20.9.10

I leghisti di Tradate e la difesa della razza.


Tradate è un municipio del varesotto molto leghista. Nel 2007 il Consiglio comunale decise di istituire il “bonus bebè”: 500 euro da consegnare in occasione della Festa del bambino, in una solenne cerimonia, per ogni nuovo nato, a condizione che i genitori fossero entrambi italiani. Contro la discriminazione hanno presentato ricorso alla magistratura un’associazione di avvocati pro-immigrati (l’Asgi, associazione studi giuridici sull’emigrazione) e la cooperativa sociale “Farsi prossimo”. Il 26 luglio scorso il Tribunale ha accolto la richiesta: il bonus va assegnato senza discriminazioni di nazionalità o etnia. Ma i leghisti di Tradate non si rassegnano, bloccano la delibera per poter fare appello. Il concetto è chiaro: i soldi o solo agli italiani o a nessuno. Il sindaco, del resto, tal Candiani definì il ricorso delle associazioni “un atto predatorio, da corsari della residenza”. Una delle cose più preoccupanti di questa orribile vicenda sono le motivazioni dell’appello che l’avvocato Gianfranco Orelli ha enunciato nella memoria difensiva. Spiega che non si tratta di una misura di tipo sociale, di sostegno alle famiglie, ma che essa serve a “contrastare il calo del tasso demografico e l’invecchiamento della popolazione autoctona”. In pratica una misura di “salvaguardia dell’integrità della razza” di stampo fascista e nazista. In attesa della sentenza, che dovrebbe essere imminente, nelle cronache locali si racconta la storiellina, edificante, del militante leghista di Tradate che ha sposato una ucraina e ne ha avuto un figlio, ma non avrebbe diritto al bonus, perché la madre non è ancora cittadina italiana. L’uomo un po’ dissente, ma non sarà questo che lo distaccherà dalla Lega. Nel Comune intanto sperano nell’accoglimento dell’appello, dicono che sarebbe “un segnale d’incoraggiamento alla cultura europea”. Cultura? Anche gli hitleriani avevano recuperato il termine bismarkiano (e anticattolico) Kulturkampf (guerra di “cultura”). Non mi pare che il ritorno della parola "cultura" in bocca ai leghisti sia un caso.

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