Giovedì 3 marzo 2011 nella sua rubrica Fratelli di teglia de “La Stampa” Rocco Moliterni ha raccontato l’edificante storia di Maria Caterina Operti da Cervasca, dei marchesi di Saluzzo. La riporto qui. Con molto gusto. (S.L.L.)
Garibaldini e mazziniani
nelle cucine dei conventi
A gettare scompiglio nei conventi non furono durante il Risorgimento solo i garibaldini, come mostrava il celebre film del 1942 di Vittorio De Sica con Leonardo Cortese e Carla del Poggio. Anche i mazziniani non furono da meno. A Torino hanno dedicato addirittura un ristorante a una badessa che nel suo convento di Saluzzo accolse durante i moti del 1831 proprio un mazziniano ferito. Lei era una discendente di una nobile famiglia di Cervasca e si chiamava Caterina.
Di lui non sappiamo il nome, ma sappiamo che lei perse la testa, abbandonò il convento e lo seguì, accettando di fare la vivandiera. Solo che il bel mazziniano dopo poco tempo morì. Lei per fortuna finì nelle cucine dei Savoia, dove entrò in confidenza con Maria Teresa d’Asburgo, la moglie di Carlo Alberto. La regina di Sardegna, oltre a essere entusiasta dei piatti che le preparava, era anche donna pia e la convinse a ritornare in convento. Le suore, come si fa con una pecorella smarrita, l’accolsero a braccia aperte. Lei riprese il ruolo di badessa, ma la fama della bontà della sua cucina oltre che del suo animo si diffuse in fretta e i nobili piemontesi facevano a gara per essere ospiti alla sua tavola.
A differenza delle monache siciliane della Martorana che brillavano per i dolci (in particolare quelli di pasta di mandorle) i piatti forti della nostra badessa erano soprattutto minestre, ortaggi e bolliti. Sorelle di teglia.
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