Nel giro di una settimana due casi di presunti suicidi per stress da distacco. Due cani. Il primo un perro de presa canario, lasciato, come altre volte, solo in casa, il 7 agosto scorso si è lanciato dal terzo piano a Lana (Merano). Il secondo, un dogo argentino ieri a Roma, si è buttato giù dal settimo: i proprietari erano partiti per le vacanze, e un incaricato gli portava acqua e cibo ogni giorno.
L’etologo Giorgio Celli, che commenta questo secondo caso su “La Stampa” di stamane (Il “suicidio” del cane abbandonato), spiega come sia improbabile l’intenzione suicida e come sia più verosimile “un infelice tentativo di evasione, malaccorto quanto altri mai”, fatto dopo “aver scelto la libertà ad ogni costo”: “Il cane era di certo disperato e sotto stress”.
Il breve articolo – mi pare – spiega con chiarezza e competenza i diversi aspetti del problema: Celli è scienziato che scrive bene (ed è anche un poeta non banale). Ipotizza un reato penale commesso dai proprietari, quello di “maltrattamento grave”. Conclude con una denuncia dell’abbandono che “in questi giorni, soprattutto al Sud, sta confermandosi come una triste consuetudine”.
Io so che i due casi di cui si questiona sono accaduti al Centro e all'estremo Nord d'Italia, mentre ignoro se il riferimento al Mezzogiorno sia corroborato da dati oggettivi e verificabili o si origini solo da impressioni. Lo trovo in ogni caso un colpo a tradimento sostanzialmente gratuito, un contributo (che la circostanza non richiedeva) a un clima di divisione spesso nutrito di pregiudizi, una mezza carognata insomma.
In effetti l'annotazione sul Sud, poteva essere evitata, evidentemente la Lega è nell'incoscio di molti...
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