All’inizio del secolo la figura del claqueur era già piuttosto nota, soprattutto alle dive e ai capocomici, sempre desiderosi – per vanità o per semplice concorrenza – di essere sepolti di applausi. A volte visto come una sorta di “collaboratore esterno2, altre volte come un semplice parassita, il claqueur attraverserà indenne tutta la storia dello spettacolo leggero, al punto di ritagliarsi una buona popolarità anche nei decenni successivi. Toccherà poi alla Tv rilanciare alla grande il battimano a pagamento.
A Roma, a fine Ottocento, il capo-claqueur era Fortunato Mattiozzi, uomo rude ma organizzato. Da solo era in grado di spostare dozzine di collaboratori da un locale all’altro, sempre con grande tempismo e senso dello spettacolo.C’erano stati dei problemi con alcuni artisti, con i loro impresari e con vari direttori di locali, sicché Mattiozzi pensò bene di affiggere un manifesto-listino, tecnicamente non disprezzabile e oltretutto molto gustoso:
Applauso di sortita: ai maschi £ 25; sconto alle signore: £ 15Voci efficacissime di Bene! e Bravo!, da pagarsi a pronti, £ 5 (cadauno componente della claque)Applauso cordiale: £ 10Applauso insistente e caloroso: £ 15Bis quasi spontaneo: £ 25Bis a qualunque costo: £ 50Chiamate alla ribalta (cadauna): £ 5Chiamate con nome: £1,50Fanatismo: prezzi da convenirsi
Da Dario Salvatori, Il Café-Chantant a Roma, Roma, 1996
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