteva ed esiste una sorta di “galantomismo”, che è forse affetto da perbenismi moralistici, ma che, quando dice “legge e ordine”, si riferisce sia alla strada che ai palazzi e che non sopporta l’illegalismo classista tipico dei berlusconidi. A questo elettorato di uomini e donne d’ordine, militari e borghesi, guarda fin dal suo ingresso in politica Di Pietro e questo spiega le reazioni, gli ultimatum, le diffidenze seminate a due mani contro i potenziali concorrenti dall’ex procuratore, che d’altronde, per i mestieri che ha fatto e per il temperamento che si ritrova, resta più credibile di Fini come cacciatore di criminali.

Resta un ultimo spazio elettorale, il Sud, che è economicamente in coma e politicamente esplosivo, e che, con l’eccezione di Vendola, nessuno vuol coltivare, neppure il Pd, convinto che la partita vera si giochi tra le Alpi e il Po. I finiani, anche per provenienza geografica, potrebbero tentare questa carta con successo, provando a diventare la Lega del Sud. Nella situazione data, se facessero politica alla Masaniello, se cavalcassero la tigre senza distinguo, potrebbero ottenere successi importanti. Credo tuttavia che non lo faranno, non oseranno fare una scelta di movimento, che comporterebbe rotture e conflitti in più direzioni ora che si credono diventati un partito di governo. Dal mio punto di vista non è un male: mi auguro che la bandiera del Mezzogiorno la impugni una sinistra nuova piuttosto che una destra rinnovata. Ma così siamo tornati al punto di partenza. Donde arriveranno i voti a “Futuro e libertà”?

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