L’ideale d’amore della classe operaia che discende dalla cooperazione nel lavoro e dalla solidarietà di spirito e di volontà dei membri di questa classe, uomini e donne, si differenzia naturalmente dalle forme d’amore proprie di altre epoche culturali. Ma cos’è l’amore da compagni? Significa che l’austera ideologia della classe operaia, elaborata nell’arroventata atmosfera delle lotte per la dittatura del proletariato, vorrà scacciare senza pietà il tenero e fremente Eros alato dai rapporti sessuali? Assolutamente no. Non solo l’ideologia della classe operaia non ha intenzione di abolire Eros alato, ma al contrario essa libera la strada al riconoscimento del valore dell’amore come forza psicosociale.
La morale ipocrita della cultura borghese ha strappato senza pietà le piume dalle ali multicolori e sgargianti di Eros, obbligandolo a frequentare unicamente le «coppie legittime». Al di fuori del matrimonio, l'ideologia borghese lascia posto unicamente ad un Eros senza piume e senza ali: l'unione sessuale momentanea, sotto forma di carezze comperate (prostituzione) o rubate (adulterio).
La morale della classe operaia invece, nella misura in cui ha già iniziato a cristallizzarsi, trascura completamente la forma esteriore che possono assumere i rapporti d'amore tra i sessi. Per ciò che concerne gli obiettivi di classe del proletariato, è del tutto indifferente che l'amore assuma la forma di un'unione duratura e legalizzata o che si esprima semplicemente in una relazione passeggera. La ideologia della classe operaia non impone alcun limite formale all'amore. Al contrario, fin da ora essa guarda soprattutto al contenuto dell'amore, delle sfumature sentimentali ed emozionali che uniscono i due sessi. E in questo senso, l'ideologia della classe operaia darà la caccia a Eros senz'ali (la concupiscenza, la soddisfazione carnale egoista per mezzo della prostituzione, la trasformazione dell'atto sessuale in scopo a se stante, del tipo «facile piacere») molto più rigorosamente e spietatamente di quanto non facesse la morale borghese. Eros senz'ali è contrario agli interessi della classe operaia. In primo luogo, conduce inevitabilmente a degli eccessi, e di conseguenza ad un esaurimento fisico che non può che diminuire l'energia lavorativa della umanità. In secondo luogo, rende l'animo sterile, ostacolando così lo sviluppo ed il rafforzamento dei legami spirituali e dei «sentimenti di simpatia». In terzo luogo, è di solito basato sull'ineguaglianza dei diritti nei rapporti sessuali, sulla dipendenza della donna nei confronti dell'uomo, sulla fatuità e sulla rozzezza maschili, il che può unicamente frenare lo sviluppo del sentimento di solidarietà fra compagni. La presenza di Eros alato agisce esattamente in senso contrario.
Va da sé che alla base di Eros alato troviamo la medesima attrazione di un sesso per l'altro che in Eros senz'ali, ma la differenza è grande: nell'essere che ama un altro essere, si risvegliano e si manifestano proprio quei tratti dell'animo che sono indispensabili agli edificatori della nuova cultura: delicatezza, sensibilità desiderio di aiutare l'altro. L'ideologia borghese voleva che l'essere umano manifestasse queste qualità unicamente nei confronti dell'eletto, o l'eletta, del suo cuore, in altre parole nei confronti di un unico essere. Ciò che conta innanzitutto per l'ideologia proletaria, è che queste qualità siano risvegliate e sviluppate nell'essere umano, e che si manifestino non solo nei rapporti con l'eletto del cuore, ma anche nelle relazioni con tutti gli appartenenti alla collettività.
È del pari indifferente al proletariato sapere quali sono le sfumature, le sfaccettature che predominano in Eros alato: la delicatezza dei sentimenti amorosi, il calore della passione, o l'armonia spirituale. La sola cosa che gl'interessi è che, quali che siano queste sfumature, l'amore contiene gli elementi spirituali e morali necessari al rafforzamento ed allo sviluppo del sentimento di solidarietà fra compagni.
Il riconoscimento, anche nell'amore, dei diritti reciproci, la capacità di tener conto della personalità dell'altro, un fermo e mutuo sostegno, una sollecitudine attenta ed una reale comprensione di ciascuno per i bisogni dell'altro, congiunti alla comunanza degli interessi o delle aspirazioni: ecco l'ideale dell'amore da compagni che l'ideologia proletaria sta forgiando per sostituire il caduco ideale di amore coniugale «assorbente» ed «esclusivo» della cultura borghese.
L'amore da compagni costituisce l'ideale di cui il proletariato ha bisogno nel periodo gravido di responsabilità e di difficoltà in cui lotta per fondare e consolidare la propria dittatura. Ma non v'è alcun dubbio che, quando la società comunista sarà divenuta una realtà, Eros alato si presenterà sotto un aspetto interamente rinnovato, completamente sconosciuto a tutti fino ad oggi. In quel momento, i «vincoli di simpatia» tra tutti i membri della nuova società si saranno sviluppati e consolidati, la «forma dell'amore» sarà molto più grande, e l'amore-solidarietà avrà un ruolo motore analogo a quello della concorrenza e dell'amor proprio nella società borghese. Il collettivismo dello spirito e della volontà riporterà la sua vittoria sulla fatuità individualista. La «fredda solitudine morale», alla quale le persone, nella società borghese, tentavano spesso di sfuggire attraverso l'amore e il matrimonio, sarà scomparsa; molteplici e svariati vincoli uniranno le persone in una vera comunanza spirituale e morale. I sentimenti degli uomini s'indirizzeranno verso lo sviluppo della coscienza sociale, mentre l'ineguaglianza tra i sessi, affondata nella memoria dei secoli passati, e ogni forma di dipendenza della donna dall'uomo saranno scomparse senza lasciar traccia.
In questa società nuova, collettivista sul piano spirituale ed emozionale, Eros occuperà, sullo sfondo di una gioiosa unità e fratellanza tra tutti i membri del collettivo, un posto d'onore, come sentimento destinato a decuplicare la gioia degli uomini. Quale sarà quest'Eros nuovo, trasfigurato? La più ardita immaginazione non saprebbe tracciarne il ritratto. Ma una cosa è chiara: maggiore sarà la solidarietà in seno all'umanità nuova, maggiore sarà la coesione morale in tutti i settori della vita, della creatività, delle relazioni umane, e minore sarà il posto per l'amore inteso nel senso attuale del termine. Il difetto permanente dell'amore così com'è al giorno d'oggi è che, assorbendo i pensieri ed i sentimenti dei «cuori amanti», esso distacca e isola la coppia innamorata dal resto della collettività. Questo accantonamento della «coppia innamorata», questo isolamento morale da una collettività in cui i compiti, gli interessi, le aspirazioni di tutti i membri formeranno una trama complessa e compatta, diventerà non solo superfluo, ma psicologicamente irrealizzabile. In questo mondo nuovo, la forma riconosciuta, normale ed auspicata di unione dei sessi sarà probabilmente fondata sull'attrazione sessuale sana, libera e naturale (senza eccessi né perversioni), insomma su un «Eros trasfigurato». […]
Ma già mi sembra di sentire la vostra domanda, mio giovane amico: va bene, mi direte. Ammettiamo che le relazioni d'amore, sul piano di un solido spirito di solidarietà tra compagni, divengano l'ideale della classe operaia. Ma quest'ideale, questa nuova «misura morale» dell'amore, non farà a sua volta gravare un grosso peso sulle emozioni amorose, per caso non sgualcirà, non mutilerà le fragili ali del «timido Eros»? Dopo aver liberato l'amore dai ceppi della morale borghese, non stiamo forse per imprigionarlo in nuove catene?
Sì, mio giovane amico, avete ragione. Rigettando la «morale» borghese nel campo dei rapporti amorosi e coniugali, l'ideologia proletaria non può non forgiare a sua volta la propria morale di classe, le sue nuove regole nelle relazioni sessuali, meglio rispondenti agli interessi della classe operaia, educare i sentimenti in una direzione determinata, e per ciò stesso imporre anche certe catene. Nella misura in cui si tratta dell'amore forgiato e sviluppato dalla cultura borghese, incontestabilmente il proletariato strapperà molte piume alle ali dell'Eros di formazione borghese. Ma deplorare che la classe operaia imprima così il suo sigillo sui rapporti tra i sessi, per armonizzare con i suoi compiti il sentimento dell'amore, significa non saper guardare verso il futuro. È chiaro che in luogo delle vecchie, l'ideologia della classe in ascesa saprà sistemare nuove piume sulle ali di Eros: e saranno piume di una forza, di una bellezza e di una lucentezza ancora mai viste. Non dimenticate, mio giovane amico, che l'amore cambia e si trasforma inevitabilmente con le basi economiche e culturali dell'umanità.
Se, nei rapporti d'amore, la passione cieca, assorbente, esigente, perde vigore, se il sentimento di proprietà ed il desiderio egoista di vincolare a sé «per sempre» l'essere amato deperiscono, se la prepotenza maschile e la mostruosa rinuncia della donna al proprio io scompaiono, si assisterà allo sviluppo di altri preziosi aspetti dell'amore: il rafforzamento del rispetto della personalità dell'altro, la attitudine a prendere in considerazione i suoi diritti, lo sviluppo della comprensione reciproca, la crescita dell'aspirazione ad esprimere l'amore non solo con i baci e le carezze, ma anche con l'azione congiunta, con l'unità delle volontà, con la comune opera creativa.
Largo all’amore alato è il titolo di una delle Lettere alla gioventù che Aleksandra Kollontaj pubblicò sulla rivista moscovita "Molodaja Gvardija" all'inizio degli anni 20, in una fase di aspri dibattiti nella Russia post-rivoluzionaria.
La storiografia staliniana soleva rappresentare quel tempo come quello in cui Lenin e Stalin, di concerto, preparavano la stabilizzazione di una “giusta linea” contro opportunisti, dogmatici ed estremisti che vi si opponevano dentro e fuori il Partito, in vista della trionfale monolitica marcia verso il socialismo ed il comunismo degli anni Trenta sotto la guida di Giuseppe “Acciaio”. La storiografia di oggi tende a trasformare quel confronto in una sordida lotta di potere, senza esclusione di colpi, tra i bolscevichi, totalmente ignorandone i contenuti.
E’ utile ricordare che il giornalismo, la ricerca letteraria e filosofica, il dibattito propriamente politico nella Russia dei primi anni Venti, sia a Mosca che a Pietrogrado, erano di una ricchezza, di una vivacità, di una libertà straordinarie, prima che su quelle città e su quella rivoluzione si abbattesse con una inaudita carica di violenza il bonapartismo staliniano e che la battaglia delle idee fosse avvolta dalla coltre plumbea di un conformismo che era anche restaurazione. Per comprendere il clima di quegli anni bastano alcuni temi messi in fila come titoli da bloc-notes: soviet e democrazia consiliare, formalismo, cubofuturismo, “scuola senza scuola”, “libero amore”.
Con questo post si ricorda in particolare quest’ultima discussione, perché, intorno al tema del “libero amore” si attestavano le prime formulazioni di un nuovo “femminismo”, distinto da quello “emancipazionista” delle suffragette borghesi.
La Kollontaj aveva al tempo una ricca e varia esperienza rivoluzionaria sia in Russia che all’estero, dove aveva a lungo risieduto, legata da amicizia, tra gli altri, con Clara Zetkin e Rosa Luxemburg. Con la Rivoluzione di ottobre fu commissario del popolo per l'Assistenza sociale - prima donna al mondo ad essere ministro di governo - e fece parte del Comitato centrale del partito bolscevico. Grazie anche alla sua iniziativa, le donne ottennero il diritto di voto e di essere elette, il diritto all'istruzione, all'assistenza di maternità, a un salario eguale a quello degli uomini. Venne anche introdotto il divorzio e, nel 1920, l'aborto legale. Aleksandra Kollontaj fu più volte in contrasto, da sinistra, con il governo bolscevico, fondando il giornale “Kommunistka” e la frazione denominata «Opposizione operaia". Fu, tra l’altro, ostile alla NEP, la nuova politica economica, scelta da Lenin dopo la fine del comunismo di guerra, per rinvigorire la produzione. Era fortemente contraria alla burocratizzazione delle istituzioni sovietiche e intransigente nelle rivendicazioni “femministe”. Le accadde come a Trotzkij: per allontanarla dalla vita politica del partito comunista sovietico, la nominarono ambasciatrice. Ma non seguì Trotzkij nella sua opposizione; fece l’ambasciatrice, soprattutto in Norvegia e in Svezia, fino al 1945. Scampò pertanto alle purghe staliniane, ottenendo persino qualche onorificenza sovietica (l'Ordine della Bandiera rossa del Lavoro nel 1945). Morì a Mosca nel 1952.
Il testo da cui ho tratto il brano l’ho trovato in uno dei supplementi intitolati “Lezioni di politica” che il settimanale “Avvenimenti”, diretto da Claudio Fracassi, offriva ai suoi lettori. Risale al 7 luglio del 1993. Non c’è l’indicazione del traduttore e del curatore, ma dovrebbe trattarsi dello stesso Fracassi che nel 1977 aveva pubblicato per gli Editori riuniti un libro su Aleksandra Kollontaj e la rivoluzione sessuale, ma c’è, a mo' d’introduzione, un brillante testo di Franca Rame (Monologo della puttana in manicomio).
Largo all’Eros alato si ritrova integralmente in un archivio marxista telematico al seguente link: http://www.marxists.org/italiano/kollontai/eros-alato.htm . Leggo che ne ha curato la trascrizione informatica un mio antico e carissimo compagno di Sessantotto, Santo Graziano. Approfitto dell’occasione per mandargli i miei fraterni saluti comunisti. (S.L.L.)
Bel blog! Mi piace questo articolo vieni a trovarci su http://vongolemerluzzi.wordpress.com/
RispondiEliminaAnche nel nostro blog abbiamo parlato di classe operaia e porno :)