1.10.10

L'agente Fbi e l'inquisizione perugina (da "micropolis" settembre 2010)

Amanda Knox. La confessione è stata estorta?
A novembre si svolgerà l’appello per l’omicidio di Meredith e non è improbabile che su Perugia torni a concentrarsi un gran carosello mediatico. Intanto negli Stati Uniti, patria di Amanda Knox, cresce il partito di quelli che giurano sull’innocenza della bella americana e di Raffaele Sollecito e gettano interamente la croce sul “negro” Rudy Guede. L’ultimo colpo a favore dei “fidanzatini” è una sorta di “controinchiesta” di cui hanno dato conto ai primi di settembre “La Nazione” e “La Stampa”: l’ha svolta Steeve Moore, per 25 anni agente speciale dell’Fbi, che ora svolge indagini indipendenti e ne hanno diffuso le conclusioni network televisivi importanti come l’Abc e la Msnbc. Moore, già supervisore della squadra investigativa su Al Quaeda e poi, fino al 2008, capo della Extra Territorial Squad incaricata di reagire al terrorismo internazionale, è ben noto al pubblico americano e in grado di influenzarne l’orientamento. Le conclusioni del suo lavoro non sembrano, tuttavia, originali e da tempo rientrano nelle argomentazioni dei difensori di Amanda: il carattere della ragazza, le ferite troppo piccole incompatibili con il coltello etc. Di nuovo c’è un giudizio pesante sulla magistratura e sulla polizia giudiziaria di Perugia. A suo dire sarebbero state manipolate alcune prove e la confessione alla giovane americana sarebbe stata estorta in un interrogatorio notturno condotto da 12 persone, dopo averla privata di cibo, sonno e assistenza del Consolato.
La controinchiesta di Moore rinfocola le polemiche sul pm Mignini che in gennaio era stato condannato a 1 anno e quattro mesi di carcere dal Tribunale di Firenze (insieme al poliziotto Giuttari) per aver condotto indagini illecite nell’affaire Narducci, collegato alle vicende del “mostro di Firenze”. Le polemiche peraltro rischiano di riverberarsi sull’intera procura. Le accuse di Moore sono infatti oggetto d’attenzione da parte degli avvocati di Balducci e di altri indagati della “cricca” dei Lavori pubblici. Potrebbero essere una pezza d’appoggio per la creazione di un polverone mediatico nel caso in cui per i loro assistiti l’inchiesta prendesse una brutta piega.

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