10.2.11

Non politica. Dai "Candide" di Gaetano Speranza (micropolis agosto 2009)

Gaetano Speranza (sempre seguito dalla cara Ghilene) si divideva tra Perugia e Parigi. Lì la sua casa a Montmarte, i suoi corsi a Nanterre, il nuovo “Museo dei primitivi”, qui l’unica amatissima figlia, il nipotino, un’altra casa, altri libri, un’altra città d’elezione. Prima di diventare uno dei più grandi esperti di Storia dell’Arte africana, aveva lavorato alla CEE, occupandosi di cooperazione. A Perugia facilmente fece amicizia con noi di “Segno critico”, con Pino, con Maurizio, con Enrico, con me. Aiutavano l’amicizia, oltre alle consonanze politiche e valoriali, l’amore per la buona tavola e la bella chiacchiera. Amicizia lunga: ventennale se non trentennale. Solo tardi, nel 2009, dopo lunghe insistenze accettò di scrivere su “micropolis”. Costruimmo una rubrica che, in omaggio a Voltaire, ai lumi e un po’ anche a Sciascia, Gaetano volle chiamare Candide. Ci lasciò all’inizio dell’anno scorso e la rubrica durò poco, neanche un anno. Collocherò qui alcuni dei suoi pezzetti di riflessione etica, estetica e politica, coltissimi e mai pretenziosi, scritti con il gusto delle “idee chiare e distinte”. Credo che non spiaceranno agli occasionali lettori. (S.L.L.)

Candide
Non politica
di Gaetano Speranza
La regione di Parigi, Ile de France, ha deciso di sopprimere l’organismo che incoraggiava e finanziava la danza poiché ormai da mesi, se non da anni, gli erano sottoposti solo progetti che con la danza non avevano più niente a che vedere. Si trattava di tutt’altro: esporre sul palcoscenico
degli schermi di televisione con scene fisse, robot meccanici, cinema; a uno di questi spettacoli, per protestare, uno spettatore era salito sul palcoscenico ed aveva cominciato a danzare… ma molti coreografi alla punta del progresso, tra i quali Emanuelle Huynh, direttrice del Centre National de
Danse Contemporaine di Anger, hanno teorizzato la non danza.
Non si tratta di un fenomeno nuovo, già prima del 1915 Marcel Duchamp aveva rivoluzionato le arti visive firmando una ruota di bicicletta imperniata su uno sgabello, uno scolabottiglie e nel 1917 il famosissimo orinatoio, influenzando fino ad oggi quella corrente di non pittura che sono state l’arte povera e l’arte concettuale.
Nel 1922 Tristan Tzara aveva ritagliato e messo in un cestino delle parole, che, estratte a sorte, formavano poemi aleatori. La cosa non piacque ad André Breton che lo escluse dal gruppo dei surrealisti. Ma la lezione di non scrittura di Tzara non cadde nel vuoto. Negli anni ’50 la beat- generation riprese l’idea di assemblare in modo aleatorio frammenti scritti per creare nuovi testi con la tecnica detta del cut-up. William S. Borroughs, Gil J. Wolman, e Brion Gysin crearono opere letterarie innovative con questa tecnica.
Nello stesso periodo, esperimenti analoghi si svilupparono in Francia nel campo della musica. Nel 1951 Pierre Schaeffer, Pierre Henry ed il fisico André Moles crearono a Parigi il Groupe de Recherche de Musique Concrète che sconvolgeva la creazione musicale partendo da suoni e rumori della vita reale.
Tutte queste iniziative furono considerate distruttive dalla maggior parte dei loro contemporanei ed accolte con grande scetticismo anche nel mondo dell’arte, ma esse contenevano sempre un forte elemento positivo di rinnovamento e di creatività, e si sono sviluppate e modificate, ognuna con caratteristiche e modalità proprie, lasciando tracce fondamentali nell’arte di oggi.
In politica i tentativi di rinnovamento sono stati fallimentari. Bisogna pur riconoscere alla formula delle “convergenze parallele” una forza poetica non lontana dal surrealismo, talmente astratta nel suo fascino che probabilmente neppure Moro e Berlinguer avrebbero potuto realizzarla.
Ma il sultano, il grande innovatore, è nato a destra e non ha scelto un salto verso il futuro, ma un modello di riferimento del passato pre-democratico con chiari riferimenti al progetto istituzionale della loggia P2. La sinistra è stata presa alla sprovvista e, forse sperando di essere moderna, ha deciso in parte di creare un non partito, per realizzare una non opposizione e definire una non politica ed in parte si è dispersa in piccoli rivoli personalistici, inutili e conflittuali.
In Umbria, il centro-sinistra tenta di restare agganciato al potere, provando però l’ebbrezza sottile, e fino ad ora sconosciuta, di una probabile prossima sconfitta.
La non politica, contrariamente agli altri movimenti culturali di rinnovamento, non contiene nulla di creativo.

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