3.1.11

Le telefonate di Bersani. L'articolo della domenica.

A leggere “Il Riformista” di oggi sembrerebbe che Bersani voglia direttamente impegnarsi sul caso Fiat e lo voglia fare come se fosse tornato a svolgere il mestiere di ministro dello Sviluppo economico. Avrebbe telefonato non solo a Landini e Camusso, ma anche a Marchionne per chiedere conto degli investimenti di cui si parla negli accordi: “Parlavate di venti miliardi di investimenti, ma sul tavolo ce n’è soltanto due. Dove sono finiti gli altri diciotto?”. 
Secondo il giornale l’interventismo sarebbe il “di più” che dovrebbe garantire la tenuta all’interno del Pd e il successo anche al suo esterno della linea “cerchiobottista” sintetizzata nello slogan “sì all’accordo, no alla regressione per i diritti dei lavoratori”.
Lo slogan è, in realtà, del tutto velleitario. La polpa degli accordi di cui si parla, infatti, non è rappresentata dai turni molto pesanti di cui pure si ha notizia, ma dalla soppressione per i lavoratori di diritti fondamentali: quello di sciopero, conquista storica del movimento operaio, oltre a quello di avere la paga garantita in caso di malattia. Inoltre connaturata al cosiddetto “lodo Marchionne” (più giusto sarebbe chiamarlo “diktat Marchionne”) è l’eliminazione o, quanto meno, la forte riduzione delle libertà sindacali nei luoghi di lavoro per chi non lo accetta e non lo firma.
Sarà difficile pertanto a Bersani reggere, su questa linea, alle contestazioni interne, sia di chi critica l’accordo come Cofferati o Orfini sia di chi vorrebbe un più evidente allineamento sulle posizioni della Fiat e della Cisl.
Anche meno questa linea potrà reggere di fronte a quei lavoratori, di tutti i settori e comparti, che chiedono al segretario Pd e al suo partito una sponda e un sostegno nella resistenza all’attacco padronale che sta oggi toccando i diritti di tutti. Sarà inevitabile per il partito una scelta netta e definitiva.
E’ giusto pertanto che da sinistra (la sinistra sindacale, culturale, politica) si intensifichi la battaglia e la mobilitazione sui temi del lavoro, anche in vista dello sciopero Fiom di fine mese e si moltiplichino le pressioni sul Partito democratico perché corregga la rotta. Ho seri dubbi che ciò possa avvenire, ma se, come temo, il Pd dovesse confermare il  tradimento del mondo del lavoro e delle sue ragioni storiche, non saranno le telefonate di Bersani a renderlo digeribile.

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