4.9.10

Storielle ebraiche (da "Il conto dell'Ultima Cena" di Moni Ovadia)

Con Gianni Di Stanto Moni Ovadia ha pubblicato all’inizio di quest’anno con Einaudi, Il conto dell'Ultima Cena, un libro che è una ricognizione sull’umorismo e lo spirito ebraico soprattutto in relazione al cibo. Le storielle provengono soprattutto dall’est europeo ove molti ebrei vivevano in propri villaggi parlando jiddish. Nel racconto di Ovadia l’ebreo parla la lingua dell’“altro” (l’italiano in questo caso), ma da straniero, con una pronuncia approssimativa e più di una sgrammaticatura. (S.L.L.)

La vita è bella

Moshele è seduto sotto un arancio e ne mangia avidamente i frutti succosi. Arriva il proprietario, lo sorprende a rubare e lo maledice citando i dieci comandamenti. - Che meraviglia! - sorride Moshele - Oh, com'è bella il tera santo. Tu lo siedi nel ombra di uno albero, lo mangi il fruti del tera e in più qvalcuno lo insegna per te uno capitolo del Torah!

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Il battesimo e il pollo

Un ebreo povero decide di farsi battezzare e comunica la decisione al parroco.

–Va bene, – gli dice quello, – ti battezzo, ma devi promettermi che diventerai un buon cristiano. Durante le sei settimane che precedono la Pasqua, un cristiano deve astenersi dal mangiare carne. Tu devi osservare il seguente precetto: puoi mangiare di tutto, pesce, legumi, patate, frutta, ma carne non devi mangiarne. E sta attento, perché verrò a visitarti per vedere se rispetti la Quaresima.

L’ebreo promette di obbedire a quanto gli viene comandato e il prete lo battezza, aspergendolo tre volte con l’acqua benedetta.

Un bel giorno, durante la Quaresima, il prete va a visitare il neobattezzato e lo sorprende mentre mangia un pollo.

– Cosa vedo?! – strilla il religioso. – In Quaresima mangi un pollo?

– Qvesto no è uno polo, – risponde l’altro, – qvesto è uno pesce.

– Non fare il cretino! – ribatte arrabbiato il prete. – Chiunque vedrebbe che è un pollo.

– Signor paroco, si ricorda qvando lei ha mi batezato? Sono venuto di lei come ibreo, me lo ha spruzato un poco del acqva e poi me lo ha deto: «No sei più uno ibreo, sei uno cristiano», e dopo io lo sono diventato cristiano. Così ho fato anch’io con polo: ho lui spruzato un poco del acqva e ho lui deto: «No lo sei più polo, adeso tu lo sei pesce».

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Porco o cipolle.

Un ebreo entra nello scompartimento di un treno e va a sedersi accanto a un sacerdote.

– Vattene, ebreo di cipolle!

– Perché tu lo chiami me ebreo di cipolle? Perché io lo mangio spesso il cipolle? E se lo mangiassi il patate alora lo sarei dunqve uno ibreo del patate? E se lo mangio pesce alora lo divento uno ibreo del pesce? E tu che lo mangi porco, sei uno prete di porco o uno porco di prete?

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