25.2.11

Nessuno... Una poesia di Rovena Bocci.

Credo che Rovena Bocci sia perugina. Così – mi pare – mi ha scritto accompagnando con una mail un suo commento a una poesia di Vittoria Aganoor che ho postato su questo blog. Non so altro di lei, neanche l’età. Scrive poesie e non dice quasi nulla del resto: vorrebbe essere apprezzata per le poesie che scrive, vorrebbe parlare e comunicare attraverso di esse. Nelle cose che scrive di solito mescola un lirismo appena trattenuto alla quotidianità più prosaica, sottolineata da modi di dire, intercalari, frasi fatte. Da questo pastiche esce talora con scarti imprevedibili, assolutamente geniali.
In questo blog non avevo finora “postato” alcunché di suo: ci ha pensato lei, aggiungendo come commento un  testo in versi al Salmo di Celan che ho riprodotto alcuni giorni fa (http://salvatoreloleggio.blogspot.com/2011/02/salmo-una-poesia-di-paul-celan-1929.html?showComment=1298628496546#c6787581704742397462) . E’ diverso dalle altre liriche di Rovena, è una dichiarazione di “poetica”, un frammento di “filosofia”: parte dal “nichilismo” del poeta suicida per proporre una forma suprema di (r)esistenza, attribuendo, come talora fanno i poeti, un potere salvifico alla parola. A me il testo piace e lì mi pare sacrificato. Ecco perché l'ho collocato qui come “post” autonomo. Spero che conquisti qualche lettore in più anche per le altre poesie della Bocci. (S.L.L.)
Nessuno.
Nessuno si è salvato dalla morte.
Nessuno si salva dal tornare ad essere impastato
Nella polvere dove nessuno tornerà a posare il fiato
Nessuno tornerà ad alitare sui resti inutili.
Le parole rimarranno, restano impigliate
Si vedono nelle ombre stagliate di un
arpione che a fondo dell’acqua profonda che
tutto cela, tutto cancella porta via o decanta.
L’arpione tirato, in cima le conterrà tutte.
Nessuno resta come tale in corpo. Invece.
Le parole restano decantate sul fondo.
Le parole.
Rovena Bocci.

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