1.4.11

Impunità per i soliti noti (Giuseppe Di Lello - "il manifesto" 1 aprile 2011)

La proposta riforma costituzionale della giustizia, dati i necessari tempi lunghi e l'incognita di un referendum confermativo finale senza quorum, ha avuto solo un carattere intimidatorio nei confronti del potere giudiziario e non inciderà in nessun modo sull'andamento e sui tempi dei processi.
Se approvata, servirà per il futuro e assicurerà una più ampia impunità alle classi dirigenti memori, come ammesso onestamente dallo stesso Berlusconi, del cataclisma degli anni '90 e determinate a non correre più gli stessi rischi.
Di rincalzo è arrivato il disegno di legge sul processo breve, già approvato dal Senato, con le tagliole della fine immatura dei procedimenti che superino un certo numero di anni senza arrivare alla sentenza definitiva.
Questo, però, si è dimostrato indigeribile per gli sfracelli che sicuramente avrebbe prodotto in migliaia di processi, in corso e futuri, e con un sistema giudiziario lento e farraginoso: avrebbe accontentato certo molti imputati, ma avrebbe scontentato in maggior misura molti cittadini che si rivolgono al giudice per una sentenza e non per una prescrizione. Alla Camera il mostro è stato soffocato nella culla e sostanzialmente abbandonato perché ridotto solo una indicazione di massima sui tempi del processo, con eventuali ricadute disciplinari per i giudici ritardatari.
E però le urgenze premono e per l'oggi il Cavaliere - propaganda a parte - infatti non sa proprio cosa farsene della separazione delle carriere o della notizia di reato affidata alla sola ed amorevole cura dell'esecutivo, così come del processo breve i cui costi generali sembrano superiori ai suoi benefici individuali. Sono le urgenze che vanno affrontate, cioè i processi per i quali il Nostro potrebbe avere a breve delle sentenze che ritiene per certo essere sfavorevoli, dovendole emettere, a suo dire, plotoni di esecuzione più che collegi giudicanti.
Ecco allora la magia della prescrizione breve, anzi brevissima, dato che già la ex Cirielli le aveva dato una prima accorciata per gli incensurati (pena edittale più un quarto) mentre per i recidivi e gli abituali c'era stata una escalation con l'aumento della metà, dei due terzi e del doppio.
D'ora in poi, anche a processo pendente a causa del sacrosanto e civilissimo favor rei, per gli incensurati (e Berlusconi lo è, grazie anche alle diverse prescrizioni collezionate negli anni) la prescrizione scatterà allo scadere della pena edittale più un sesto: ulteriore accorciamento provvidenziale che fulminerà a breve alcuni processi del Capo, compreso quello che lo vede accomunato all'inglese Mills. Ecco perché il Cavaliere ha finalmente deciso di affrontare a viso aperto i giudici: ne guadagna in pubblicità da predellino e non paga nessun eventuale prezzo dato che tutto finirà in prescrizione.
E' la solita storia all'italiana che si ripete quanto alla "sostanza" della giustizia, al suo essere "di classe", termine sempre attuale e senza sinonimi che la possano meglio qualificare.
Pugno duro per i recidivi, gli abituali, gli emarginati, con lunghissimi termini di prescrizione alla consumazione dei quali non arrivano mai, per esempio, i processi ai tossicodipendenti o agli immigrati. Guanto di velluto e tappeti rossi per le persone "perbene" alle quali, oltre alle varie depenalizzazioni per i reati tipici (ricordiamo il falso in bilancio?) viene ora offerto anche la prescrizione brevissima per tenerli al riparo di condanne.
Certo, la legge continua ad essere uguale per tutti ma bisognerebbe specificare che tale uguaglianza si attua solo all'interno di varie categorie di persone, a compartimenti stagno, incomunicabili: da una parte i "buoni" e dall'altra i "cattivi", secondo il principio del doppio binario che è la negazione dello stato di diritto: la vera legge "svuota carceri" che questo governo ha riservato ai soli cittadini fortunati.

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