21.3.11

Catania nel cuore. Doni e biglietti del governatore Lombardo.

Raffaele Lombardo
Pubblicato sull’edizione palermitana de “La Repubblica” di ieri (domenica 20 marzo 2011) e rilanciato da diversi siti e giornali on line della Sicilia un articolo di Antonio Fraschilla ha come titolo Orologi, poltrone, biglietti da visita: le spese pazze di Palazzo d'Orleans. E’ dedicato ai decreti di spesa della Presidenza della Lombardo, ove, secondo l’articolista, si trova davvero di tutto (vedi http://tv.repubblica.it/edizione/palermo/ ).
La meraviglia è per la verità un po’ forzata, forse finta. L’articolo non spiega con chiarezza se la presidenza abbia o no competenze a 360° e, peraltro, capita spesso che tra le spese di funzionamento di una istituzione si trovi di tutto, dalle saponette per i bagni agli oggetti che offrono in dono a ospiti illustri. Sarebbe stato quindi meno “qualunquistico” e più serio guardare dentro ogni voce del bilancio, senza facili ironie sul “di tutto”.
Fraschilla cita, come esempio, le voci di spesa per restauri di chiese. Non so se (e perché) la cosa sia incombenza della Presidenza della Regione e non del dipartimento dei Lavori pubblici o di quello dei Beni culturali; ignoro, poi, se vi siano regole per definire le priorità (chiese cadenti in Sicilia ce n’è anche troppe) come ignoro se l’esclusione dagl’interventi dei luoghi di culto palermitani nasca da discriminazione o dal fatto che a restaurare il restaurabile ha già provveduto Cuffaro. E nulla posso dire sul quantum, che dipende dalla natura e dalla qualità del restauro.
La stessa vaghezza e imprecisione si riscontra a proposito degli altri decreti grazie ai quali, secondo l’articolista, si distribuiscono “soldi a pioggia anche a una miriade di associazioni di volontariato”. L’elencazione di associazioni e l’indicazione di somme  non dice molto se non si spiega a quale attività o progetti si riferiscano. Fraschilla lo fa in un solo caso, in relazione al “premio Bonsignore”.
Più fondate mi paiono le lagnanze sui gadget, per i quali è possibile fare un po’ di conti. Poca cosa appaiono, tutto sommato, le spese per i libri di Giuseppe Alessi (15 mila euro per mille volumi) e su Franco Restivo (2.100 euro per cento volumi). I due furono presidenti della Regione agli albori dell’autonomia e i libri, se ben fatti, possono essere opportunamente offerti a relatori e partecipanti a convegni storici e politici sulla Sicilia contemporanea. E anche l’acquisto di diversi numeri della rivista "Quaderni dell'autonomia" (immagino in centinaia di copie, ma non è specificato) trova una simile giustificazione. Fraschilla aggiunge una cattiveria palermitana: “curata dal docente catanese Carmelo Rapisarda”, catanese come Lombardo. Del resto in Sicilia “La Repubblica” è giornale essenzialmente di Palermo e dell’Occidente: nel catanese, per un patto con Ciancio, editore de “La Sicilia” di Catania e stampatore de “La Repubblica”, il quotidiano diretto da Mauro non ha cronaca locale. Si parla poi di mille gagliardetti con lo stemma della Regione acquistati per le celebrazioni a un prezzo neanche troppo alto, 4800 euro, e di 18.366 euro spesi per orologi con il logo della Regione (quanti?).
L’affare s’ingrossa con i libri d’arte: 52 mila euro per 500 copie del libro di Arte di Palazzo d'Orleans, 490 mila euro per mille copie di Catania città del Mediterraneo. Fraschilla, come in tutto l’articolo, evidenzia il primato della città etnea, cui è dedicato un libro di certo pregiato, ma carissimo (490 euro a copia). L’impressione è che il numero delle copie acquistate sia sproporzionato: forse ne bastava qualche decina, solo per gli ospiti più illustri, per gli altri poteva bastare quello sul palazzo dei Normanni (poco più di 100 euro), magari integrato dall’orologio con la Trinacria.
Preziosi infine risultano i biglietti da visita di Lombardo (10.400 euro per 2000 pezzi), più di cinque euro cadauno. Evidentemente un lavoro artigianale di alta classe con carta e inchiostri preziosi. Un amico tipografo umbro che lavora di fino, letto l’articolo, mi ha detto che non gli dispiacerebbe lavorare in Sicilia. “Si guadagna bene laggiù". (Così dice lui, che pure abita in uno sprofondo a pochi metri di altitudine.)

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