Il ministro Maroni con il sindaco leghista di Varese Fontana Non sappiamo a che cosa si debba il fatto che, nel Varesotto, la Lega utilizzi per le controversie legali con un qualche contenuto ideologico l’avvocato Gianfranco Orelli. Sarà che il suo è un leghismo a prova di bomba, sarà che è amico del potente Roberto Maroni e del sindaco Fontana, ma a lui si affidano sistematicamente i leghisti della zona, da pubblici e da privati, quando devono cercare un appiglio giuridico a loro fatti o misfatti. Di recente ha preso una brutta batosta. Ricapitolo la storia che ho già proposto su questo blog (http://salvatoreloleggio.blogspot.com/2010/09/i-leghisti-di-tradate-e-la-difesa-della.html). Il Comune di Tradate, nel 2007, istituisce un “bonus” di 500 per la nascita di ogni bambino che abbia entrambi i genitori di nazionalità italiana. A luglio il Tribunale di Milano decide che l’esclusione è discriminatoria e non si può fare. Il Comune si affida ad Orelli e fa ricorso: l’avvocato, coadiuvato dal collega Mascetti, spiega in una memoria che quella esclusione è “una misura d’incoraggiamento alla cultura europea” e aggiunge che serve a contrastare “il calo democratico e l’invecchiamento della popolazione autoctona”, che insomma è una sorta di “difesa della razza” o quanto meno “della civiltà”. A fine settembre il Tribunale di Milano ha respinto lo “stravagante” ricorso e il Comune probabilmente oltre alle spese legali dovrà pagare anche gli arretrati. L’impressione è che l’avvocato Orelli non fosse del tutto convinto dell’efficacia del ricorso e delle argomentazioni, ma che le avesse presentate, perfino con una qualche brutalità, nella speranza di operare una sorta di sfondamento ideologico. Lo stesso Orelli è stato incaricato dal Comune di Varese, che per l’occasione non ha utilizzato il proprio ufficio legale (la prestazione esterna dell’avvocato – spiega una delibera di giunta del 9 luglio 2009 – “sarà retribuita ai sensi di legge”) di proporre denuncia-querela contro Michele Serra che nella sua rubrica “Satira preventiva” su “L’Espresso” ironizzava sulla vicenda Malpensa, la Lega e la città di Varese. Secondo la delibera, approvata all’unanimità, Serra offenderebbe la Lega Nord col “banalizzarne o metterne in ridicolo la riflessione” e lederebbe l’immagine di Varese. Perciò al professionista si affidava il compito di agire, sia in sede civile che penale, anche associandosi con altri professionisti. Il provvedimento veniva giudicato urgente e dunque prioritario per la città di Varese, una specie di delitto di “lesa maestà”. La “satira preventiva” di Serra di cui trovate un estratto in questo stesso blog (http://salvatoreloleggio.blogspot.com/2010/10/il-sushi-di-malpensa-da-satira.html ) è di sicuro pungente, ma resta satira e la sua offensività è comunque di gran lunga inferiore a quella delle uscite antimeridionali e antiromane della Lega. Evidentemente al Comune di Varese non sanno ridere. Che cosa vuol dire codesto sistematico ricorso all’avvocato Orelli da parte degli Enti locali leghisti? Si vogliono intasare i Tribunali per consentire ai Berlusconi e ai suoi amici di farla nuovamente franca con le prescrizioni? Non mi pare che si tratti di questo. Dentro queste iniziative c’è l’affermazione di un principio, lo stesso che presiede all’ampia utilizzazione dei simboli leghisti nella scuola di Adro o, per restare nel Varesotto, all’istallazione di una rotonda autostradale con le effigi in veste ciclistica dei grandi del Nord, Bossi, Leoni e Maroni in maglia gialla: la progressiva identificazione tipica del totalitarismo nazionalista tra partito e istituzioni, tra partito e territorio, tra partito e popolazione. Sputtanare o sfottere i capi leghisti, criticare a fondo le scelte della Lega Nord, in questa luce equivale a offendere il Nord, i suoi territori, le sue genti. Ma queste iniziative non hanno solo soltanto un valore simbolico, hanno un forte contenuto di intimidazione, economica in primo luogo. La richiesta di risarcimenti mostruosamente alti per un presunto danno all’immagine rappresenta nei fatti un freno alla critica. Su questo terreno, del resto, Orelli ha ottenuto un parziale ma significativo successo: ai primi di luglio dello scorso anno una causa da lui patrocinata sembra aprire una strada. Nel Tribunale di Varese si discuteva un processo per diffamazione che vedeva come parte lesa un altro avvocato varesino, Andrea Mascetti, socio di Orelli nella difesa del Comune di Tradate e qui suo cliente. Imputato è tal Marco Nizzardo: con lo pseudonimo di Marconiz, secondo la procura, avrebbe postato nel sito degli Amici di Beppe Grillo, sezione varesina, un commento salace contro il legale. Mascetti peraltro non è un avvocato qualsiasi, è leghista impegnatissimo, viene dall’estrema destra italiana e ha svolto per il Comune il ruolo di difensore civico: qualcuno lo considera il “delfino” dell’attuale sindaco Attilio Fontana. Il gip Fazio ha prosciolto l’amministratore del blog, ma ha rinviato il Nizzardo a giudizio per diffamazione aggravata, commessa non «col mezzo della stampa», bensì con quello che il codice penale definisce «qualsiasi altro mezzo di pubblicità», internet nel caso specifico. A suscitare l’ira e la richiesta di risarcimento sarebbe stata l’accusa di "spietatezza" politica. Ma dentro c’è di sicuro una strategia intimidatoria, in cui si utilizzano anche “agenti provocatori”. Una lettera capace di provocare reazioni era certamente quella che nel dicembre del 2006 tale Vanessa Prat, che si definiva “una ragazza che vota Lega Nord”, inviò a Varese news. La “ragazza”, con tipico piglio vittimista (le SS che organizzavano i blitz nei ghetti proclamavano se stesse e tutto il popolo tedesco vittime degli ebrei parassiti), sciorinava tutto il repertorio xenofobo del movimento bossiano. Un intellettuale comunista, Eros Barone, docente di Filosofia nei Licei, qualche tempo dopo replicava con una lettera tutta politica e cultura, assolutamente priva di aggressività verso la persona, in cui metteva in evidenza la continuità tra il nazionalsocialismo e le “idee” della Lega e della Pratt. Il solito avvocato Orelli, a nome di costei, lo ha querelato e, ora che il processo è stato incardinato, chiede cifre incredibili. Barone, che è di origine umbra, mi ha scritto esponendo sulla questione alcune proposte molto sensate. Su questa vicenda come su tutta questa “via giudiziaria al totalitarismo” bisognerà tornare, per organizzare non solo una riflessione, ma una mobilitazione. |
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