Era il 1940 e Winston Leonard Spencer Churchill era negli Stati Uniti per un viaggio segreto. Hitler stava devastando l'Europa e il primo ministro di Sua Maestà era corso da Roosevelt per studiare una efficace strategia comune di difesa. Il momento era delicato. Appena uscito da un lungo bagno caldo - soffriva di rupofobia e non poteva fare a meno di lavarsi per ore - l'enorme condottiero inglese si sedette in poltrona e cominciò a parlare con il generale Eisenhower che gli stava di fronte. Lo guardò negli occhi, si accese un sigaro Romeo y Juliet, e gli disse: «Ike, abbiamo un problema, due miei ufficiali della Raf sostengono di avere visto un Ufo». «Un Ufo?», disse quello stupito. «Esatto». Un oggetto non identificato era passato di fianco a un aereo inglese e dopo averlo affiancato per qualche secondo era scomparso alla velocità della luce. Dopo una lunga discussione in cui né Churchill né Eisenhower riuscirono a darsi una spiegazione plausibile - «fosse stato un razzo non avrebbe avuto una velocità variabile» - il primo ministro inglese si alzò in piedi e diede un ordine ai suoi collaboratori. «Questo episodio rimanga segreto per i prossimi 50 anni, in questo momento potrebbe spaventare le masse e far perdere loro la fiducia nella Chiesa. Sarà un primo ministro diverso da me a doversene occupare. Parliamo della Germania, adesso?».
Questa storia l’ha raccontata Andrea Malaguti corrispondente da Londra de “La Stampa” il 6 agosto 2010, riprendendola da uno dei diciotto files resi noti il giorno prima dall'Archivio Nazionale inglese. Sono cinquemila pagine secretate di denunce, lettere, segnalazioni sugli Ufo in Gran Bretagna. Questa sull'incontro tra Churchill e Eisenhower è una testimonianza del figlio della guardia del corpo del primo ministro inglese, uno scienziato. Il padre in fin di vita nel 1973 aveva voluto liberarsi da un peso, gli giurò che Churchill agli Ufo credeva davvero. (S.L.L.)
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