Il sistema anticarro Spike (la foto è tratta dal sito dell'esercito italiano)
Dal Rapporto annuale sull’esportazione di armamenti, presentato dal presidente del consiglio dei ministri il 31 marzo, emerge il quadro di una industria bellica che, a confronto di altri settori profondamente in crisi, gode «ottima salute». Il valore delle esportazioni italiane di armamenti è passato da 1,8 miliardi di euro nel 2008 a 2,2 nel 2009 e a circa 2,8 nel 2010. E’ cioè aumentato di oltre il 50% in due anni. Secondo i dati del 2010, circa il 46% degli armamenti (in termini di valore) viene esportato in paesi dell’Unione europea, il 12,5% in paesi Nato non appartenenti alla Ue, il 41,5% in paesi non appartenenti né alla Nato né alle Ue. Tra i maggiori importatori di armi italiane, tra i paesi Nato/Ue, in testa la Germania, seguita da Gran Bretagna, Usa, Francia, Spagna, Turchia, Paesi Bassi, Romania, Cipro, Polonia, Austria, Bulgaria. Tra i paesi non Nato/Ue, i maggiori importatori di armi italiane sono l’India, l’Arabia Saudita, laMalaysia, la Libia, il Qatar, il Marocco, gli Emirati Arabi Uniti, il Pakistan, l’Australia, l’Egitto, l’Oman, la Nigeria. Il campionario dei nostri mercanti di cannoni è vastissimo: aerei e navi da guerra, veicoli corazzati, missili, bombe, siluri, proiettili, agenti tossici, gas lacrimogeni e molti altri. Per il 2011 ci si attende un’ulteriore crescita delle esportazioni di armi: finché c’è guerra c’è speranza.(m.d.) |
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