Palermo, Il monumento a Giuseppe Garibaldi negli omonimi giardini di Piazza Marina |
Palermo, Il cortile del convento di Sant'Anna |
In quelle cotidiane peregrinazioni, i più frequentemente visitati furono i conventi femminili che popolano i dintorni della città.
La figura leggendaria di Garibaldi aveva accesa la fantasia delle monache palermitane, le quali ne diventarono santamente innamorate. Ogni giorno comparivano alla residenza del Generale copiosi doni di canditi, di cotognate, di buccellati, di bocche di dama, adorni di filigrane, di nastri ricamati e d'ogni qualità di minuti lavori monacali. Una letterina pia, ed anche uno zinzíno erotica, accompagnava il dono. Eccone una: "A Te, Giuseppe, eroe e cavaliere come san Giorgio, bello e dolce come un serafino. Ricordati delle monache di ..., che t'amano teneramente, e pregano santa Rosalia che ti faccia beato nel sonno e nella veglia".
Una mattina visitammo il convento di ..., fuori di Porta Nuova. Le monache, preavvertite, prepararono una colazione coi fiocchi. La paziente industria del chiostro, nella più svariata confezione di dolci, brillò sulla ricca mensa. Castelli di zucchero, torri, tempietti, cupole di zucchero, e nel centro la statua di Garibaldi di zucchero. La mensa aveva l'aspetto di un bazar.
All'eccezione d'alquante attempatelle e di qualche rara vecchia, le monache erano giovani e di famiglie nobili. Ci attendevano nel refettorio, ove fummo condotti dalla badessa, che ricevette il dittatore al vestibolo del monastero. Entrato questi nel refettorio, le tosate vergini gli si affollarono intorno ansiose e commosse. La fisonomia sorridente e soave del glorioso capitano e i modi compiti del gentiluomo, le ebbero immediatamente affidate. - Come somiglia a nostro Signore! - sussurrò una di loro all'orecchio della vicina. Un'altra, nel calore dell'entusiasmo, gli prese la mano per baciargliela; egli la ritrasse, ed ella, abbracciandolo vivamente, gli depose quel bacio sulla bocca. La coraggiosa trovò imitatrici le compagne giovinette, indi le più mature, e finalmente anche la badessa, a tutta prima scandalizzata. Noi si stava a guardare!
Nel corso di un mese si visitarono quasi tutti codesti conventi e gli stabilimenti pii. E non fu sempre argomento di zuccheri e di baci. Il Generale aveva in mira di penetrare i misteri sin'allora inviolati di quelle antisociali clausure, di scoprire impuniti disordini, ignorati patimenti e di rimediarvi. Molte fanciulle, immolate dall'avarizia dei parenti, o sviate da un passeggero ascetismo, o vinte nella lotta di più umani affetti, trovarono in lui la provvidenza riparatrice.
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