7.5.11

Il mio socialismo. Dal testamento politico di Carlo Pisacane (1818 - 1857)

Nel momento d’avventurarmi in una intrapresa risicata, voglio manifestare al paese la mia opinione per combattere la critica del volgo, sempre disposto a far plauso ai vincitori e a maledire i vinti.
I miei principi politici sono sufficientemente conosciuti; io credo al socialismo, ma un socialismo diverso dai sistemi francesi, tutti più o meno fondati sull’idea monarchica e dispotica, che prevale nella nazione; esso è l’avvenire inevitabile e prossimo dell’Italia e fors’anche dell’Europa intiera. Il socialismo di cui parlo può definirsi in queste due parole: libertà e associazione
Io sono convinto che le strade di ferro, i telegrafi elettrici, le macchine, i miglioramenti dell’industria, tutto ciò finalmente che sviluppa il commercio, è da una legge fatale destinato a impoverire le masse finché il riparto dei benefizi sia fatto nella concorrenza. Tutti quei mezzi aumentano i prodotti, ma li accumulano in un piccolo numero di mani, dal che deriva che il tanto vantato progresso termina per non essere altro che decadenza. Se tali pretesi miglioramenti si considerano come un progresso, questo sarà nel senso di aumentare la miseria del povero per spingerlo infallibilmente a una terribile rivoluzione, la quale cambiando l’ordine sociale metterà a profitto di tutti ciò che oggi riesce a profitto di alcuni…

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