10.11.10

Il Tg7 e la lotta dei migranti.

Il Tg de "La 7" non è il peggiore tra quelli che la televisione manda in onda. Eppure anche quel Tg ha delle cadute che con i tempi che corrono, di xenofobia, di odio razziale, di giustizia “differenziale”,  appaiono intollerabili.
Nell’edizione delle 13 e 30 di oggi, 10 novembre, uno dei pezzi più importanti era dedicato alla protesta dei due gruppi di immigrati che a Brescia e a Milano da giorni vivono rispettivamente su una gru e su una torre per denunciare i ritardi, le inadempienze e le ingiustizie nell’attuazione della sanatoria e nel rilascio dei permessi di soggiorno e chiedere la soluzione del problema loro e di tanti altri. Non sono in grado di valutare la completezza e l’obiettività delle informazioni fornite ai telespettatori, ma ho trovato orribile l’uso per ben due volte del termine “clandestino”.
La parola “clandestino” deriva dall’avverbio latino clam, che vuol dire “di nascosto, in segreto” ed è il contrario di palam, che significa “apertamente, alla luce del sole”. Clandestino è, insomma, chi si nasconde e nasconde segreti. Ebbene le persone che oggi rivendicano giustizia certamente mancano del permesso di soggiorno e, da questo punto di vista, non sono in regola, ma non sono affatto dei clandestini: hanno presentato regolari domande corredate della prescritta documentazione e del versamento di 500 euro, le hanno firmate con il proprio nome e cognome. Anche lassù non nascondono le proprie generalità e le proprie sembianze, ma le mostrano apertamente alla luce del sole o sotto la pioggia.
Quei migranti, pertanto, sono tutto il contrario che clandestini, sono palesi, come palese è la caduta di stile del Tg7. Che rimarrà l’errore di un giornalista un po’ superficiale e ignorante, se chi può e chi deve lo correggerà, impedendo da ora in poi l’uso improprio della parola con i provvedimenti del caso. Se questo abuso continuasse, la cosa diventerebbe una carognata, un subdolo espediente per alimentare diffidenza e odio.   

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