29.6.11

Periodi ipotetici. La lingua della presidente Marini ("micropolis" giugno 2011)

Proponiamo un esperimento. Si legga l’intervista che la Presidente della regione Catiuscia Marini ha rilasciato l’11 giugno a Lucia Baroncini per il “Corriere dell’Umbria” con il massimo di attenzione e curiosità. Ci si distragga poi per un paio di minuti. Si cerchi infine nella mente quel che è rimasto del suo dire. Pochi ricorderanno qualcosa, il più sarà scivolato via, come l’acqua sul marmo. Il fenomeno ha una precisa ragione. La presidente discorre di tutto (imprese, lavoro, sanità, enti, dirigenti, rifiuti, risultati elettorali, questione morale), ma non dice niente; sistematicamente evita o delega ad altri le questioni politicamente più spinose, ricorre ripetutamente al luogo comune, elenca le buone intenzioni, si sforza di essere rassicurante. Ma il suo dire, bilancio di una amministrazione molto ordinaria in tempi straordinari, appare sfasato rispetto alla realtà, alla crisi che non cessa, al lavoro che viene meno e peggiora, a una rete di servizi che non ce la fa, a uno scollamento sempre maggiore della politica dalle persone in carne ed ossa. 
Una guida politica adeguata direbbe senza mezzi termini che il declino è più di un rischio, che riguarda l’intera economia regionale, a cominciare da quel ciclo delle costruzioni che ne è stato in un recente passato, anche per ragioni contingenti, l’effimero punto di forza. Non potrebbe tacere la fragilità dello stesso equilibrio sociale, affidato ad un welfare di cui un tempo si andava orgogliosi ma che di giorno in giorno rivela le sue crepe. Si cimenterebbe, piuttosto, in una precisa proposta di sviluppo, con scelte coraggiose, dolorose se è il caso. Invece problemi e propositi sono enunciati senza entrare nel merito, come titoli senza contenuto.
Questa sagra dell’ovvio rasenta il surreale quando si parla di rifiuti. Dice la presidente: “Se l’Umbria sarà molto brava a velocizzare la raccolta differenziata, secondo gli obiettivi fissati dalla Regione, in forte sinergia con i Comuni, forse alcune scelte sul completamento del ciclo dei rifiuti potremmo farle con più tranquillità, anche pensando a diverse soluzioni tecnologiche che oggi la ricerca industriale mette in campo e che non necessariamente sono esclusivamente quelle della termovalorizzazione”. Tradotto dalla strana lingua in cui Marini parla potrebbe voler dire: “Se la differenziata va bene, potrebbe non farsi il termovalorizzatore”. Ma non andrebbe bene lo stesso: così può parlare l’uomo della strada, un presidente della Regione non usa periodi ipotetici.

"micropolis" giugno 2011. Editorialino di prima pagina

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